Mercato dell’arte 2022, fra boom e delusioni

Nei primi sei mesi del 2022 le vendite di arte in aste pubbliche sono aumentate del 25%, arrivando a toccare i 7,4 miliardi di dollari. Nello stesso periodo del 2021 la cifra era stata di 5,9 miliardi (1,8 miliardi nel primo semestre 2020. I dati sono stati raccolti da Art Tactic). È il miglior risultato dal 2015, ma racchiude in sé luci e ombre. Per esempio, la casa d’aste che ha venduto l’opera più costosa (la seconda più cara del XX secolo considerando anche le vendite private) è stata anche quella che ha subito la più cocente delusione.
Questa crescita impetuosa del fatturato di arte nel 2022 va di pari passo con il rafforzamento di New York al vertice come piazza principale. Da sola la Grande Mela rappresenta il 51% della torta: lo scorso anno la sua quota era stata del 45%. A discapito di chi è cresciuta New York? Di Hong Kong, crollata di nuovo al terzo posto, dopo il sorpasso provvisorio su Londra nel post Brexit. Il “porto profumato” è caracollato dal 22% al 16% del totale. Londra riguadagna dunque la seconda posizione, ma solo per la cattiva performance dell’ex colonia britannica: resta infatti ferma al 20%, come lo scorso anno.
1° semestre 2022, il mercato dell’arte si è stancato dell’online?
Le vendite online hanno subito un brusco rallentamento rispetto al 2021, subendo una contrazione nel valore pari al 35%. È la tradizione che torna? Non proprio. Le vendite ibride (combinazione di presenza e online) si sono dimostrate un modello vincente nelle case d’asta leader del mercato (Christie’s e Sotheby’s; ma anche Phillips). La quasi totalità degli scambi resta sostanzialmente appannaggio di un duopolio, con Christie’s al 49% e Sotheby’s al 43%. L’opera più costosa dell’anno venduta fin qui è stata la Shot Sage Blue Marilyn di Andy Warhol (1964), battuta – in presenza a New York, non è un caso – per 195 milioni dollari, leggermente al di sotto della stima iniziale di 200 milioni di dollari. L’acquirente? Il potente gallerista Larry Gagosian.
Le ombre – screziate – del mercato dell’arte 2022
Antichi maestri
Dei profondi segnali d’ombra però non sono mancati, nelle maglie delle cifre miliardarie dei mesi appena trascorsi. La prima delusione è arrivata degli old master, sia da Christie’s che da Sotheby’s (Phillips non tratta gli antichi maestri). Il 6 luglio, una battaglia marittima di Willem van de Velde il giovane (1633-1707), stimata fra le 4 e le 6 milioni di sterline, non ha trovato acquirenti da Sotheby’s Londra. Nel 2012 la stessa casa d’aste lo aveva battuto a 5,3 milioni di sterline. Contava sulla vendita del quadro la fondazione olandese Kramer-Lems per finanziare l’acquisto di uno Stradivari.
Da Christie’s inoltre, una Maddalena di Canova prima scomparsa e poi ritrovata in un giardino inglese con grande entusiasmo non ha riscontrato alcun interesse, forse per le sue condizioni non adamantine. Era stata acquistata a inizio millennio per 5.200 sterline come anonimo ornamento da cortile; una volta riconosciutane l’attribuzione la casa d’aste l’aveva stimata fra i 5 e gli 8 milioni di sterline). A onor di cronaca, fra i successi di Christie’s bisogna annoverare una Ninfa della primavera (1540-1545) di Lucas Cranach il Vecchio, aggiudicato per 9,4 milioni di sterline (da una stima di 6-8 milioni).
Nft 2022
Il mercato dei non fungible token ha subito una brusca battuta d’arresto in seguito alla caduta del valore dei crypto asset, con bitcoin ed ether giù del 70% da novembre 2021 a giugno. I tre principali indicatori del mercato (volumi di scambio sulle piattaforme; prezzi minimi degli nft blue chip; sentimento di mercato) hanno subito un tracollo. Le principali collezioni oggi esistenti di nft (CryptoPunks e Bored Ape Yacht Club) non sono rimaste immuni ai venti avversi di mercato, arrivando a perdere in alcuni casi l’85% del valore (ci si riferisce ad ApeCoin, il token sottostante i BAYC e The Otherside, il metaverso di Yuga Labs).
Fra i maggiori critici del fenomeno c’è Bill Gates, che non diversamente dal suo amico Warren Buffett ritiene il successo degli nft frutto di una “follia collettiva”. Noi non siamo della partita. E ricordiamo che anche i più grandi imprenditori e startupper hanno fatto previsioni tech fallimentari.
A fare le spese del “crypto crash” di giugno, la vendita di arte generativa di Phillips, Ex-Machina: A History of Generative Art, terminata il 20 giugno e iniziata l’11. L’asta ha - ingiustamente - mancato di piazzare oltre la metà dei lotti in catalogo, realizzando l’equivalente di 715.871 dollari, ovvero meno di un quarto della stima bassa iniziale e un sesto di quella alta.
Prospettive di mercato per l’arte nel secondo semestre 2022
Benché lo scenario economico sia peggiorato a causa di guerra e inflazione, le previsioni di mercato restano positive per il secondo semestre, anche “grazie ai modelli di business evoluti nati nella pandemia”, come suggeriscono dai vertici di Christie’s, reginetta del semestre dall’alto dei suoi 4,1 miliardi di dollari di ricavi (circa 3,2 miliardi Sotheby’s; 746 milioni Phillips con un aumento del 37% rispetto al 1° semestre).
Vera Molnar, (Des)Ordres. Courtesy Phillip's