Art•Isan: l’alto artigianato sposa il contemporaneo

Tra le nuove tendenze che sempre più coinvolgono espositori e pubblico, e di cui abbiamo avuto molteplici esempi durante il Fuorisalone, vi sono le mostre in luoghi d’eccezione. Le opere di designer e artisti migrano dalle convenzionali gallerie e dagli spazi espositivi istituzionali per arrivare in case private e boutique hotel. Il progetto che vi racconteremo fonda le sue radici proprio su questa visione. Si tratta del format Art•Isan, ideato da Casa G. Firenze, boutique hotel situato nel palazzo nobiliare Ginori di Rondinelli (ex sede della produzione di porcellane Ginori), ideato e curato dal proprietario Filippo Montani della Fargna. Casa G. apre le sue porte dopo due anni di accurati restauri in collaborazione con l’architetto Cecilia Pantaleo. La struttura ricettiva unisce il calore della casa alla ricerca in campo artistico e artigianale con il nobile obbiettivo di preservare cultura e tradizione, ospitando al contempo visioni contemporanee che spaziano dall’arte al design per arrivare alla fotografia.
Qui ogni dettaglio, dagli arredi alle finiture, è stato pensato e progettato ad hoc per creare uno spazio unico dove gli oggetti ci raccontano una storia attraverso materiali selezionatissimi e lavorazioni rigorosamente artigianali, realizzate per la maggior parte in collaborazione con gli artigiani locali, creando così un circuito virtuoso che unisce estetica e contenuto. A Casa G. architettura, design, antiquariato, arte e oggetti da collezioni dialogano fra loro dando vita a una magica atmosfera ricca di dettagli da scoprire, si tratta di un vero e proprio “omaggio” ai grandi maestri fiorentini conosciuti storicamente in tutto il mondo.
Così, sull’onda di questa visione, Casa G. Firenze ha inaugurato a maggio la prima edizione del progetto Art•Isan, che celebra il sapere dei maestri in conversazione con il mondo del design e dell’arte contemporanea. Il boutique hotel apre le sue porte a tutti gli appassionati del settore che troveranno in questo luogo un nuovo punto d’interessa legato alla ricerca artistica. In questa prima edizione, co-curata da Caterina Licitra-Ponti e Kim Jansch, troviamo in mostra le opere di Cosimo de Vita, designer e artigiano fiorentino e Dariusz Jasak, fotografo di origini polacche.
Dariusz Jasak presenta per Casa G. un'opera fotografica della sua nuova serie High Dimension, dove la fotografia (manipolata tecnologicamente) ci mette di fronte a un immaginario monolite dalla struttura minimalista composta di acciaio e vetro. Cosimo De Vita presenta invece per questa edizione di Artisan la poltrona di design Vertigo. Nella visione di De Vita la sedia si trasforma in oggetto simbolico racchiudendo in sé elementi architettonici che trasmettono un senso di distorsione e vertigine. Le fotografie di architettura manipolate digitalmente di Jasak e l'anomala poltrona Vertigo di De Vita condividono la stessa storia, ma da punti di vista diversi. La mostra ci invita a riflettere sul modo in cui la pianificazione urbana influisce sulle nostre vite e mette in discussione il costante progresso verso cui ci stiamo dirigendo.
Abbiamo avuto il piacere di parlare con gli artisti protagonisti della prima edizione di Art•Isan che ci raccontano il loro punto di vista.
Cosimo De Vita
Cos’è per te il design e come si “sposa” con l’artigianato?
Per me design è tutto ciò che viene realizzato aggiungendo alla funzionalità dell'oggetto il proprio tocco personale. Design e artigianato sono indispensabili l'uno per l'altro, perché il design senza la parte artigianale non esisterebbe e l'artigianato senza design non si evolverebbe.
Raccontaci il tuo progetto per Artisan
Vertigo é l'opera che ho realizzato per Arti-san, un progetto che nasce per dialogare con la fotografia di Dariusz Jasak e trasmettere al pubblico le sensazioni ricevute nell'osservare ciò che il suo scatto fotografico mi ha trasmesso. Come si può intuire dal titolo, la prima sensazione è stata quella legata alla immensità dei grattacieli confrontata alla fisicità umana che crea un senso di vertigine. La mia idea è stata dunque quella di realizzare una poltrona che simulasse il senso di caduta ma allo stesso tempo anche di sicurezza, sensazione che si cerca quando si percepisce il senso di vertigine. Oltre a questo ho cercato di replicare la tridimensionalità, realizzando intagli che riproducessero l'effetto creato dallo scatto di Dariusz e trasmettendo al fruitore un’esperienza visiva e tattile.
Durante l’ultimo Fuorisalone hai partecipato con una delle tue creazioni alla mostra “l’Appartamento di Artemest”, con la sedia “Cityng Duomo Milano” che combina l’oggetto con il tema dell’architettura. Parlaci di questo connubio
Collaborare con Artemest è stato un piacere perché si tratta di una realtà che valorizza moltissimo l’artigianato e il Made in Italy promuovendolo e comunicandolo egregiamente. Sono molto felice di essere stato selezionato per l'evento del Fuorisalone con la sedia dedicata alla città di Milano. Il mio progetto “Cityng” rappresenta il connubio tra design e architettura, in cui oggetti come le sedie si ispirano a elementi architettonici cercando di trasmettere al fruitore un ricordo o la memoria di un luogo.
Sei uno degli artisti che inaugura il ciclo di mostre Art•Isan per Casa G. Cosa pensi della nuova tendenza nella quale residenze private e boutique hotel diventano luoghi di esposizione?
Art•Isan è un progetto fresco e ben strutturato dove viene valorizzato il concetto di collaborazione tra artigiani e artisti creando un'ottima comunicazione. Casa G. ne è un esempio, si tratta di un luogo dove tutto ciò che è presente nasce dal dialogo tra idee e concretezza, passato e presente.
Dariusz Jasak
Da quanti anni vivi in Italia e cosa ti ha fatto scegliere questo paese?
Vivo a Firenze on and off da sette anni. Mi sono trasferito dopo essermi innamorato di una ragazza e sono rimasto dopo essermi innamorato della cultura italiana. In Italia ho continuato la mia formazione terminando il mio master a Firenze. Nonostante in seguito io sia stato chiamato all’estero per diversi progetti, c’è sempre stato un buon motivo per tornare in Italia e alla fine ho deciso di stabilirmi qui.
Il territorio italiano ha influito sulla tua “visione” di artista/fotografo?
Certo, in molti modi. All'inizio me lo facevano notare gli altri ma adesso ne sono consapevole. Il fatto di non essere italiano mi permette di mantenere uno sguardo fresco, di non dare per scontata la sua onnipresente bellezza e di sorprendermi ancora di essa. Inoltre, conoscere lo stile di vita italiano, per molti versi diverso da quello delle grandi città del Nord Europa in cui ho vissuto, mi ha fatto riflettere sul legame tra ambiente e stile di vita. Credo che questa curiosità si rifletta nel mio lavoro, in ogni suo aspetto.
Raccontaci il tuo progetto per Art•Isan
Ho iniziato a lavorare alla serie High Dimension circa due anni fa, sono sempre stato interessato a come l'ambiente in cui viviamo modelli le nostre vite. Ho esplorato questo tema nelle mie precedenti mostre della serie Living Machine (Amsterdam, Anversa e Stoccarda), presentate in collaborazione con Salle Privée. Viaggiare mi ha permesso di notare come l'architettura delle grandi città post industriali si stia uniformando. Ho la forte sensazione che si stia progressivamente allontanando dalla scala umana. La questione di questa crescita costante, così caratteristica del tardo capitalismo, è ancora più attuale oggi, sull'orlo di una nuova rivoluzione alimentata dal rapido scambio di informazioni portato da Internet e dall'intelligenza artificiale.
Tutto ciò mi ha portato a creare la serie High Dimension: facciate monolitiche, irreali e su larga scala. Uno dei pezzi è stato esposto durante la prima inaugurazione di Art•Isan. È interessante notare come alcuni spettatori abbiano pensato che avessi raffigurato un edificio reale, il che dimostra che la mia visione non è troppo lontana dalla realtà, anzi è molto credibile. Più si guarda l'opera, più l'occhio si stanca, proprio come ci si stanca di vivere in una grande città. Cosimo ha trasmesso questa visione nella sua poltrona Vertigo, esposta in giustapposizione alla mia opera. In mostra anche alcuni nostri lavori precedenti. La mostra è stata co-curata da Caterina Licitra-Ponti e Kim Jansch, con cui abbiamo lavorato a stretto contatto durante il processo.
Cos’è per te la fotografia?
È un linguaggio che mi piace usare per esprimere le mie idee e i miei sentimenti. A volte ho bisogno di estenderlo e di ricorrere ad altre tecniche per comunicarli in modo preciso. Mi piace usare la manipolazione digitale, il disegno e il video e credo che da ogni progetto si possa imparare qualcosa di nuovo. Per questo motivo non limito la mia attività a una sola disciplina.
Qual è per te il legame fra fotografia e design?
Sono graphic designer di formazione, dunque il mio legame con questa disciplina è molto forte. Credo l’una possa valorizzare l'altra, una fotografia può enfatizzare un design così come il design può dare vita a una serie fotografica. Per questa mostra abbiamo lavorato a stretto contatto con le curatrici e con Filippo Fiorentini di AlmaProject247 per far sì che le nostre opere d'arte comunicassero in modo congeniale con l’aspetto illuminotecnico nello spazio di Casa G. Credo che questa prima edizione di Art•Isan sia stata un ottimo esempio di come il design possa dialogare con la fotografia.
Qual è l’influenza del territorio circostante nella visione creativa di un fotografo?
L'influenza è molto visibile, a mio parere. Almeno nel mio caso. Più passa il tempo più mi appare chiaro quanto esperienze e luoghi visitati e vissuti, abbiano influenzato il mio modo di vedere il mondo. Cambiare la mia base dalla Polonia all'Italia e ricevere dalla Salle Privée l'incarico di fotografare città diverse (Anversa, Amsterdam, Stoccarda) mi ha reso più sensibile alla bellezza nell'ambiente quotidiano. Questo mi è stato inoltre molto utile per il mio progetto di ritratti delle città polacche (Gdynia, Katowice, Wrocław).
Sei uno degli artisti che inaugura il ciclo di mostre Art•Isan per Casa G, cosa pensi della nuova tendenza nella quale residenze private diventano luoghi di esposizione?
Forse non è poi così nuovo. Il mercato dell'arte è sempre stato legato alle esigenze dei privati. Mark Rothko e altri artisti dell'epoca hanno lavorato su commissioni per residenze private e spazi pubblici a New York. Probabilmente incontrare l’arte negli spazi privati e di hospitality e semplicemente un passo naturale verso un'arte più democratica e meno centralizzata.
Tutte le foto: courtesy Casa G. boutique hotel