Strategie Esg, basta spacciarsi come ecofriendly senza esserlo

12.2.2020
Tempo di lettura: 3'
Lo scorso dicembre la Commissione europea ha introdotto due nuove categorie di benchmark climatici alle quali bisognerà conformarsi dal 30 aprile 2020. Quali sono le implicazioni per gli investitori? Risponde Antonio Iaquinta, di State Street Global Advisors
Nuovi e stringenti requisiti
Maggiori flussi di capitale verso strategie legate al cambiamento climatico
L'introduzione di nuovi standard porterà a una rottura rispetto allo status quo
I cambiamenti climatici sono uno dei maggiori rischi che incombono attualmente sui portafogli degli investitori
Nonostante le società green siano numerose, vi sono molte altre realtà che invece sfruttano a loro vantaggio la sostenibilità spacciandosi come ecofriendly senza esserlo davvero. Nell'ambito dello sforzo dell'Ue per la transizione verso un'economia sostenibile, la Commissione europea ha pubblicato all'interno del ‘Piano d'azione sul finanziamento della crescita sostenibile', due nuove categorie di benchmark climatici – e relative informazioni Esg -, alle quali bisognerà conformarsi dal 30 aprile 2020.
Si tratta di uno strumento armonizzato e affidabile per perseguire strategie di investimento a basse emissioni di carbonio stabilendo una nuova categoria di benchmark finanziari. “Ancora una volta la regolamentazione europea fornisce una spinta alla diffusione e all'adozione di strategie Esg, questa volta con un focus sul tema ambientale”, commenta Antonio Iaquinta, branch manager Italy di State Street Global Advisors. “A nostro avviso, i cambiamenti climatici sono uno dei maggiori rischi che incombono attualmente sui portafogli degli investitori. Speriamo che il lavoro della Commissione europea possa contribuire a spingere flussi di capitale verso strategie legate al cambiamento climatico o alla riduzione dei rischi che vi sono associati”.
Aumenta la trasparenza contro il rischio di greenwashing
I due nuovi benchmark (l'Eu climate transition benchmark e l'Eu Paris-Aligned benchmark) hanno gli stessi criteri incentrati sulla decarbonizzazione, nonostante le soglie siano diverse. Ad esempio l'Ee Paris-Aligned Benchmark consente una maggiore decarbonizzazione dell'investimento rispetto all'universo investibile sottostante (50% rispetto al 30%), ha ulteriori esclusioni di attività su combustibili fossili e produttori di elettricità con elevate emissioni di gas a effetto serra e si concentra maggiormente sulle opportunità con un migliore rapporto tra azioni green/brown. Il nuovo regolamento stabilisce l'introduzione di metriche standard, oggettive e quantitative sulla composizione e sulla divulgazione dei benchmark climantici oltre a standard minimi per l'armonizzazione della metodologia, compreso il metodo per il calcolo delle emissioni di carbonio associate alle attività sottostanti. A tutto ciò bisognerà conformarsi già a partire dal 30 aprile di quest'anno.
“I nuovi indici potranno essere utilizzati come benchmark di riferimento per monitorare e valutare la bontà di strategie di investimento legate al tema ambientale, siano esse indicizzate o attive. Inoltre, aumenterà la trasparenza contro il rischio di greenwashing, così da poter effettivamente valutare la bontà delle promesse di strategie legate al cambiamento climatico e alla sostenibilità ambientale”, spiega Iaquinta.
“I nuovi indici potranno essere utilizzati come benchmark di riferimento per monitorare e valutare la bontà di strategie di investimento legate al tema ambientale, siano esse indicizzate o attive. Inoltre, aumenterà la trasparenza contro il rischio di greenwashing, così da poter effettivamente valutare la bontà delle promesse di strategie legate al cambiamento climatico e alla sostenibilità ambientale”, spiega Iaquinta.
La strada non è però tutta in discesa
I benchmark forniscono un quadro solido e coerente per gli investitori istituzionali per implementare le loro view sulla mitigazione del rischio climatico e le opportunità relative al clima attraverso le asset class all'interno dei loro portafogli. Gli investitori possono utilizzare i nuovi benchmark climatici in diversi modi: essi possono fungere da base per strategie di investimento passivo o come parametro di riferimento della performance di investimento per le strategie relative alle emissioni di gas a effetto serra. “Sebbene si tratti di sviluppi positivi, la strada non è però tutta in discesa: l'introduzione di nuovi standard porterà a una rottura rispetto allo status quo”, avverte Iaquinta. “Gli investitori che non hanno ancora ricompreso nei propri investimenti nessun tipo di valutazione legata al rischio del cambiamento climatico dovranno sviluppare competenze e professionalità al proprio interno per poter meglio affrontare queste nuove sfide. Sarà necessario anche dotarsi di sistemi e strumenti per poter analizzare e creare una reportistica sui nuovi rischi a supporto di una governance che sia consapevole e informata sul tema. Il percorso è ancora lungo, ma oggi più che mai è necessario cominciare a mettersi in cammino senza perdere altro tempo”, conclude l'esperto.