La crisi climatica chiama a rapporto le pmi, pesa l'extra burocrazia

A contribuire maggiormente alle emissioni di Co2 sono specialmente i settori più energivori, come produzione di materiali da costruzione (19%), siderurgia (19%), meccanica (16%) e agroalimentare (13%)
Le motivazioni principali che inducono le pmi a intervenire sui propri consumi energetici sono di tipo economico, legate al risparmio sulla spesa. Segue l’attenzione per la sostenibilità ambientale
Solo il 25% fa leva su agevolazioni. Uno degli aspetti su cui si focalizzano anche le principali “denunce”. Il 47% delle pmi, infatti, reclama l’assenza di incentivi specifici per la tipologia di intervento realizzato, ma anche la complessità burocratica
Scarso il ricorso agli incentivi economici
Quanto agli interventi messi in atto, quasi la metà delle intervistate punta sulle fonti rinnovabili: il 29% su impianti fotovoltaici, il 23% su pompe di calore e l'8% su impianti solari termici. Ma senza far uso di agevolazioni: solo il 25% opta per incentivi fiscali o economici. Uno degli aspetti su cui si focalizzano anche le principali “denunce”. Il 47% delle pmi, infatti, reclama l'assenza di incentivi specifici per la tipologia di intervento realizzato, ma anche la complessità burocratica (13%) e la scarsa informazione (8%). Gli strumenti più diffusi per la controparte sono il Conto energia (oggi non più attivo) con il 44%, le detrazioni fiscali con il 31% e il credito d'imposta con il 12%. Tornando al tema “burocrazia”, quando alle pmi si chiede quali aspetti andrebbero migliorati per favorire la realizzazione di interventi di efficientamento energetico e rinnovabili, il 49% indica proprio la semplificazione burocratica, seguita dagli incentivi economici (40%) e dagli strumenti fiscali (39%).
Sulla base delle evidenze, dunque, la Cna ha elaborato alcune proposte per governo e parlamento. In primo luogo, riordinare il sistema degli incentivi “superando la frammentazione e la complessità delle procedure”, si legge in una nota. Ma anche sviluppare strumenti a misura di pmi rafforzando il credito d'imposta green, favorire l'autoproduzione diffusa di piccola taglia, riscrivere la struttura della bolletta energetica e semplificare le procedure autorizzative e il meccanismo d'accesso agli incentivi. “Le piccole e medie imprese caratterizzano il nostro sistema produttivo e sono l'anello fondamentale per la crescita degli investimenti orientati al processo di decarbonizzazione”, spiega Daniele Vaccarino, presidente della Cna, sottolineando come il loro “pieno coinvolgimento” rappresenti una “condizione necessaria e indispensabile per ridurre le emissioni”. “Risparmiare sulle bollette per l'energia, elettrica e termica, con diagnosi energetiche e misure di efficienza e risparmio, consumare energia da fonte rinnovabile autoprodotta o prodotta insieme ad altri, può essere un vantaggio per le piccole imprese”, aggiunge Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. “Occorre superare gli ostacoli che incontrano le piccole imprese per accedere a questi vantaggi, verificando le possibilità che già esistono e il loro migliore utilizzo, e aumentandole anche con nuovi finanziamenti”.