Sistema dell'arte, le prospettive sono solo digitali?

Teresa Scarale
Teresa Scarale
18.3.2021
Tempo di lettura: 2'
Deloitte Private ha presentato il suo report annuale sullo stato del mercato dell'arte. Rispetto a sei mesi fa, è aumentata significativamente la percentuale degli entusiasti digitali. E si prospettano sempre più collaborazioni trasversali fra paesi, tipologie di pleasure asset (come dimenticare il dinosauro) e modalità di fruizione

Il 2020 è stato anche l'anno dell'aumento della quota millennial fra i collezionisti. Vi è stata la crescita dei pleasure asset non artistici, come le sneaker (vedere alla voce Michael Jordan) e dei beni esperienziali come l'acquisto di una seduta per assistere all'ispezione annuale della Monna Lisa al Louvre

Aumenterà la collaborazione incrociata fra paesi, settori (si ricordi il dinosauro venduto in un'asta di arte contemporanea a ottobre), e modalità (fisica e digitale). Proseguirà la pervasività del digitale e continuerà il successo delle aste ibride

L'83% dei rispondenti alla ricerca ha attribuito media (46%) o elevata (37%) efficacia alle piattaforme virtuali. Rispetto a sei mesi fa, la quota di chi ha risposto che gli strumenti e le piattaforme online sono stati molto efficaci è diminuita di 10 punti percentuali, mentre quella di chi ha risposto che l'efficacia è stata media è raddoppiata

Alla fine, ha vinto il digitale. Lo ha sancito il nuovo report di Deloitte Private Il mercato dell'arte e dei beni da collezione - Lo stato dell'arte ai tempi del Covid-19, condotta tra l'11 e il 29 gennaio 2021 fra i principali portatori di interesse del mondo artistico-culturale (musei, case d'asta, gallerie d'arte, collezionisti, dealers e art advisor, fruitori e appassionati, artisti e imprese). Operatori e appassionati riconoscono alla digitalizzazione una grande efficacia nel tenere in vita il sistema dell'arte all'epoca della crisi pandemica. Tuttavia, il report mostra che solo una quota compresa tra il 25 e il 50% delle attività legate al mercato dell'arte potrà convertirsi definitivamente in virtuale. E solo il 4% ritiene che l'online sostituirà i servizi dal vivo per una quota superiore al 50%.
Nelle parole di Barbara Tagliaferri (Art & Finance coordinator di Deloitte Italia), «il trasferirsi in rete, all'inizio, ha sicuramente costituito una forma di sopravvivenza per gli operatori del mercato dell'arte. Ma il ritorno alla normalità è ancora lontano e questa condizione potrebbe ulteriormente spingere la digitalizzazione di questo mondo. In ogni caso, ciò che si è verificato è destinato a incidere parecchio sulle dinamiche future, in cui auspicabilmente online e offline coesisteranno, arricchendosi a vicenda».
Di sicuro, si è assistito a «un aumento delle collaborazioni con l'Asia per contenere il calo del fatturato», sottolinea Pietro Ripa (Intesa Sanpaolo), che evidenzia anche il continuo calo del prezzo medio dei top lot: in quattro anni è calato a 156 milioni (è anche vero che la vendita del Salvator Mundi per 450 milioni di dollari è avvenuta nel 2017). Il 2020 è stato anche l'anno dell'aumento della quota millennial fra i collezionisti. Vi è stata la crescita dei pleasure asset non artistici, come le sneaker (vedere alla voce Michael Jordan) e dei beni esperienziali come l'acquisto (per 80.000 euro, fonte Christie's) di una seduta per assistere in modo ravvicinato all'ispezione annuale della Monna Lisa al Louvre.

Aumenterà la collaborazione incrociata fra paesi, settori (si ricordi il dinosauro venduto in un'asta di arte contemporanea a ottobre), e modalità (fisica e digitale). Proseguirà la pervasività del digitale e continuerà il successo delle aste ibride, in cui un banditore fisico interagisce virtualmente con altri continenti. «Il punto di forza di questa modalità è che il pubblico in sala non serve», sottolinea la presidente di Christie's Mariolina Bassetti, «ci sono solo i nostri specialisti al telefono con i clienti».
L'83% dei rispondenti alla ricerca ha attribuito media (46%) o elevata (37%) efficacia alle piattaforme virtuali. Rispetto a sei mesi fa, la quota di chi ha risposto che gli strumenti e le piattaforme online sono stati molto efficaci è diminuita di 10 punti percentuali, mentre quella di chi ha risposto che l'efficacia è stata media è raddoppiata. La percentuale degli “scontenti digitali” è diminuita passando dal 29% al 17%.
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Le prospettive digitali del sistema dell'arte
Rispetto ai risultati registrati a settembre, i dati sono rimasti sostanzialmente invariati, seppur l'utilizzo di strumenti online si sia rivelato in leggera diminuzione. Il 62% dei rispondenti (rispetto al 65% dell'edizione precedente) ha utilizzato le piattaforme virtuali per la fruizione dell'arte. E se solo il 4% dei rispondenti sostiene che l'online sostituirà i servizi dal vivo per una quota superiore al 50%, aumentano invece coloro che ritengono che l'online potrà sostituire tra il 25% e il 50% le proposte dal vivo.
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A conferma del fatto che la crescita della digitalizzazione può rimpiazzare solo una parte delle attività dal vivo, c'è il dato che certifica il generale calo nei volumi d'affari. Sono raddoppiati coloro che dichiarano di aver visto ridotto di oltre il 50% il proprio volume di affari rispetto al 2019 (da 17% a 38%), mentre rimane la percentuale più cospicua quella dei rispondenti che ha dichiarato una riduzione del business tra il 25% e il 50%.
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In linea con questo dato, anche la rilevazione di un sentiment per il futuro non roseo. La quasi totalità dei rispondenti (91%) afferma di attendersi una contrazione pari o superiore al 25% del fatturato, con conseguenze per tutto il 2021. In particolare, il 44% dei rispondenti prevede che il fatturato di fine 2020 conoscerà una contrazione di circa un quarto rispetto a quanto registrato nel 2019, il 44% prevede una riduzione pari alla metà del fatturato, mentre il 3% stima addirittura perdite superiori al 75%.
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Infine, per quanto riguarda le previsioni di ritorno alla normalità, più della metà dei rispondenti, nonostante l'avvio di campagne vaccinali in molti Paesi, ritiene che ci vorranno 1-2 anni, il 19% che ci vorranno oltre 2 anni.
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Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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