Fotografia stellare: se arte e scienza si confondono

Tra le serie fotografiche di Thomas Ruff ce n’è una dedicata ai cieli stellati, “Sterne”. Immagini in grande formato, simili tra loro ma tutte diverse, di una moltitudine di piccole stelle luminose che si perde in un cielo buissimo. Fotografie intense e precisissime che ci conducono nell’infinito come se fosse la notte di San Lorenzo, da guardare in silenzio e lungamente. L’artista tedesco conosce molto bene la fotografia e le sue infinite possibilità; in questa serie ingrandisce e distorce alcuni scatti della Nasa realizzati con un potente telescopio. Punto di partenza sono un migliaio di negativi scattati dall’ESO (The European Southern Observatory in Chile) acquistati dall’artista in formato 29 x 29 cm, poi selezionati, ritagliati e trasformati in immagini meravigliose (260 x 186 cm), tra l’oggettività scientifica e la poesia, la realtà e l’astrazione.
Thomas Ruff (1958) 09H 54M/ - 25°, 1992 – 260 X 188 cm. Ed di 2 +1 AP
Sono gli anni Ottanta e, come accade a volte con i grandi artisti, Ruff ci prepara con 40 anni di anticipo a quello che vediamo oggi attraverso le prime foto del James Webb Space Telescope.
Lo scatto più noto, pubblicato su tutti i giornali internazionali, ci porta nella Nebulosa della Carena, a più di 7500 anni luce di distanza da noi. Sembra un panorama di montagna ritoccato, prima di essere pubblicato su Instagram: un cielo blu vivacissimo, stelle brillanti sparse ovunque e un’atmosfera luminosa e sospesa.
NASA, ESA, CSA, and STScI
Nella realtà, si tratta della rappresentazione della sommità di una regione di formazione stellare vista dal telescopio più grande e potente mai costruito (costato più di 10 miliardi di dollari) corredata di informazioni scientifiche precise e dettagliate: “La sommità di una cavità scavata dalla radiazione ultravioletta e dai venti stellari di stelle estremamente calde”. Una porta sull’infinito che solo Leopardi saprebbe descrivere meglio. Una missione scientifica durata vent’anni ci regala un sogno di cui oggi abbiamo tutti bisogno. La prospettiva di un mondo diverso da ripensare e riscrivere verso un altrove che oggi ci pare molto allettante.
Inevitabile lo stupore per la qualità dell’immagine che si rivela da subito fortemente attraente, complice anche il pensiero che abbia viaggiato nel tempo per giungere fino a noi. Ma, a differenza di Thomas Ruff, la grande potenza espressiva e il fascino che la foto esercita non implicano che siamo di fronte ad un’opera d’arte. Queste immagini sono pensate e realizzate con uno scopo puramente scientifico, frutto del progetto di ricerca di un insieme di eccellenti studiosi. Diverso è il caso dell’artista tedesco che decide di avvalersi dell’aiuto del telescopio come un enorme teleobiettivo per raggiungere le stelle. La macchina e la scienza sono il mezzo, il fine è il progetto artistico. L’approccio estetico è determinante.
Punto di unione tra Ruff e il James Webb Space Telescope è la straordinaria capacità dell’immagine di essere descrizione e sogno, racconto e immaginazione. Grande interprete del nostro tempo, la fotografia ha saputo crearsi un suo spazio ben preciso - tra la pittura e i video, anche se a volte, proprio la sua capacità di essere così diversa, nell’uso e nel fine, la rende difficile da incasellare: documento o opera d’arte? E perché non entrambi?