L'Europa crede nel green: accordo tra le banche centrali

Rita Annunziata
8.2.2021
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Le banche centrali dell'Eurosistema hanno stabilito una posizione comune per la sostenibilità climatica degli investimenti nei portafogli denominati in euro destinati a finalità non di politica monetaria. Un accordo in linea con la posizione della Bankitalia sui criteri esg

L'obiettivo è sostenere tutti i membri dell'Eurosistema nella transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio e nel conseguimento degli obiettivi climatici

L'accordo contribuirà infatti a rafforzare la consapevolezza dei rischi climatici, promuovendo anche la diffusione di informazioni sull'argomento

Banca d'Italia gestisce un portafoglio finanziario investito per il 10% in titoli azionari e in quote di organismi d'investimento collettivi del risparmio di natura azionaria

Le 19 banche centrali nazionali dei paesi dell'area euro, insieme alla Bce, hanno definito una posizione comune per “l'applicazione di principi d'investimento sostenibili e responsabili ai portafogli non di politica monetaria denominati in euro che ciascuna di esse gestisce sotto la propria responsabilità”. Un accordo, spiega Bankitalia, che giunge alla fine di un “approfondito lavoro preparatorio condotto all'interno dell'Eurosistema” e che ha goduto del supporto del Network for greening the financial system (la rete di 83 banche centrali e autorità di vigilanza che punta ad accelerare il potenziamento della finanza verde e a sviluppare raccomandazioni sul cambiamento climatico, ndr).
Sebbene già diverse banche centrali dell'Eurosistema abbiano implementato prassi d'investimento sostenibili e responsabili, la posizione comune sarà volta a sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio, oltre al raggiungimento degli obiettivi climatici dell'Unione europea. Inoltre, incrementerà la consapevolezza e la comprensione dei rischi climatici e la divulgazione di notizie sull'argomento. Di conseguenza, “entro due anni l'Eurosistema prevede di avviare la diffusione di informazioni relative al clima per questo tipo di portafogli, utilizzando le raccomandazioni della Task force on climate-related financial disclosures come quadro di riferimento iniziale, e di avviare la segnalazione almeno delle metriche e degli obiettivi”, scrive Bankitalia sulla base di una nota ufficiale della Bce, precisando come i membri dell'Eurosistema abbiano “l'esclusiva responsabilità dei propri portafogli destinati a finalità diverse dalla politica monetaria”.

Il portafoglio “verde” di Banca d'Italia


Ma quali sono i criteri d'investimento della Banca d'Italia, nel dettaglio? Come precisato in una nota, per coprire i costi e preservare la propria solidità patrimoniale, l'istituto guidato da Ignazio Visco gestisce un portafoglio finanziario investito per una quota minoritaria (intorno al 10%) in titoli azionari e in quote di organismi d'investimento collettivi del risparmio di natura azionaria. Si tratta in gran parte di titoli quotati nell'area euro e in misura minore negli Stati Uniti e in Giappone. La gestione, precisa Bankitalia, è “ispirata a un criterio generale di neutralità di mercato” e “realizzata mediante la replica di indici di riferimento”. Un criterio recentemente integrato anche dai fattori esg (environmental, social and governance).
Infatti, l'istituto attribuisce un peso rilevante alla crescita sostenibile, con l'obiettivo di valorizzare “la responsabilità sociale delle imprese e di migliorare la gestione del rischio finanziario e reputazionale”. Di conseguenza, privilegia nelle proprie decisioni d'investimento le aziende che implementano pratiche virtuose sul fronte dell'ambiente, delle condizioni di lavoro inclusive, dei diritti umani e dell'adozione di “migliori standard di governo d'impresa”. Questo perché, spiega, condotte differenti potrebbero generare costi e rischi non solo per le singole realtà ma anche per il sistema economico e per la stabilità finanziaria nel suo complesso.

“L'adozione di criteri di investimento in grado di tenere conto dei profili esg ha riguardato gli investimenti finanziari dei fondi propri della Banca e, in particolare, i portafogli di azioni emesse da società dell'area dell'euro (inclusa l'Italia), che ammontano a circa otto miliardi di euro, pari al 6% degli investimenti finanziari in euro e comprendono titoli di circa 140 società quotate”, scrive l'istituto, sottolineando come l'adozione dei nuovi criteri d'investimento non riguardi “le operazioni e gli investimenti connessi con le attività istituzionali, condotte nell'ambito dei compiti assegnati al Sistema europeo delle banche centrali dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea”.

Green deal: e le conseguenze geopolitiche?


Ma l'economia, intanto, non rappresenta l'unico tassello del Green deal europeo. Secondo un policy paper congiunto redatto dallo European council on foreign relations e l'istituto Bruegel, un aspetto da non sottovalutare è l'impatto geopolitico del pacchetto di iniziative sull'equilibrio energetico europeo e sui mercati globali, sui vicini paesi produttori di gas e petrolio, sulla sicurezza energetica del continente e sull'andamento del commercio mondiale. Un contesto che renderebbe necessario l'intervento su sette linee fondamentali.

Innanzitutto, sostenere i paesi esportatori di gas e petrolio nel vicinato europeo a gestire le ripercussioni del Green deal, favorendo la loro diversificazione economica e la produzione di energia rinnovabile e idrogeno verde. Poi, rafforzare la sicurezza delle forniture di materie prime critiche, contraendo la dipendenza dalla Cina. Lavorare con gli Stati Uniti e altri partner per costruire un “climate club” volto ad applicare eguali misure di aggiustamento del carbonio alla frontiera e diventare uno “standard-setter” mondiale per la transizione energetica. E infine “internazionalizzare il green deal europeo”, “promuovere condizioni globali per la mitigazione del cambiamento climatico” e “una piattaforma globale sulla nuova economia dell'azione climatica”, concludono i ricercatori.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.
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