Accordi di Parigi sul clima: quali paesi li stanno rispettando?

Nei prossimi dieci anni la produzione globale di carbone, petrolio e gas dovrebbe calare ogni anno rispettivamente dell'11, del 4 e del 3% per essere coerente con l'obiettivo di contenere l'aumento medio della temperatura mondiale a 1,5°C
Al mese di novembre 2020, i governi del G20 hanno già impegnato 233 miliardi di dollari in attività a sostegno della produzione e del consumo di combustibili fossili
Dispiegati, invece, 146 miliardi di dollari per le energie rinnovabili, l'efficienza energetica e le alternative a basse emissioni di carbonio
In generale, spiegano i ricercatori, le risposte dei governi alla crisi hanno finito per confermare e intensificare i modelli già esistenti prima dello scoppio della pandemia: le giurisdizioni che già sovvenzionavano pesantemente la produzione di combustibili fossili hanno incrementato questo sostegno, mentre quelle più inclini a una transizione verso l'energia pulita stanno sfruttando i pacchetti di stimoli per accelerare questo cambiamento. Sfortunatamente, scrive l'Unep, “la maggior parte dei principali paesi produttori del mondo si trova nella prima categoria”.
Sul versante opposto, invece, si posizionano alcuni paesi che hanno introdotto riforme per contenere il consumo di combustibili fossili (come l'Argentina, il Canada, la Cina, l'India e l'Indonesia), divieti su nuove attività estrattive (Costa Rica, Francia, Nuova Zelanda) e restrizioni ai finanziamenti pubblici (la maggior parte degli Stati membri dell'Ocse). Inoltre, aggiungono i ricercatori, alcuni importanti paesi produttori di combustibili fossili hanno iniziato a offrire supporto alle tecnologie che potrebbero svolgere un ruolo chiave in un futuro a basse emissioni di carbonio, come i veicoli elettrici, l'energia rinnovabile e l'idrogeno (vedi l'Australia, la Cina e la Norvegia).
“I devastanti incendi boschivi, le inondazioni e la siccità di quest'anno ma anche altri eventi meteorologici estremi in corso servono come potente promemoria del motivo per cui dobbiamo riuscire ad affrontare la crisi climatica – commenta Inger Andersen, direttore esecutivo dell'Unep – Mentre cerchiamo di riavviare le economie a seguito dello stop legato alla pandemia, investire in energia e infrastrutture a basse emissioni di carbonio avrà un effetto positivo anche sull'occupazione, la salute e il clima. I governi devono cogliere l'opportunità di portare i loro sistemi energetici il più lontano possibile dai combustibili fossili e di costruire un'economia più giusta, sostenibile e resiliente”.