Alpine A110, enfant terrible delle auto

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Sotto la tour Eiffel, si è sviluppata a partire dai primi del '900 una florida industria automobilistica, la cui storia si intreccia a episodi degni della grandeur francese. Dai taxi Renault, che la notte tra il 6 e il 7 settembre 1914 furono usati per bloccare l'avanzata tedesca alle porte di Parigi, all'Alpine, con la sua gloriosa A110, che oggi può valere da 100mila euro in su. E nel 2021 è tornata in Formula 1, con la nuova monoposto A521, affidata alla guida di Fernando Alonso
La Ville Lumière, con i suoi larghi viali alberati, la Senna e gli impressionisti, l'illuminismo e la rivoluzione, l'esistenzialismo novecentesco e la rive gauche, la gastronomia ed i bistrot, gli atelier di moda. Pensando a Parigi viene istintivo identificarla con le più celebri suggestioni iconografiche, meno spontaneo associarla istantaneamente alla storia dell'automobile, nonostante abbia avuto un ruolo, anche in questo campo, di assoluto rilievo.
Fin dal 1889 vennero infatti presentate all'Esposizione Universale di Parigi le prime “carrozze senza cavalli” e di lì a poco, nel 1893, la De Dion – Bouton, fabbrica di caldaie a vapore alle porte della città, si dedicò alla produzione di motori a scoppio, divenendo una delle prime fabbriche automobilistiche del mondo; l'artefice di tale conversione, Albert De Dion, fu poi uno dei fondatori nel 1898 di quello che diventò il “Salon de l'Automobile” di Parigi, la più antica rassegna automobilistica di sempre.

Nel frattempo nacquero, sempre a Parigi, le corse automobilistiche, con partenza dalla Ville Lumière (ed a volte anche con il successivo ritorno) verso Rouen nel '94, Bordeaux nel '95, Marsiglia nel '96 e Dieppe nel '97. E proprio quest'ultima competizione, la Parigi – Dieppe, è generalmente considerata la prima vera gara di velocità della storia, la prima organizzata professionalmente, da corrersi tutta d'un fiato, senza soste e con una classifica ufficiale cronometrata.

E questa non resterà l'unica occasione di stretto incontro in chiave automobilistica tra Parigi e Dieppe. Ma procediamo con ordine, partendo sempre da Parigi. È ancora da qui che prese le mosse anche l'avventura di Louis Renault che, creatore di un piccolo quadriciclo a motore, escogitò di presentarlo ad un gruppo di facoltosi amici in occasione di una cena natalizia, nel 1898, nei pressi di Montmartre.

Gli entusiastici riscontri, ottenuti soprattutto grazie ad una prodigiosa salita lungo la collina del Sacre-Cœur, resa possibile da un ingegnoso cambio di velocità, si tradussero in altrettanti ordini di acquisto, che indussero Renault, l'anno successivo, a fondare con i fratelli l'omonima fabbrica di automobili.

Ebbe così iniziò la storia di una delle case automobilistiche più conosciute al mondo che, nonostante una vita piuttosto travagliata, ha esplorato nuove forme e innovative dimensioni dell'automobile, conseguendo inoltre notevoli successi sportivi.
Le prime vittorie Renault risalgono ai primi anni del '900, nell'ambito di prestigiose gare, ma la fama internazionale giungerà grazie ad una vicenda che poco ha a che fare con le competizioni, riguardando meno piacevoli scenari di guerra. I taxi Renault, che già dagli anni 10 del '900 avevano monopolizzato Parigi tanto da diventare parte integrante del paesaggio, divennero protagonisti di una memorabile azione militare nel corso della Prima Guerra Mondiale.

La notte tra il 6 e il 7 settembre 1914, per bloccare l'incessante avanzata tedesca alle porte di Parigi e per trasferire celermente rinforzi in prima linea, vennero requisiti circa 1200 taxi, nei quali i soldati furono stipati e portati al fronte. Il nemico, preso di sorpresa, dovette battere in ritirata, grazie anche al ruolo di primo piano che avevano avuto proprio i taxi, da allora definiti “taxi della Marna”, dal luogo della battaglia.Nel corso del '900 la Renault sarà uno dei principali artefici della motorizzazione della Francia, privilegiando la produzione di automobili di grandissima serie, in molti casi superando il milione di auto prodotte, come con la celebre “4CV”.
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Negli anni '50 e '60, le Renault tornarono a cimentarsi nelle com- petizioni sportive, soprattutto grazie alle preparazioni di Amedeo Gordini, che porterà le Dauphine a primeggiare nelle maggiori competizioni automobilistiche, come il Giro di Francia, il Rallye di Montecarlo e la Liegi - Roma – Liegi. L'emiliano Gordini, poi naturalizzato francese, divenne talmente popolare oltralpe da guadagnarsi il soprannome di “Sorcier”, cioè mago, da essere decorato con la Legion d'Onore e da ottenere l'intitolazione di una piazza nientemeno che dalla città di Parigi, che a tutti gli altri italiani insigniti di un analogo riconoscimento (personaggi del calibro di Dante Alighieri, Garibaldi o Giulio Cesare) aveva invece riservato comuni vie.

E saranno proprio i motori Renault - Gordini a riproporre il connubio Parigi - Dieppe: Jean Rédélé, infatti, figlio del concessionario Renault della piccola cittadina normanna, grazie a quei motori conseguì numerosi successi, alla guida di una Renault 4CV, culminati con un grande risultato alla Coppa delle Alpi.

Questa performance darà il nome, Alpine, alla casa automobilistica che Rédélé creerà per i numerosi clienti che gli ordinavano vetture sportive sempre più estreme. L'Alpine esordì con la A106, piccola e maneggevole vettura con carrozzeria in fibra di vetro, disegnata da Giovanni Michelotti su un telaio tubolare e con il motore della 4 CV. Fu seguita dalla A108, che ne costituiva una riuscita evoluzione. Entrambe riscossero notevole successo.

Ma sarà con la A110 che l'Alpine confezionerà il suo capolavoro. La A 110, nata a Dieppe, venne presentata al Salone di Parigi del 1962 e da subito stupì per la grinta che sprigionava, con quell'as- setto incredibilmente basso e rigido, i quattro fari del frontale ed il muso che ricordava vagamente quello di una lucertola. Attraverso un ininterrotto processo evolutivo, che la portò dai 1.000 c.c. iniziali della meccanica Renault 8, ai 1800 c.c. dell'ultima versione, la A 110 - specie nella declinazione 1600 S - scrisse pagine memorabili nella storia dei rally, diventando una vera e propria icona.

Le componenti tecniche Renault di serie (per la 1600 S motore della R16 TS, cambio e sospensioni della R8 Gordini) erano posizionate su un telaio monotrave centrale portante, sul quale veniva rivettata la carrozzeria in materia plastica, il tutto alla ricerca non tanto e non solo di elevata potenza, ma della massima leggerezza e agilità, in sintonia con il nome ispirato dalle strette e contorte strade alpine.

La particolare architettura, costituita dal motore posteriore montato a sbalzo rispetto alle ruote, determinava lo sbilanciamento del peso sul retrotreno, consentendo da un lato maggior aderenza sulle ruote motrici, dall'altro grande leggerezza e maneggevolezza dell'avantreno.

Tutto ciò permetteva prestazioni notevoli, a cominciare da una ripresa e un'accelerazione di prim'ordine, anche se la guida non era proprio alla portata di tutti: quelle caratteristiche richiedevano una certa esperienza di guida, capacità e prontezza sia in curva, nell'utilizzare il controsterzo per limitare le scodate, sia in rettilineo, per correggere traiettorie spesso serpeggianti.

La piccola Alpine regalava non solo prestazioni esaltanti, specie negli impieghi corsaioli, ma offriva un colpo d'occhio davvero appagante: bassissima, aggressiva, sfuggente, in perenne assetto da pista, senza alcuna concessione alla frivolezza e alla comodità.  A proprio agio soprattutto sui fondi più difficili, come ghiaccio, neve, sterrato, e sui percorsi più tortuosi, ha reso felici anche schiere di appassionati spettatori nelle gare in cui si è resa pro- tagonista con le sue tipiche evoluzioni scenografiche, come gli spettacolari “traversi”.

Le immagini della piccola berlinetta in livrea Bleu France, con targa 76 (corrispondente al dipartimento della Senna Marittima, in Alta Normandia), in curva in controsterzo sulle nevi del Col de Turini, fanno parte integrante dell'immaginario collettivo dell'epoca.Nel triennio '71-'73 la A110 domina, vincendo tra l'altro due volte il Rally di Montecarlo e il Campionato internazionale costruttori prima ed il neonato Campionato del mondo rally poi. Sarà solo l'avvento della dirompente Lancia Stratos, motorizzata Ferrari, ad interrompere un ciclo di vittorie che sembrava inarrestabile.

Nel lunghissimo palmarès della Alpine ci sarà spazio anche per sbancare nelle gare di velocità, come con la strepitosa vittoria nel '78 della A442B alla 24 Ore di Le Mans.

Dallo stesso anno, peraltro, la fabbrica di Dieppe verrà completamente assorbita da Renault, che aveva affiancato il suo nome a quello di Alpine già dalla fine degli anni '60, acquisendone via via sempre più quote e trasformandola nel suo Reparto Corse. Da fine anni '70 il marchio Alpine diverrà unicamente il brand che comparirà sulle vetture Renault più sportive, a cominciare dalla stupefacente R5 GT Turbo. Ma la rinascita del marchio Alpine in forma autonoma non si farà attendere.

Dopo alcune concept, nel 2017 vede la luce la nuova Alpine A110, con forme evocative chiaramente ispirate all'antenata, ma tecnologia nettamente più moderna (motore centrale e struttura in alluminio). E non è finita qui. Nel 2021 un'operazione di rebranding consente il debutto del marchio Alpine in Formula 1, con la nuova monoposto A521, affidata tra l'altro al rientrante pluricampione del mondo Fernando Alonso. Dal punto di vista collezionistico, inutile precisare che le attenzioni degli appassionati sono per lo più accentrate sulla originaria A110, vero purosangue di razza, capace di trasformare i suoi potenziali punti critici in veri e propri pregi.

Gli esemplari sopravvissuti dei poco più dei settemila prodotti, se originali e in condizioni impeccabili vengono offerti a cifre sovente superiori ai centomila euro, per raggiungere picchi ben più elevati se dotati di prestigioso passato sportivo.
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Avvocato per formazione, collezionista per passione, appassionato d’arte e antiquariato, esperto di automobili e motoleggere d’epoca

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