Autenticità e arte contemporanea: un problema inesistente?

11.1.2022
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Nel caso in cui l'autore di un'opera d'arte sia ancora vivente, si evitano le problematiche collegate all'autenticazione? Non esattamente
Nel mondo dell'arte, alcuni tra i maggiori galleristi e art consultant lavorano solo con artisti contemporanei. Il motivo? Facile, non ci sono problemi di attribuzione dell'opera, basta una semplice telefonata al diretto interessato e ogni dubbio viene fugato. Sbagliano questi signori? Forse no se si considera che l'attribuzione delle paternità è uno dei maggiori problemi per le opere d'arte. Del resto, è notizia risaputa che Giorgio de Chirico, il maggior esponente della pittura metafisica, usava retrodatare le opere che metteva sul mercato, nella migliore delle ipotesi per burlarsi dei suoi acquirenti o fare dispetti ai mercanti d'arte.
Già, ma allora chi vuole acquistare il lavoro – magari anche di ingente valore - di un artista non più in vita, come si può tutelare?
Se oggetto della compravendita è l'opera di un artista vivente, chi acquista deve pretendere l'autentica dell'opera firmata direttamente dall'artista che, ovviamente, è la persona più indicata a garantirne l'autenticità (salvi i casi di alcuni artisti che, come de Chirico, si sono spesso rivelati molto ambigui).
Se invece oggetto di compravendita è l'opera di un artista che non c'è più, anche se l'opera è firmata, ci si dovrà far rilasciare l'autentica dal venditore.
Ma chi è titolato a rilasciare l'autentica di un'opera di un artista che ci ha lasciato? Il tema è oggetto di animata discussione perché chiunque, o quasi, potrebbe arrogarsi un'autorità certificatoria con tutte le conseguenze, anche giuridiche, del caso. Ricordiamo che per la legge italiana, la tutela dei diritti morali degli artisti, cui molti collegano anche il diritto di attribuire la paternità delle opere, spetta solo ai familiari e agli eredi dell'artista stesso. Inutile ricordare che l'erede di un artista può essere anche un esperto delle opere dello stesso artista ma può anche essere una persona che non ha la minima contezza del lavoro del de cuius e, ciò nonostante, si trova nelle condizioni di poter autenticare le opere del Maestro scomparso. Su questo punto si deve fare una riflessione importante perché sappiamo che l'opera, senza autentica, nulla vale; è quindi corretto attribuire questo potere in mano a chi non ne ha le competenze adeguate?
Se oggetto della compravendita è l'opera di un artista vivente, chi acquista deve pretendere l'autentica dell'opera firmata direttamente dall'artista che, ovviamente, è la persona più indicata a garantirne l'autenticità (salvi i casi di alcuni artisti che, come de Chirico, si sono spesso rivelati molto ambigui).
Se invece oggetto di compravendita è l'opera di un artista che non c'è più, anche se l'opera è firmata, ci si dovrà far rilasciare l'autentica dal venditore.
Ma chi è titolato a rilasciare l'autentica di un'opera di un artista che ci ha lasciato? Il tema è oggetto di animata discussione perché chiunque, o quasi, potrebbe arrogarsi un'autorità certificatoria con tutte le conseguenze, anche giuridiche, del caso. Ricordiamo che per la legge italiana, la tutela dei diritti morali degli artisti, cui molti collegano anche il diritto di attribuire la paternità delle opere, spetta solo ai familiari e agli eredi dell'artista stesso. Inutile ricordare che l'erede di un artista può essere anche un esperto delle opere dello stesso artista ma può anche essere una persona che non ha la minima contezza del lavoro del de cuius e, ciò nonostante, si trova nelle condizioni di poter autenticare le opere del Maestro scomparso. Su questo punto si deve fare una riflessione importante perché sappiamo che l'opera, senza autentica, nulla vale; è quindi corretto attribuire questo potere in mano a chi non ne ha le competenze adeguate?
Ricordiamo comunque che esiste sempre a carico del venditore, chiunque esso sia, l'obbligo di consegnare all'acquirente la documentazione attestante l'autenticità (meglio, la probabile attribuzione e provenienza) dell'opera.
Ma anche questo terreno è un campo minato: problemi potrebbero sorgere anche durante la vita dell'autore in quanto la presenza di una autentica dello stesso artista non esclude che qualcuno possa contestare la paternità dell'opera.
Ovviamente i dubbi aumentano dopo la morte: e allora, chi può quindi veramente garantire l'autenticità di un'opera?
Per alcuni, che traggono spunto dalle norme sul diritto di autore, l'ultima parola spetterebbe agli eredi o meglio ai familiari. Secondo altri l'attività di autenticazione, in quanto personalissima, compete solo all'autore: morto l'autore chiunque potrebbe procedere all'autentica perché il valore di quest'atto sarà quello di un parere tecnico la cui autorevolezza ed efficacia dipenderà solo dalla competenza e dall'autorevolezza di chi lo ha firmato. A parere di chi scrive, la soluzione andrà data valutando caso per caso, perché moltissime sono le ipotesi che possono emergere e altrettante le variabili da considerare.
Anche per questa ragione, quello delle autentiche è oramai diventato un grande business; la prima cautela da adottare quindi alla morte dell'artista è quella di creare un archivio gestito da tecnici professionisti esperti che faranno capo agli eredi dell'artista stesso. Ovviamente, non si tratta di una passeggiata, soprattutto se consideriamo gli interessi in gioco, a volte milionari. Vi sono poi i galleristi, che però potrebbero trovarsi in conflitto di interessi nella valutazione delle opere sulle quali debbono esprimersi; vi sono gli esperti di arte che fanno della certificazione delle opere il loro lavoro.
E ovviamente vi sono gli eredi, che potrebbero adire le vie legali per far dichiarare false le opere in circolazione ma che potrebbero, al contrario, drogare il mercato certificando come autentiche delle opere che non lo sono, magari solo per necessità economiche contingenti. Oppure, al contrario, potrebbero far dichiarare false opere che non lo sono al fine di far lievitare il valore di quelle in loro possesso.
Torniamo quindi dove siamo partiti: è proprio l'assenza di regole chiare che produce danni in un mercato che, non dimentichiamolo, solo in Italia, genera un fatturato pari a 1,46 miliardi di euro, con un impatto complessivo economico sul Paese di 3,78 miliardi di indotto, e dà lavoro a circa 36 mila addetti; numeri troppo alti per lasciare tutto al caso.
Ma anche questo terreno è un campo minato: problemi potrebbero sorgere anche durante la vita dell'autore in quanto la presenza di una autentica dello stesso artista non esclude che qualcuno possa contestare la paternità dell'opera.
Ovviamente i dubbi aumentano dopo la morte: e allora, chi può quindi veramente garantire l'autenticità di un'opera?
Per alcuni, che traggono spunto dalle norme sul diritto di autore, l'ultima parola spetterebbe agli eredi o meglio ai familiari. Secondo altri l'attività di autenticazione, in quanto personalissima, compete solo all'autore: morto l'autore chiunque potrebbe procedere all'autentica perché il valore di quest'atto sarà quello di un parere tecnico la cui autorevolezza ed efficacia dipenderà solo dalla competenza e dall'autorevolezza di chi lo ha firmato. A parere di chi scrive, la soluzione andrà data valutando caso per caso, perché moltissime sono le ipotesi che possono emergere e altrettante le variabili da considerare.
Anche per questa ragione, quello delle autentiche è oramai diventato un grande business; la prima cautela da adottare quindi alla morte dell'artista è quella di creare un archivio gestito da tecnici professionisti esperti che faranno capo agli eredi dell'artista stesso. Ovviamente, non si tratta di una passeggiata, soprattutto se consideriamo gli interessi in gioco, a volte milionari. Vi sono poi i galleristi, che però potrebbero trovarsi in conflitto di interessi nella valutazione delle opere sulle quali debbono esprimersi; vi sono gli esperti di arte che fanno della certificazione delle opere il loro lavoro.
E ovviamente vi sono gli eredi, che potrebbero adire le vie legali per far dichiarare false le opere in circolazione ma che potrebbero, al contrario, drogare il mercato certificando come autentiche delle opere che non lo sono, magari solo per necessità economiche contingenti. Oppure, al contrario, potrebbero far dichiarare false opere che non lo sono al fine di far lievitare il valore di quelle in loro possesso.
Torniamo quindi dove siamo partiti: è proprio l'assenza di regole chiare che produce danni in un mercato che, non dimentichiamolo, solo in Italia, genera un fatturato pari a 1,46 miliardi di euro, con un impatto complessivo economico sul Paese di 3,78 miliardi di indotto, e dà lavoro a circa 36 mila addetti; numeri troppo alti per lasciare tutto al caso.