Artemisia Gentileschi recuperata a Vienna dai carabinieri

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L’opera, illecitamente esportata dall’Italia nel 2019, finisce nel catalogo di arte antica di una prestigiosa casa d’aste viennese pronta per essere ceduta al migliore offerente. Prima dell’aggiudicazione però viene sequestrata dal Nucleo dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e così riportata in Italia

Il sequestro dell’opera “Caritas romana” di Artemisia Gentileschi effettuato il 19 luglio scorso dai Carabinieri presso una prestigiosa casa d’aste di Vienna è la conclusione di una vicenda che svela un complesso art crime internazionale. Arte, storia, speculazione, truffa, grandi collezioni e indagini investigative si mescolano con lo straordinario talento dell’artista caravaggesca e con la sua opera misteriosa. Al centro la difesa del patrimonio culturale nazionale. Bari, Genova e Vienna le città coinvolte in questo intrigo conclusosi con la denuncia per truffa e per esportazione illecita di beni culturali di due persone. 


Le persone indagate, secondo l’impostazione accusatoria, hanno presentato il dipinto nel 2019 all’ufficio esportazione di Genova nascondendone la vera attribuzione e dichiarando un valore economico molto sottostimato. In tal modo hanno ottenuto l’attestato di libera circolazione per l’espatrio. 

L’opera, in realtà realizzata dall’artista Artemisia Gentileschi (1593-1653), oltre al valore artistico intrinseco che ne avrebbe impedito l’esportazione, presenta anche un legame storicamente documentato con il Castello di Conversano e, successivamente, con il Castello Marchione di Conversano in Puglia, risalente al sec. XVI-XVII. È appartenuta inoltre alla grande collezione d’arte del Conte Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona (1600 – 1665), che lo aveva commissionato alla pittrice romana intorno alla metà del ‘600.

Una volta esportata l’opera è stata affidata ad una prestigiosa casa d’aste di Vienna per la vendita all’incanto. 

Le indagini avviate nei primi mesi del 2020 dal carabinieri TPC di Bari e dirette dalla Procura di Bari hanno portato prima all’annullamento in via amministrativa dell’autorizzazione per l’uscita dal territorio nazionale da parte degli uffici del Ministero della cultura e poi al contestuale procedimento per la dichiarazione di interesse culturale del bene con diniego alla libera circolazione.

L’inosservanza dell’ordine di rimpatrio dell’opera nei confronti dei proprietari ha generato un approfondimento investigativo ulteriore che ha consentito di rintracciare il dipinto presso la casa d’aste austriaca. L’opera è stata così sottoposta a sequestro in esecuzione di un Ordine Europeo di Indagine (OEI) in esecuzione di un provvedimento di congelamento (freezing) previsto dal Regolamento Europeo 1805/2018. La storia si conclude a lieto fine con il recupero e il rimpatrio dell’opera e le denunce dei proprietari.

Le opere di Artemisia Gentileschi, apprezzate in Italia e a livello internazionale, sono presenti in raccolte museali e collezioni private. Sempre in Austria, altre tre opere attribuite alla stessa artista romana erano già state vendute presso la stessa casa d’aste prima del sequestro della “Caritas romana”. L’8 giugno 2021 il lotto n. 47 dal titolo “Giuditta e la sua serva con la testa di Oloferne”, proveniente da una collezione privata europea, è stato battuto per 344.900 euro partendo da una stima di 300.000 – 400.000 euro.  In precedenza, nell’asta del 30 aprile 2020, il lotto n. 373 dal titolo “Maria Maddalena in estasi”, proveniente da una collezione europea, è stato aggiudicato a 442.500 euro a fronte di una stima di 400.000 – 600.000 euro. Prima ancora il 23 ottobre 2018 il lotto n. 56 dal titolo “Lucretia”, proveniente da un collezionista privato, è stato battuto per 1.885.000 euro a fronte di una stima compresa tra 500.000 e 700.000 euro.

Il fenomeno delle esportazioni illecite di beni culturali è tuttavia in calo negli ultimi. Grazie all’attività di contrasto condotta dai carabinieri del TPC con il monitoraggio dei cataloghi delle aste internazionali e in generale del web, si è passati dagli 8.224 casi del 2020 ai 3.904 del 2021.

Dal 23 marzo scorso in avanti si deve tener conto anche della stretta sulle pene messa a punto dal legislatore con la riforma dei reati contro i beni culturali (legge 9 marzo 2022, n. 22). Per il reato di esportazione illecita di beni culturali senza attestato di libera circolazione o licenza di libera circolazione è ora prevista la pena della reclusione da 2 a 8 anni e la multa fino a 80 mila euro. Nella disciplina previgente la pena prevista per le esportazioni illecite era invece della reclusione da 1 a 4 anni o la multa da 258 a 5.165 euro. 

alessandro@we-wealth.com

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Specializzato in diritto tributario presso la Business School de Il Sole 24 ore e poi in diritto e fiscalità dell’arte, dal 2004 è iscritto all’Albo degli Avvocati di Milano ed è abilitato alla difesa in Corte di Cassazione. La sua attività si incentra prevalentemente sulla consulenza giuridica e fiscale applicata all’impiego del capitale, agli investimenti e al business. E’ partner di Cavalluzzo Rizzi Caldart, studio boutique del centro di Milano. Dal 2019 collabora con We Wealth su temi legati ai beni da collezione e investimento.

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