Sapere valutare un orologio da collezione

Alessio Coccioli
20.1.2023
Tempo di lettura: 3'
I parametri da considerare sono tutt'altro che banali. I segnatempo tendono a sottrarsi a chiavi di misurazione standardizzate eppure saper quantificare correttamente il valore dei pezzi vintage conduce a quotazioni che, a parità di referenza, possono persino essere superiori del 150%

Valutare un orologio non è una scienza esatta. A differenza di altre tipologie di oggetti da collezione per cui è più facile avere un parametrizzazione, e per cui di conseguenza si può far riferimento a dei database con passaggi di vendita o storico di risultati in asta, gli orologi tendono a sottrarsi a delle chiavi di valutazione standardizzabili. Il motivo principale è molto semplice.

Soprattutto per gli orologi vintage, da sempre e per sempre focus primario dell’interesse collezionistico, ci sono due parametri impossibili da parametrizzare: la loro condizione e la coevità delle loro componenti (con coevità si intende che le parti di un orologio risalgano tutte all’epoca di produzione dello stesso, caratteristica molto critica se si pensa che un segnatempo vintage nel corso della sua esistenza ha con ogni probabilità subito revisioni o riparazioni). A queste due variabili si deve aggiungere quella della presenza o meno del corredo originale (garanzia, scatola, documenti di vario genere), importante in particolar modo nell’acquisto di orologi più moderni o neo-vintage, quindi indicativamente risalenti a partire dagli anni ’90. Anche in questo caso però l’essere accompagnato dal corredo non è un parametro “On/Off”, e corredi indiscutibilmente originali e completi si rispecchiano in valori di mercato decisamente superiori rispetto a corredi scarni oppure messi insieme artificiosamente. 


Andiamo ora a vedere qualche esempio significativo caso per caso partendo appunto dal corredo. Nel dicembre 2021 è stato aggiudicato da Finarte un Patek Philippe Nautilus 3800 a oltre 88mila euro, una cifra davvero importante e per certi versi superiore al presunto valore di mercato dell’orologio, che era però accompagnato da un corredo pressoché perfetto e completissimo, con garanzia, libretti, porta libretti in pelle, scatola, controscatola e addirittura cartellino con il prezzo. Nello stesso periodo da Antiquorum la stessa referenza, non accompagnata da corredo, veniva aggiudicata per poco più di 50mila euro, che in quel momento rappresentava la quotazione standard per il modello in questione. La condizione è sicuramente il parametro più importante nella valutazione di un orologio da collezione, e risulta immediatamente chiaro come non sia classificable in scale prestabilite. Una condizione impeccabile può rendere eccezionale un orologio comune e aumentarne in maniera imponderabile il suo valore, ma allo stesso modo un orologio molto raro ma in condizione approssimativa verrà assolutamente deprezzato dal mercato, rischiando quasi di risultare invendibile. 


Un esempio che può rendere evidente questo concetto: a distanza di pochi mesi tra il 2017 e il 2018 sono stati venduti da Christie’s a New York due cronografi Rolex 3330 in oro, una referenza molto rara risalente agli anni ’40. L’orologio con il quadrante ristampato è stato aggiudicato a circa 18mila dollari, quello con il quadrante originale a circa 106mila dollari, sicuramente una bella differenza per lo stesso modello, in un periodo temporalmente vicino, aggiudicato nella stessa Casa d’aste e venduto nella stessa location. I quadranti ristampati sono tra le caratteristiche che più penalizzano la condizione e il valore di un orologio: con quadrante ristampato si intende un quadrante che, rovinatosi nel corso degli anni, è stato lavato e appunto ristampato con una grafica non più conforme a quella originale, perdendo la sua patina del tempo. Un altro difetto molto penalizzante sono le casse eccessivamente lucidate, che provocano una perdita dei volumi e delle proporzioni originali degli orologi che hanno subito un restauro estetico. 


La coevità delle componenti di un orologio vintage è in assoluto il fattore più critico e di più difficile interpretazione. Un segnatempo d’epoca ha chiaramente più valore, collezionistico e di conseguenza economico, con tutte le componenti originali del suo periodo di produzione; è però fisiologico che nel corso del tempo alcune di queste siano state sostituite, penalizzandone la sua valutazione. Chiaramente non tutte le componenti pesano allo stesso modo, e personalmente ritengo che le parti più importanti siano il quadrante, la cassa, e le lunette, le ghiere; molto importanti ma meno impattanti credo siano corone e pulsanti, sfere e bracciali. Questa dinamica ha portato a un aumento esorbitante dei prezzi delle forniture vintage, e la nascita di un vero e proprio mercato per questo tipo di componentistica. Un esempio che può rendere evidente questo concetto: due Rolex GMT 6542 venduti da Sotheby’s, rispettivamente nel 2022 e nel 2019; il modello con quadrante e lunetta di fornitura è stato aggiudicato per poco più di 18mila dollari, quello con le componenti originali dell’epoca - e in ottimo stato di conservazione - è stato acquistato per oltre 250mila dollari (cifra convertita dalla valuta in dollari di Hong Kong dell’asta): un prezzo quasi 15 volte superiore! Questi pochi esempi credo siano sufficienti a ribadire il concetto presentato a inizio articolo, valutare un orologio non è una scienza esatta, ed è sempre opportuno affidarsi a professionisti del settore - con anni di attività alle spalle - prima di affrontare ad un acquisto. Ogni orologio deve essere raggiungibile non solo a livello di portafoglio, ma anche di conoscenze.

Articolo tratto dal magazine We Wealth n. 53

Opinione personale dell’autore
Il presente articolo costituisce e riflette un’opinione e una valutazione personale esclusiva del suo Autore; esso non sostituisce e non si può ritenere equiparabile in alcun modo a una consulenza professionale sul tema oggetto dell'articolo.
WeWealth esercita sugli articoli presenti sul Sito un controllo esclusivamente formale; pertanto, WeWealth non garantisce in alcun modo la loro veridicità e/o accuratezza, e non potrà in alcun modo essere ritenuta responsabile delle opinioni e/o dei contenuti espressi negli articoli dagli Autori e/o delle conseguenze che potrebbero derivare dall’osservare le indicazioni ivi rappresentate.
Formatosi come studi nel campo del design e successivamente nel brand management, inizia la sua carriera lavorando in marchi internazionali come Prada e Tiffany&Co. Dopo pochi anni decide però di seguire la sua passione, gli orologi da collezione. Gestisce inizialmente le aste in Bolaffi, e dal 2020 passa in Finarte per sviluppare il dipartimento orologi, di cui è attualmente il responsabile. Estimatore soprattutto degli orologi vintage, tanto delle maison più importanti come di quelle più di nicchia.

Cosa vorresti fare?