Borsa d'arte, una rivelazione

Teresa Scarale
Teresa Scarale
16.8.2018
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Brera, Venezia, Capodimonte. In soli quattro anni Borsa Italiana si è fatta – all'inizio quasi per caso – ambasciatrice dell'eccellenza artistica italiana col progetto Finance for Fine Arts, modello che sublima il connubio fra privati e istituzioni nella valorizzazione del nostro patrimonio d'arte
In principio fu Antonio, Conte di Porcia e Brugnera, con la sua posa regale e volitiva. Il ritratto di Tiziano, donato dalla duchessa Eugenia Litta Visconti Arese alla Pinacoteca di Brera nel 1891, è stato il primo nel 2014 ad essere restaurato e digitalizzato dalla Fondazione del London Stock Exchange Group, di cui Borsa Italiana fa parte. Battesimo fortunato, visto il successivo profluvio di opere della Pinacoteca pure digitalizzate e rese disponibili online: cento. E non poteva essere diversamente, dato il talento anche imprenditoriale del pittore cadorino, vero e proprio antesignano dello spirito produttivo dell'odierno Nord Est italico. Una rivelazione. Molte Rivelazioni.

Grazie all'Art bonus


Quest'ultimo è il nome del progetto che nasce nel 2015 alla presenza dell'allora Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo  Dario Franceschini, “grazie all'art bonus promosso dalla sua riforma [Decreto Legge n.83 31/05/2014, convertito in Legge 29/07/2014 n.106, ndr]” afferma Valentina Sidoti, responsabile del progetto. Forse infatti non tutti sanno che a partire dall'anno d'imposta 2014 le erogazioni liberali in favore fra l'altro della manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici dà diritto ad un credito d'imposta pari al 65% dell'importo impiegato, da esercitarsi in tre quote annuali di pari importo. I limiti di spettanza del credito si attestano per i titolari di reddito d'impresa al cinque per mille dei ricavi annui. In tutta trasparenza, i soggetti beneficiari sono poi tenuti a pubblicare mensilmente l'ammontare delle elargizioni ricevute.

Le Rivelazioni di Borsa Italiana


Rivelazioni è disegnato per reperire risorse per il restauro e la digitalizzazione di opere d'arte provenienti dai più importanti musei italiani. Le opere in questo modo vengono riportate a una migliore leggibilità e restituite in modo permanente alla fruizione del pubblico. Il meccanismo è quello “dell'adozione”. Ogni società interessata può adottare, con un contributo economico, una delle opere proposte da Borsa Italiana per il restauro. Il  progetto vede oggi (maggio 2018) nel Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli il suo terzo approdo.

Qui, ci si imbatte nei capolavori fioriti dal Duecento al Novecento “e oltre”. Da Tiziano, Michelangelo, Raffaello, Caravaggio, Bellini a Simone Martini, Vincenzo Gemito, Andy Warhol, solo per citarne alcuni e far torto a molti. Le opere selezionate per il restauro “adottivo” sono il Ritratto di Pier Luigi Farnese di Tiziano Vecellio, l'Adorazione dei pastori del Sassoferrato, il Paesaggio con la ninfa Egeria di Claude Lorrain, la Natività di Luca Signorelli, il Ritratto dell'infante Francesco di Borbone di Elisabeth Vigée Le Brun, l'Annunciazione e i Santi Giovanni Battista e Andrea di Filippino Lippi, La cantatrice di Bernardo Cavallino, l'Adorazione del Bambino di Michelangelo Anselmi.

Quasi tutte opere del Rinascimento dunque, e come tali parte irrinunciabile dell'immagine italiana nel mondo. Prima ancora c'erano state le due edizioni del progetto Rivelazioni: Brera e le Gallerie dell'Accademia di Venezia.

Dove tutto ebbe inizio


Il progetto iniziale, quello legato alla Pinacoteca di Brera, si è concluso con successo. Otto le opere adottate, per una raccolta totale di circa 300 mila euro. La selezione era stata in quel caso curata dall'ex soprintendente e direttrice della Pinacoteca, Sandrina Bandera. Cinque le società del programma Elite di Borsa italiana che dal 2015, anno di lancio dell'iniziativa, si sono prese cura di altrettante opere. Si tratta di Doc Generici, Electrade, Golden Goose Deluxe Brand, RTL 102.5, WIIT. Per la cronaca, Elite è il programma di Borsa Italiana rivolto alle piccole e medie imprese desiderose di crescere secondo canoni di eccellenza.

Altre tre pezzi sono invece stati presi in carico dalla stessa Borsa Italiana, da Pitti Immagine e da L'Uomo Vogue. Anche la seconda tappa del progetto, quella veneziana, si è conclusa con successo. Le società che in quest'ultimo caso hanno contribuito al restauro sono state Tecno, l'Unione Nazionale Industria Conciaria, Randstad Group Italia Spa, Lyxor Etf, SAVE e Fondazione Deloitte.

Asset manager protagonisti: Lyxor


Lyxor in particolare ha sostenuto l'arte femminile, scegliendo di restaurare Giuditta e Oloferne di Giulia Lama (Venezia 1681 – 1747). Dipinto questo pervenuto alle Gallerie nel 1976 e autografo della pittrice stessa. Il dipinto è collocabile negli anni trenta del Settecento e rispecchia quel certo stile ruvido ed essenziale della Lama, al limite della deformazione anatomica e dunque con esiti espressionistici meritevoli di attenzione. Tratto distintivo della pittrice è l'utilizzo violento del chiaroscuro, costruttivo ed evocativo dei personaggi rappresentati, quasi alla soglia della trasfigurazione.

Marcello Chelli, referente per l'Italia di Lyxor Etf, ammette che “La scelta dell'opera di una pittrice assume un carattere fortemente simbolico e vuole rammentare la tematica della parità di genere che rimane critica nella società moderna e in campo sia artistico sia finanziario. Non è un caso che l'opera adottata sia stata presentata proprio l'8 marzo scorso, in occasione del Ring The Bell for Gender Equality in Borsa Italiana”. E poi conclude dicendo che si tratta di una “sfida che Lyxor ha deciso di raccogliere augurandosi che, a breve, altri operatori del settore finanziario possano aderire a tale obiettivo”. Una soddisfazione non indifferente per le Gallerie dell'Accademia di Venezia.

Felice e B.I.G. opportunismo


Il mecenatismo di Borsa italiana è felicemente opportunista. Si giova del suo network nazionale ed internazionale, facilitando gli incontri fra i soggetti coinvolti grazie ad eventi ad hoc, proponendo un catalogo di opere con costi di restauro differenziati. L'ottima riuscita del progetto ha fatto sì che il 10 gennaio 2017 venisse inaugurata presso Palazzo Mezzanotte, storica sede milanese della Borsa, BIG – Borsa Italiana Gallery. Si tratta di un vero e proprio spazio museale che pur nella sua superficie non estesa racchiude tutti i crismi di luminosità, temperatura, logistica necessari ad un'opera.

Questo antro prezioso, annunciato dalle maioliche di Giò Ponti, è “gratuitamente a disposizione di quanti, artisti o collezionisti, ne facciano richiesta”. Lo tengono a sottolineare Valentina Sidoti e Andrea Monzani, responsabile della comunicazione in Italia per London Stock Exchange Group – Borsa Italiana. “Nel limite del possibile e sulla base dei singoli accordi, possiamo anche contribuire alle spese di trasporto”, conclude Valentina.  Un grande atto concreto di apertura e visione, il tutto nella filosofia di valorizzazione ed esposizione continua del made in Italy. Valorizzazione che passa inscindibilmente dal sensibilizzare le imprese italiane alla tutela del nostro patrimonio culturale. La mano mozzata di Maurizio Cattelan stavolta sembra approvare, con molto L.O.V.E.
Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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