La collezione d'arte della RAI è andata a ruba

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Secondo fonti giornalistiche i Carabinieri stanno indagando sulla sottrazione di 120 opere d'arte dalla collezione della RAI. Il report dell'arma evidenzia che il fenomeno dei furti è comunque in calo anche grazie alla tecnologia e alle app per smartphone e tablet
Sarebbero ben 120 le opere d'arte sottratte dalla collezione sparsa nelle sedi RAI in tutta Italia. Tra di esse lavori di Modigliani, De Chirico, Monet e Guttuso ma anche di Francesco Messina, autore della scultura cavallo simbolo dell'azienda pubblica. Si stima un controvalore di 30 milioni di euro per le opere mancanti. L'arco temporale in cui le sottrazioni si sarebbero verificate coprirebbe almeno un paio di decenni. Gli ammanchi tuttavia sarebbero emersi soltanto lo scorso marzo dopo un episodio fortuito che avrebbe coinvolto un dipinto di Ottone Rosai rivelatosi essere un falso. È così partita una verifica su tutte le opere archiviate (più di 1.500) che ha fatto emergere la sottrazione appunto di 120 opere e che ha portato i vertici della televisione di Stato a denunciare l'accaduto al reparto per la tutela del patrimonio culturale dell'arma dei Carabinieri. Sull'evento indaga la Procura di Roma che, secondo fonti giornalistiche, avrebbe già individuato alcuni dipendenti infedeli dell'azienda pubblica.
Quello dei furti di opere d'arte è comunque un fenomeno in calo rispetto al passato. I Carabinieri hanno evidenziato nel loro consueto report annuale che nel corso del 2020 i furti denunciati di beni culturali sono stati 287 contro i 345 dell'anno precedente con un calo del 17,6%. Il dato è in linea con il trend decrescente che ha caratterizzato gli ultimi anni (con la sola eccezione del 2018 che ha registrato un minimo aumento).

L'analisi sul territorio nazionale evidenzia che il calo più significativo dei furti lo hanno registrato la Lombardia (passata da 53 furti del 2019 a 26 del 2020), il Lazio (da 47 del 2019 a 28 del 2020), la Toscana (da 37 del 2019 a 29 del 2020), l'Umbria (da 26 del 2019 a 9 del 2020). In controtendenza il Veneto che ha visto aumentare i furti denunciati da 15 del 2019 a 30 del 2020, la Sicilia (da 16 a 24), il Piemonte (da 17 a 21), la Liguria (da 8 a 9), l'Abruzzo (da 5 a 6), la Sardegna (da 3 a 6), il Molise (da 0 a 6), la Calabria (da 1 a 5).

La flessione generale dei furti ha fatto calare il dato relativo al numero degli oggetti rubati passati dai 13.291 del 2019 agli 8.224 del 2020, con una variazione del -38,1%. I “luoghi privati” sono quelli in cui si registrano i furti maggiori (3.729 oggetti). In seconda posizione i “luoghi di culto” con 2.153 oggetti trafugati.
Dai dati del report dei Carabinieri emerge che libri e archivi sono le opere più rubate nel corso del 2020 con 2.743 oggetti, in crescita rispetto al 2019 in cui si erano registrati appena 438 furti di questi beni. In calo invece grafiche e dipinti con 824 casi di furti denunciati nel 2020 rispetto ai 1.209 del 2019. Anche la numismatica fa registrare una importante diminuzione delle sottrazioni. Sono stati 781 i casi del 2020 contro i 9.080 del 2019.

Intanto si cerca di contrastare il fenomeno anche con la tecnologia.

Nell'ambito delle iniziative dirette al controllo dei siti web e del commercio elettronico è stata aggiornata la funzionalità dell'applicazione per smartphone e tablet denominata “iTPC” messa a punto sempre dall'arma. Si tratta di una applicazione fruibile gratuitamente che prevede ora una sezione dedicata ai beni di verosimile provenienza illecita, sequestrati nel corso di attività di polizia giudiziaria, per i quali non risultano presentate denunce e di cui si ignora l'origine. La verifica dei beni presenti in tale sezione consente agli utenti di reclamare oggetti a loro sottratti.

Anche l'Interpol ha di recente reso disponibile una app denominata “ID-ART” per combattere i furti tramite un database che combina descrizioni e immagini di 52 mila opere trafugate. Si tratta dell'unica banca dati a livello internazionale con informazioni certificate di polizia su oggetti d'arte rubati e scomparsi. Le informazioni sugli oggetti vengono inviate da ciascun paese e gli esperti le aggiungono al database.   L'organizzazione intergovernativa, che coordina le polizie di 194 paesi, lavora costantemente per contrastare i crimini internazionali legati anche al traffico di beni culturali. In una dichiarazione rilasciata da funzionari dell'Interpol è stato precisato che l'app segna lo sforzo più recente dell'organizzazione per fornire al pubblico gli strumenti necessari per combattere il traffico di arte e artefatti. Ad esempio, i collezionisti e i proprietari d'arte possono utilizzare la funzione di “ricerca inversa” delle immagini di ID-ART per verificare se un articolo acquistato o che si intende acquistare è di dubbia provenienza.

L' Unesco ha stimato lo scorso anno che il mercato dei beni culturali oggetto di traffico vale quasi 10 miliardi di dollari l'anno, anche se rimane difficile assegnare numeri precisi al mercato illecito clandestino.

alessandro@we-wealth.com
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Specializzato in diritto tributario presso la Business School de Il Sole 24 ore e poi in diritto e fiscalità dell’arte, dal 2004 è iscritto all’Albo degli Avvocati di Milano ed è abilitato alla difesa in Corte di Cassazione. La sua attività si incentra prevalentemente sulla consulenza giuridica e fiscale applicata all’impiego del capitale, agli investimenti e al business. E’ partner di Cavalluzzo Rizzi Caldart, studio boutique del centro di Milano. Dal 2019 collabora con We Wealth su temi legati ai beni da collezione e investimento.

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