Le principali tendenze dell’Art Market Report 2022

Teresa Scarale
Teresa Scarale
31.3.2022
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L’ultima edizione del rapporto di Ubs Art Basel è stata pubblicato. Ne emergono alcuni trend netti. Spoiler: si, gli ntf sono una cosa seria

Mercanti e case d’asta hanno imparato brillantemente a interfacciarsi con un sistema a doppio livello: online e in presenza. Molti collezionisti hnwi hanno acquistato nft. Il mercato è in forte ripresa, a dispetto di certe condizioni di fondo molto sfidanti. Sono alcuni dei riscontri dell’ultima edizione di una delle bibbie del mercato dell’arte, The Art Market Report di Ubs e Art Basel, a cura dell’economista dell’arte Clare McAndrew. Si evince inoltre dalle rilevazioni di Art Basel e Ubs che alla fine dell’emergenza, le interruzioni nei calendari degli eventi e la migrazione al digitale ha ridefinito in minima parte la concentrazione del mercato, che resta concentrato in un piccolo numero di soggetti. Ecco i principali trend emersi dallo studio.

I collezionisti hanno voglia di spendere (tanto)

Gli individui intervistati per l’Ubs Art Basel Report sono 2300. La maggior parte ha dichiarato di aver speso di più in arte e antiquariato rispetto al 2020 e al 2019. Il 53% ha inoltre detto di avere intenzione di continuare a spendere in belle arti anche nel 2022. Cresce l’interesse verso l’arte digitale nel 56% dei collezionisti. La percentuale sale al 61% se si considerano i soli millennial.

 

Il mercato è in forte crescita

Il 2021 ha sancito non solo la ripresa dal covid (2020), ma anche il sorpasso dei livelli pre pandemici (2019). Dopo l’anno che nel complesso ha segnato la più grave recessione decennale del mercato, il fatturato totale nel 2021 è tornato a crescere, superando i 65 miliardi (+29% rispetto al 2020). Il primato della crescita spetta al segmento delle aste pubbliche (+47%). Le vendite private sono incrementate del 33%, mentre quelle di mercanti e galleristi del 18%. Il mercato in posizione di leadership è quello statunitense (43% delle vendite globali). Segue quello cinese, salito al 20% dopo la definitiva operatività della Brexit. In seguito all’uscita dall’Unione europea, il Regno Unito è sceso dal secondo al terzo posto (17%).

 

Gli nft hanno scosso in positivo gli scambi

Il boom degli nft è stata una sorpresa aggiuntiva rispetto ai 65,1 miliardi di dollari del mercato tradizionale. Considerando le nuove piattaforme dedicate, le vendite dei soli non fungible token collegati all’arte sono aumentate di cento volte rispetto al 2020, raggiungendo ricavi per 2,6 miliardi di dollari. Se si allarga lo sguardo ai collectbles in generale, il fatturato sale a 8,6 miliardi. Il numero degli scambi di nft è stato pari a 5,5 milioni (nel 2020 le transazioni erano state 755.760 milioni). Sia chiaro però che gli nft non sono stati la scelta preferita di chi era a caccia di nuove opere d’arte: solo il 15% dei token venduti era collegato ad opere arte. Il restante 85% identificava gli altri beni da collezione. 

Il 74% degli ultra high net worth intervistati dichiara di aver acquistato nft legati a opere d’arte, con una spesa mediana di 9000 dollari a pezzo. Le stesse case d’asta tradizionali hanno però beneficiato della febbre per gli nft: per dieci mesi (da marzo a dicembre) l’nft più caro della storia è stato il celeberrimo collage fotografico di Beeple Everydays: The First 5000 Days venduto da Christie’s per 69,3 milioni di dollari. Cifra che porta la casa d’aste a vendere nft per 150.000 milioni di dollari in tutto il 2021. Includere i non fungible token nei cataloghi d’asta si rivela una scelta vincente per attirare nuovi clienti, soprattutto per Sotheby’s. Le vendite annue della casa d’aste più antica si attestano a 80 milioni di dollari. Il 78% dei partecipanti agli incanti di arte digitale nft da Sotheby’s lo fa per la prima volta: oltre la metà della platea ha meno di 40 anni.

 

Le aste hanno brillato

Le vendite in asta pubblica sono aumentate del 47% rispetto al 2020, per un totale di 26,3 miliardi di fatturato. È prevedibile che il fatturato cresca sostanziosamente anche nel 2022, vedendo come sono andate le vendite di inizio marzo.

 

I mercanti si sono (quasi) ripresi il terreno perduto 

Dopo una contrazione del 20% nel 2020, galleristi e intermediari d’arte hanno potuto brindare al loro fatturato, pari nel 2021 a 34,7 miliardi di dollari. Si tratta però di una cifra ancora inferiore a quella incassata nel 2019. Il guadagno maggiore è stato quello delle gallerie blue chip, che erano state le più colpite dalla crisi 2020. Per contro, i galleristi di minori dimensioni hanno ottenuto ricavi inferiori. In generale, il 61% di mercanti e galleristi ha visto aumentare il proprio fatturato nel 2021.

 

Le vendite online crescono ancora, ma…

…a un ritmo più lento. Il mercato virtuale genera il 20% delle vendite (13,3 miliardi di dollari), su in valore assoluto, ma in diminuzione del 5% rispetto al 2020 dei lockdown generalizzati. Dichiara Marc Spiegler, direttore globale di Art Basel: «Come c’era da aspettarsi con la riapertura dei canali in presenza, la quota delle vendite online di arte è scesa nel 2021, anche se il suo valore complessivo è salito. È chiaro che il fenomeno dell’e-commerce nel mondo dell’arte resterà».

 

Il quadro della situazione per le fiere d’arte non è ancora chiaro

Quello delle fiere è ancora l’unico comparto in cui le vendite sono aumentate essendo ancora a un livello inferiore rispetto al 2019: hanno infatti rappresentato il 29% del fatturato complessivo delle gallerie, ma nel 2019 generavano il 43% dei ricavi. Il 65% dei galleristi intervistati si attende però che le vendite tramite fiera aumenteranno nel corso del 2022.

Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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