Lancia B24, la diva de "Il sorpasso"

15.8.2019
Tempo di lettura: 3'
"Libertà e paura" sull'Aurelia nell'Italia del boom economico (era il 1962) a bordo della Lancia B24 de Il sorpasso, la vera diva dello storico film culto di Dino Risi. Nel mercato delle auto d'epoca la Lancia Aurelia del film ha infatti raggiunto quotazioni vicine al milione per i primi esemplari prodotti
Come il chopper di “Easy rider - libertà e paura” anche la Lancia B24 de “Il Sorpasso” da l'idea plastica della velocità con cui, talvolta, i cambiamenti attraversano la storia. E quella raccontata nel film di Dino Risi, che non a caso ispirò anche il cult movie di Denis Hopper, è la storia del boom italiano. Quando il film uscì nelle sale, nel 1962, era in corso un autentico miracolo economico. Da piccolo paesotto rurale, agricolo, lacerato dalla guerra, l'Italia rinasceva come potenza economica e industriale di livello mondiale. Speranza, entusiasmo, fervore intellettuale e culturale. Voglia di riscatto e anche di divertimento animavano gli italiani, che conoscevano finalmente anni di benessere e affermazione sociale.
Si moltiplicavano sogni e bisogni, oltre che spazi per provare a realizzarli. E tutto, appunto, cambiava rapidamente, inseguendo sempre nuove mete, nell'industria, nella cultura e nel costume. Quest'ansia di “sorpasso” è ben resa, nel film, proprio dall'automobile che diventa
protagonista assoluta della storia.
L'Aurelia B24, guidata nel film da un arrogante Vittorio Gassman, al richiamo di “Vai cavallina!!” scorrazza strombazzando dalle vie deserte e assolate di una calda Roma ferragostana alla non a caso omonima via Aurelia, per raggiungere le località marine del Lazio e della Toscana, in un'impavida corsa che ben simboleggia lo slancio del tempo, in corsa verso il futuro.
Quando il film esce nelle sale cinematografiche, la B24 è un modello non più prodotto già da quattro anni. Ma è ancora amata e desiderata come il primo giorno. Discende direttamente da un'altra elegantissima Lancia, l'Aurelia B20 GT, soprannominata “la sportiva in abito da
sera”, auto con la quale la Casa intende rilanciare la sua immagine sportiva alla fine della guerra.
L'obiettivo è talmente centrato che dalla B20 in avanti con il termine “Gran Turismo” - e con il suo acronimo GT - verranno universalmente identificate le auto sportive. Meglio se coupé, ad alte prestazioni. Degnissima figlia della B20 è appunto la B24 che già al momento della presentazione ufficiale, al Salone di Bruxelles del gennaio 1955, suscita scalpore e ammirazione.
Inizialmente destinata al mercato d'oltreoceano, la vettura montata su un telaio B20 con passo ridotto, è estrema, quasi sfrontata. Senza maniglie, solo una cordicella interna azionabile dall'esterno. Senza serrature, con paraurti in due pezzi, ad ala, e parabrezza super panoramico con montanti arretrati, ispirato agli esclusivi motoscafi Riva e tanto di moda in America.
L'equilibrio tra linea e prestazioni è perfetto ed offre un confort sconosciuto alle coeve auto anni ‘50, uno sterzo leggero e duttile, un cambio con leva lunga e morbida ed una silenziosità inusuale. L'evoluzione della prima serie, poi ribattezzata mod. "America", porterà al modello de “Il sorpasso”. La B24 Convertibile, più classica, con un look più elegante anche se meno grintoso. Linea leggermente meno slanciata, dotata di vera capote, di parabrezza con deflettori girevoli, di vetri discendenti alle portiere, consuete maniglie e paraurti tradizionali, avvolgenti, ad unica lama.
La B24 è giustamente considerata una delle più belle auto di sempre, perfetto esempio di stile italiano. Seduce per la sua eleganza e il tocco glamour accentuato anche dal suo essere indiscussa star del cinema. Vedasi ad esempio anche “Et Dieu.....créa la femme”, di Roger Vadim, con una splendida Brigitte Bardot. Franco Martinengo, direttore del centro stile Pininfarina ove la B24 fu creata, amava ripetere: “Quando vedi un'Aurelia B24, non ti basta
guardarla, avresti voglia di toccarla”.
E forse questa sensazione è la stessa che venne percepita anche in casa Alfa Romeo. All'indomani della presentazione della B24 infatti, e sull'onda dell'emozione suscitata, chiesero a Pininfarina di vestire con le stesse linee armoniose e seducenti la nascente “fidanzata d'Italia”, come fu poi definita la Giulietta Spider. Quasi una B24 in miniatura, e che proprio per prezzo e categoria più contenute riuscì poi a spuntare maggiori numeri di produzione. Ma l'Aurelia B24 resta inimitabile. A cominciare dal suo pedigree esclusivo, vista la sofisticata ascendenza ed il lignaggio dell'illustre discendenza. Pochissimi esemplari, nemmeno ottocento. Meccanica sopraffina, altamente innovativa, con un prodigioso motore 6 cilindri a V di 2,5 litri. Bellezza formidabile ed innata eleganza.
Il risultato? Valori economici decisamente alti nel mercato delle macchine d'epoca, prossimi al milione di euro per i primi esemplari, ed in continua ascesa. Un posto stabile e di rilievo nell'olimpo dei capolavori di sempre. Nonostante la difficoltà di competere con marchi prestigiosi e celebrati senza il supporto di un brand altrettanto forte, considerato il ruolo di Cenerentola nel quale è stata relegata oggi la nobile Lancia. E beato chi qualche anno fa è riuscito ad accaparrarsene una, quando ancora il mercato non era così maturo ed i valori di quest'auto erano decisamente più bassi. Ma forse qualcuno aveva visto lungo già sessant'anni fa, visto che nella scena finale de “Il sorpasso”, nel burrone, anziché la B24 ha preferito far rotolare come stunt car una ben più comune Fiat decapottabile, abilmente camuffata…
Si moltiplicavano sogni e bisogni, oltre che spazi per provare a realizzarli. E tutto, appunto, cambiava rapidamente, inseguendo sempre nuove mete, nell'industria, nella cultura e nel costume. Quest'ansia di “sorpasso” è ben resa, nel film, proprio dall'automobile che diventa
protagonista assoluta della storia.
La Lancia B24 e Il sorpasso
L'Aurelia B24, guidata nel film da un arrogante Vittorio Gassman, al richiamo di “Vai cavallina!!” scorrazza strombazzando dalle vie deserte e assolate di una calda Roma ferragostana alla non a caso omonima via Aurelia, per raggiungere le località marine del Lazio e della Toscana, in un'impavida corsa che ben simboleggia lo slancio del tempo, in corsa verso il futuro.
Quando il film esce nelle sale cinematografiche, la B24 è un modello non più prodotto già da quattro anni. Ma è ancora amata e desiderata come il primo giorno. Discende direttamente da un'altra elegantissima Lancia, l'Aurelia B20 GT, soprannominata “la sportiva in abito da
sera”, auto con la quale la Casa intende rilanciare la sua immagine sportiva alla fine della guerra.
L'obiettivo è talmente centrato che dalla B20 in avanti con il termine “Gran Turismo” - e con il suo acronimo GT - verranno universalmente identificate le auto sportive. Meglio se coupé, ad alte prestazioni. Degnissima figlia della B20 è appunto la B24 che già al momento della presentazione ufficiale, al Salone di Bruxelles del gennaio 1955, suscita scalpore e ammirazione.
"Senza maniglie"
Inizialmente destinata al mercato d'oltreoceano, la vettura montata su un telaio B20 con passo ridotto, è estrema, quasi sfrontata. Senza maniglie, solo una cordicella interna azionabile dall'esterno. Senza serrature, con paraurti in due pezzi, ad ala, e parabrezza super panoramico con montanti arretrati, ispirato agli esclusivi motoscafi Riva e tanto di moda in America.
L'equilibrio tra linea e prestazioni è perfetto ed offre un confort sconosciuto alle coeve auto anni ‘50, uno sterzo leggero e duttile, un cambio con leva lunga e morbida ed una silenziosità inusuale. L'evoluzione della prima serie, poi ribattezzata mod. "America", porterà al modello de “Il sorpasso”. La B24 Convertibile, più classica, con un look più elegante anche se meno grintoso. Linea leggermente meno slanciata, dotata di vera capote, di parabrezza con deflettori girevoli, di vetri discendenti alle portiere, consuete maniglie e paraurti tradizionali, avvolgenti, ad unica lama.
La B24 è giustamente considerata una delle più belle auto di sempre, perfetto esempio di stile italiano. Seduce per la sua eleganza e il tocco glamour accentuato anche dal suo essere indiscussa star del cinema. Vedasi ad esempio anche “Et Dieu.....créa la femme”, di Roger Vadim, con una splendida Brigitte Bardot. Franco Martinengo, direttore del centro stile Pininfarina ove la B24 fu creata, amava ripetere: “Quando vedi un'Aurelia B24, non ti basta
guardarla, avresti voglia di toccarla”.
Inimitabile
E forse questa sensazione è la stessa che venne percepita anche in casa Alfa Romeo. All'indomani della presentazione della B24 infatti, e sull'onda dell'emozione suscitata, chiesero a Pininfarina di vestire con le stesse linee armoniose e seducenti la nascente “fidanzata d'Italia”, come fu poi definita la Giulietta Spider. Quasi una B24 in miniatura, e che proprio per prezzo e categoria più contenute riuscì poi a spuntare maggiori numeri di produzione. Ma l'Aurelia B24 resta inimitabile. A cominciare dal suo pedigree esclusivo, vista la sofisticata ascendenza ed il lignaggio dell'illustre discendenza. Pochissimi esemplari, nemmeno ottocento. Meccanica sopraffina, altamente innovativa, con un prodigioso motore 6 cilindri a V di 2,5 litri. Bellezza formidabile ed innata eleganza.
Il risultato? Valori economici decisamente alti nel mercato delle macchine d'epoca, prossimi al milione di euro per i primi esemplari, ed in continua ascesa. Un posto stabile e di rilievo nell'olimpo dei capolavori di sempre. Nonostante la difficoltà di competere con marchi prestigiosi e celebrati senza il supporto di un brand altrettanto forte, considerato il ruolo di Cenerentola nel quale è stata relegata oggi la nobile Lancia. E beato chi qualche anno fa è riuscito ad accaparrarsene una, quando ancora il mercato non era così maturo ed i valori di quest'auto erano decisamente più bassi. Ma forse qualcuno aveva visto lungo già sessant'anni fa, visto che nella scena finale de “Il sorpasso”, nel burrone, anziché la B24 ha preferito far rotolare come stunt car una ben più comune Fiat decapottabile, abilmente camuffata…