A 202 milioni Christie’s dice stop all’asta dei gioielli tinti di nazismo

Teresa Scarale
Teresa Scarale
6.9.2023
Tempo di lettura: 3'
Era (è) la più grande collezione di monili di tutti i tempi mai finita sotto il martelletto. Talmente preziosa da eclissare (quanto a incassi) quella di Elizabeth Taylor. Ma il suo viaggio verso ulteriori record è terminato. Cedendo alle pressioni di associazioni ebraiche e dell’opinione pubblica, Christie’s ha interrotto la vendita (articolata in più aste) della collezione Horten, la cui prima parte di era tenuta nel maggio 2023

In definitiva, una questione di provenienza. È stata la spinosa questione dell’origine della ricchezza messa in asta, rappresentata in questo caso da gioielli, a interrompere l’incanto della collezione Horten, forte di un incasso parziale di 202 milioni di dollari (ottenuti nelle due sedute di maggio e in una sessione successiva, tenutasi online). Dopo mesi di pressione a livello internazionale, Christie’s ha gettato la spugna: non proseguirà oltre con la vendita, articolata in più aste, degli spettacolari gioielli di Heidi Horten (1941-2022), moglie di Helmut Horten, già membro del partito nazista e divenuto ricco sottraendo patrimonio agli imprenditori ebrei. 

Collezione Horten, un'asta che "avrebbe causato grande dolore ai sopravvissuti all'Olocausto"

La Holocaust Survivor Foundation USA, fin dall’inizio ferocemente critica nei confronti dell’asta, ha salutato la sua interruzione come un'importante vittoria per la comunità ebraica globale. Nelle parole di David Schaecter, presidente della fondazione: «La decisione costituisce un segnale importante per tutte le case d'asta» in merito alla vendita di prodotti «contaminati» da una provenienza illecita. «Apprendiamo con piacere che l'indignazione globale per la vendita da parte di Christie's dei beni illeciti della Fondazione Horten – derivati dalla spoliazione di proprietà ebraiche durante la Seconda Guerra Mondiale – abbia influenzato la casa d'aste, inducendola a cancellare la vendita degli altri gioielli Horten, prevista per il prossimo autunno», ha proseguito Schaecter. «Siamo lieti che la casa d'aste abbia riconosciuto che proseguire ulteriormente nelle vendite di arte e gioielli della collezione Horten avrebbe causato grande dolore ai sopravvissuti all'Olocausto».


I risultati record dei primi tre appuntamenti, ottenuti grazie alla qualità intrinseca oltre che formale delle gioie di Cartier, Bulgari, Harry Winston e altri (per un totale di 402 lotti) hanno infranto ogni precedente record di collezione singola, incluse le vendite delle raccolte Elizabeth Taylor e Al Thani. Restavano da vendere ancora 300 lotti: il gran finale si sarebbe dovuto tenere il prossimo novembre 2023 a Ginevra. Ma le polemiche successive alla seduta di maggio hanno sommerso ogni tentativo di prosieguo da parte di Christie’s. 

Un caso di "ripulitura" dagli orrori della storia

Voci particolarmente critiche si sono sollevate dalla platea dei clienti, come i coniugi Lasry, secondo cui l’asta Horten ha rappresentato e avrebbe rappresentato (se fosse proseguita) un mero tentativo di «ripulitura» del patrimonio dell’ex nazista. Di non diverso tenore le dichiarazioni del presidente della World Federation of Diamond Bourses (WFDB), Yoram Dvash, che aveva inviato una missiva di protesta a François Curiel, presidente della casa d'aste in Europa e Asia, già a capo del dipartimento gioielli. 


A nulla era valso il tentativo della casa d’aste di donare parte del ricavato a enti filantropici come il memoriale ufficiale dell'Olocausto di Israele, Yad Vashem. Non solo: il Museo d'Arte di Tel Aviv aveva anche provveduto a cancellare un evento dedicato proprio alle restituzioni delle opere d’arte trafugate dai nazisti negli anni Trenta e Quaranta del XX secolo, organizzato da Christie's e previsto per dicembre. In seguito all’annuncio della cancellazione dell’asta di novembre, Anthea Peers, presidente di Christie's EMEA, ha dichiarato che «la vendita della collezione di gioielli di Heidi Horten ha dato il via a un intenso processo di verifica» e che «la reazione ha colpito profondamente noi e molti altri; continueremo a rifletterci», ribadendo che «il ricavato ha raccolto un importante sostegno per cause filantropiche, tra cui la ricerca medica, il benessere dei bambini e l'accesso alle arti».

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Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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