Agenda 2030, obiettivi sostenibili nella morsa della crisi

Rita Annunziata
6.10.2020
Tempo di lettura: 3'
Secondo un'analisi di M&G Investments, lo shock pandemico ha finito per modificare la tabella di marcia dell'avanzata globale dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Ecco cosa possono fare gli investitori per condurli nuovamente in carreggiata

10 dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite hanno subito un rallentamento a causa della pandemia

La crisi epidemiologica ha avuto un impatto positivo sull'energia pulita e lo sviluppo di città e comunità sostenibili

Veronique Chapplow: “Dal 2015 un numero crescente di investitori ha incorporato gli sdg nelle proprie strategie d'investimento, servendosene come quadro di riferimento intuitivo per guidare l'allocazione del capitale verso investimenti sostenibili e positivi per la società”

A cinque anni dalla loro adozione e a dieci dal loro raggiungimento, l'avanzata globale degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite ha conosciuto una battuta d'arresto. O almeno in parte. Secondo la ricerca A decade to deliver – The Sdg reckoning di M&G Investments, lo shock pandemico ha finito per modificare la tabella di marcia dell'Agenda 2030, ponendo 10 dei 17 sdg (sustainable development goals) in ritardo rispetto a quanto prefissato. E a essere più penalizzati sono gli obiettivi socio-economici, con oltre 71 milioni di persone in condizioni di povertà estrema.
Sebbene il mondo abbia compiuto notevoli progressi in determinati ambiti, come nella produzione di energia pulita e accessibile, “nel complesso l'avanzamento verso gli obiettivi è stato discontinuo e ha subito ritardi già prima dello scoppio della pandemia”, spiega Ben Constable-Maxwell, head of sustainable and impact investing di M&G. Stando alla ricerca, infatti, 12 obiettivi di sostenibilità su 17 sono oggi in ritardo rispetto al termine del 2030 e la crisi epidemiologica, in questo contesto, non ha fatto altro “che rendere più urgente un intervento globale”, aggiunge Constable-Maxwell. In determinati settori, precisa, la stessa gravità della crisi ha “impresso un'accelerazione al raggiungimento degli obiettivi, costringendo il mondo a riconoscere cosa va cambiato”, ma è necessario “incrementare gli sforzi per innescare una profonda collaborazione a livello di sistema”.

In particolare, secondo la ricerca la pandemia ha avuto dei risvolti positivi sullo stato di avanzamento di cinque sdg, tra i quali l'obiettivo dell'energia pulita e accessibile e quello per lo sviluppo di città e comunità sostenibili. Negli ultimi anni, infatti, gli investitori a impatto hanno focalizzato l'attenzione sulle energie rinnovabili, catalizzando il capitale privato verso l'energia eolica, l'energia solare e altre soluzioni sostenibili, attratti dai “rendimenti stabili e a lungo termine delle società di energia eolica offshore”, si legge nello studio. Sebbene i governi a livello globale stiano lavorando per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali e puntino a limitarlo ulteriormente a 1,5°C secondo quanto stabilito con l'Accordo di Parigi, la sola azione governativa non basta. “Gli investimenti privati nelle società di energia pulita – spiegano infatti i ricercatori – stanno contribuendo allo sforzo globale per ridurre le emissioni di carbonio e accelerare la transizione verde”.
Sul fronte della crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, vale a dire l'ottavo degli sdg, la pandemia ha avuto inevitabilmente un impatto negativo. Nonostante diversi paesi avessero intrapreso la giusta direzione dopo la crisi finanziaria del 2007-2008, continua lo studio, lo scoppio della pandemia e le conseguenti misure di contenimento dei contagi hanno imposto loro inevitabilmente un freno, tra recessioni storiche e allarmi su una ripresa disomogenea.

In definitiva, cosa stanno facendo e cosa potranno fare ancora gli investitori in questo contesto? “Dal 2015, un numero crescente di investitori orientati all'impatto ha incorporato gli sdg nelle proprie strategie d'investimento, servendosene come quadro di riferimento intuitivo per guidare l'allocazione del capitale verso investimenti sostenibili e positivi per la società – commenta Veronique Chapplow, investment director del positive impact fund di M&G – A un decennio dal traguardo, abbiamo dato la nostra interpretazione di quanto lavoro sia necessario per raggiungere gli obiettivi nei diversi settori, concentrandoci in particolare sull'impatto degli investimenti e sulla spinta dell'industria verso la loro realizzazione. Data la portata e l'ampiezza di questi temi globali, raggiungere i goal e i loro traguardi sottostanti in 10 anni non sarà impresa da poco”. Ma la pandemia, in questo contesto, ha costretto il mondo a comprendere cosa deve cambiare, fornendo al contempo “l'opportunità di andare ben oltre una semplice ripresa”, conclude lo studio. “È tempo di lavorare per un sistema strutturalmente più resiliente, che abbia al centro proprio l'uguaglianza e la sostenibilità”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.
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