Esg, tutti i pro della metrica universale presentata dal Wef

Rita Annunziata
24.9.2020
Tempo di lettura: 3'
Kpmg, Deloitte, Pwc e Ey scendono in campo accanto al World economic forum sul fronte della sostenibilità con un nuovo documento che propone una metrica universale applicabile in tutti i settori industriali e in tutti i paesi. Rappresenterà davvero la svolta? Ne parliamo con Francesco Bicciato del Forum per la finanza sostenibile

L'esistenza di più standard di rendicontazione esg e la mancanza di una coerenza e di una comparabilità tra le metriche impedirebbero alle aziende di dimostrare in modo credibile ai propri stakeholder i loro progressi sul fronte della sostenibilità e il loro contributo in termini di sdg

Elaborati 21 indicatori quantitativi che si focalizzano sulle attività interne delle aziende e 34 criteri che misurano in termini più ampi la sostenibilità della catena del valore

“L'uso di queste metriche potrà migliorare la qualità dei reporting non-finanziari e facilitare l'implementazione delle nuove regolamentazioni europee che richiedono la rendicontazione delle caratteristiche di sostenibilità dei prodotti finanziari”, spiega Francesco Bicciato

Mentre le Nazioni Unite si preparano a festeggiare il quinto anniversario sull'adozione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, il World economic forum (Wef) in collaborazione con le big four della revisione contabile a livello globale scendono in campo sul fronte della rendicontazione esg. Kpmg, Deloitte, Pwc e Ey, sotto il coordinamento dell'International business council (Ibc), hanno elaborato un documento dal titolo Measuring Stakeholder Capitalism: towards common metrics and consistent reporting of sustainable value creation con l'obiettivo di proporre una metrica condivisa e universale, applicabile in tutti i settori industriali e in tutti i paesi. Ma cosa significa per le aziende e per gli investitori? Rappresenta davvero una svolta?
Stando a quanto rivelato nel documento del Wef, nella riunione estiva del 2019 i membri dell'Ibc hanno ribadito l'importanza degli aspetti ambientali, sociali e di governance in termini di performance e creazione del valore nel lungo termine. Hanno tuttavia sottolineato l'esistenza di più standard di rendicontazione esg e la mancanza di una coerenza e di una comparabilità tra gli stessi, fattori che impedirebbero alle aziende di dimostrare in modo credibile ai propri stakeholder i loro progressi sul fronte della sostenibilità e il loro contributo in termini di sdg.

Negli incontri che hanno coinvolto negli ultimi mesi oltre 200 aziende, investitori e altri player del settore è emerso che  più di tre quarti degli intervistati concordino sul fatto che sarebbe utile far riferimento a metriche esg universali e indipendenti dal settore di appartenenza, non solo per le aziende, ma anche per i mercati finanziari e l'economia in generale. All'interno del dossier, inoltre, viene precisato quanto sia importante per i soci di Ibc iniziare a riferire collettivamente su questo fronte, “nel tentativo di incoraggiare una maggiore cooperazione e un allineamento tra gli standard esistenti”, spingendo verso “una soluzione sistemica”.
Il risultato è l'individuazione di due tipologie di indicatori: 21 parametri appartengono alla tipologia “core” e 34 a quella “expanded”. Rispettivamente, si tratta di metriche quantitative che si focalizzano sulle attività interne delle aziende e di criteri che misurano in termini più ampi la sostenibilità della catena del valore. Tutti gli indicatori seguono quattro pilastri fondamentali, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile: governance, planet, people e prosperity.

“La disponibilità di dati accurati e comparabili sulle informazioni di sostenibilità delle aziende rappresenta una delle esigenze principali degli investitori responsabili, nonché una delle condizioni indispensabili per lo sviluppo del mercato della finanza sostenibile”, commenta Francesco Bicciato, segretario generale del Forum per la finanza sostenibile. La comunicazione delle informazioni non-finanziarie, spiega, è utile sia per le aziende - che possono migliorare l'identificazione e la gestione dei rischi esg, oltre che entrare nell'universo investibile degli operatori sri - sia per gli investitori, per effettuare scelte d'investimento più consapevoli.

“Questa importante iniziativa segnala la crescente attenzione di aziende e investitori ai temi di sostenibilità e risponde all'esigenza di una maggiore trasparenza, disclosure e standardizzazione: l'uso di queste metriche potrà migliorare la qualità dei reporting non-finanziari e facilitare l'implementazione delle nuove regolamentazioni europee che richiedono la rendicontazione delle caratteristiche di sostenibilità dei prodotti finanziari. Inoltre, questo lavoro testimonia che regolatori e mercato stanno procedendo di pari passo verso un'integrazione sempre più sistematica dei temi esg nei processi aziendali e finanziari”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.
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