Peter Doig, la luce caraibica velata di Scozia

“To put your work right next to paintings of that quality and that history is terrifying. You’re there for a beating basically.” Queste le parole di Peter Doig in una recentissima intervista per il quotidiano The Guardian a proposito della mostra a lui dedicata, che ha appena aperto al Courtauld Institute of Art a Londra. Primo artista vivente a esporre dopo la riapertura delle gallerie dell’istituzione londinese, i suoi dipinti sono ora nelle nuove sale del terzo piano, proprio accanto a Degas, Cézanne, Monet, van Gogh, Gauguin, Seurat... La mostra, parte di un ciclo sponsorizzato da Morgan Stanley e curata da Barnaby Wright, sarà aperta sino al 29 maggio, e comprende 12 dipinti e 19 opere su carta. Il catalogo è ancora in preparazione: Doig ha dipinto sino all’ultimo!
Nato a Edinburgo, piccolissimo si trasferì a Trinidad nei Caraibi, quindi in Canada. Rientrò a Londra per gli studi d’arte, e già nel 1991 ricevette un premio dalla prestigiosa Whitechapel Art Gallery. La nomina per il Turner Prize fu nel 1994. Pittore quindi noto da decenni, ma che è rimasto fuori dal gruppo degli Young British Artists, per capirsi Damien Hirst o Tracy Emin, perseguendo la sua ricerca in pittura con grande rigore. Ha fatto notizia quando il suo dipinto White Canoe ha venduto nel 2007 alla Sotheby’s di Londra per oltre 5.700.000 sterline: i numerosi record in asta si sono di lì susseguiti, sino a Swamped, aggiudicato alla Christie’s di New York nel 2021 per oltre 39.000.000 dollari.
Swamped, 1990; Christie’s, New York, 09-11-2021, lotto 9A, aggiudicato $39.862.500
I dipinti in mostra a Londra sono opere recenti, spesso iniziate a Trinidad, dove ha vissuto prima di trasferirsi nella capitale inglese nel 2021.
Doig lavora alle sue tele per lungo tempo, le abbandona e le riprende, spedendole a se stesso da una parte all’altra dell’oceano. Le sue diverse patrie si sentono molto nelle sue raffigurazioni, e ricordi di Trinidad o del Canada si mescolano a suggestioni provenienti da fotografie, libri, film. Il risultato è sempre un’atmosfera sospesa, che ha del magico: non è nei suoi interessi riprodurre la realtà ma creare una realtà altra, dipinta, carica di mistero e tensione.
Painting on an Island (Carrera), 2019, dettaglio
Si guardi per esempio Painting on an Island (Carrera), dipinto a Trinidad nel 2019: un artista all’opera alla luce della luna piena, forse uno dei carcerati di Carrera, isola poco lontana da Trinidad, che Doig visita nel 2015 quando scopre che alcuni dei detenuti dipingono. Il profilo ricorda fregi greci, o addirittura egiziani: una testa senza tempo in abiti moderni, una figura che aggiunge del bianco su una tela nera, o viceversa, impossibile decidere. Il tempo non è mai chiaro con Doig e neppure le azioni, tutto rimane incerto e una certa ansietà diventa palpabile.
Alpinist, 2019-22, dettaglio
Lo stesso dicasi per quello che è divenuto il manifesto della mostra, l’Alpinist. A 7 anni Peter Doig si trasferì con la sua famiglia in Canada: la neve non è quindi una novità per lui, anzi ha sempre amato lo sci immensamente. Basato su una vecchia cartolina, il dipinto ha dimensioni monumentali, e nel processo di crescita lo sciatore viene vestito da arlecchino, una maschera usata già da Picasso e Cézanne. Iniziato a Trinidad, Doig vi lavora durante un lungo soggiorno a Zermatt, per completarlo a Londra: una mescolanza di luoghi, immagini e sensazioni che si crea sulla tela. Si riconosce il Cervino sullo sfondo ma la realtà lì finisce, e si entra nella mente dell’artista che rappresenta quello che ha visto sia nella cartolina che nella sua mente, non distinguendo più cosa è vero e cosa è immaginato. La posizione degli sci quasi a croce di Sant’Andrea e la posa dell’alpinista intento in una salita-calvario, combattono con la commedia dell’arte.
Doig guarda molto all’arte del passato, e se la tuta indossata dall’alpinista ha - come si diceva - illustri precedenti, anche la tecnica impeccabile ricorda a tratti la densità della pittura di van Gogh.
House of Music (Soca Boat), 2019-23, dettaglio
Il fatto che Doig non sia interessato a rappresentare la realtà se non quella che lui crea sulla tela è molto chiaro nel grande dipinto con suonatori, l’House of MusicMighty Shadow. L’opera si basa su una fotografia di pescatori che mostrano la loro cattura quotidiana: ad essi sostituisce dei musicisti, citando Dat Soca Boat, la canzone del grande esponente del genere calypso, Mighty Shadow. Ancora una volta una visione senza tempo, e come in un sogno la musica si avvicina e si allontana, mentre la barca ci passa davanti.
Untitled (Derek), incisione
Al primo piano, nella stanza dedicata dal Courtauld alle opere su carta, per la prima volta sono esposte 19 incisioni eseguite da Doig in risposta a poesie che il suo grande amico Derek Walcott, scomparso nel 2017, compose guardando i suoi dipinti. La tecnica sicurissima non lascia dubbi che l’incisione sia parte fondamentale dell’attività dell’artista, in tutte le sue forme. La sua curiosità verso le possibilità dell’acquatinta, per esempio, ricorda Goya e Picasso e in generale la sua immaginazione, unita all’indubbia perizia nei vari procedimenti artistici, gli permettono di dialogare senza vergogna alcuna con i maestri del passato.
Peter Doig, The Courtauld Gallery, Londra, fino al 29 maggio 2023.
In copertina: Peter Doig, Alice at Boscoe’s (dettaglio), 2014-23.