Magdalena Abakanowicz e l'arte della tessitura alla Tate Modern

Fino al termine di maggio, la Tate Modern ospita la mostra Every Tangle of Thread and Rope dell'artista polacca Magdalena Abakanowicz (Falenty, 1930 - Varsavia, 2017). L'esibizione, basata soprattutto sulle gigantesche opere scultoree in sisal, iuta, lana e crine di cavallo, ben rappresenta il periodo trasformativo dell'artista leader del movimento europeo New Tapestry di fine anni '60.
Nata nel 1930 a Falenty (Polonia) da una famiglia aristocratica tartara, Magdalena fu costretta a nascondersi nei sobborghi di Varsavia con la famiglia durante la seconda guerra mondiale. Di quel periodo, l'artista ricorda il suo primo lavoro come infermiera e le attività di resistenza dei genitori che, come dichiarato in seguito, influenzarono ampiamente le sue sculture. Al termine del conflitto, la Abakanowicz decise di intraprendere la carriera artistica pur continuando a vivere sotto il neo regime comunista stabilitosi nel Paese. Dopo una prima esperienza all'Accademia di Belle Arti di Sopot (oggi Gdańsk) l'artista tornò a Varsavia per entrare nell'Accademia di Belle Arti della città e diplomarsi nel 1954 (viste le nobili origini che le avrebbero impedito l'iscrizione a causa del regime, per entrare nell'istituto mentì dicendo di essere figlia di un prete). Qui, nonostante l'ideologia comunista prevedesse come unica forma d'arte quella neorealista, Magdalena seguì classi di disegno tessile imparando l'arte della tessitura da Anna Sledziewska, Eleonora Plutyńska, e Maria Urbanowicz.
Dopo un primo periodo passato a dipingere in guache e acquarello su tessuti in lino, Magdalena chiese all'amica artista e tessitrice Maria Laskievicz di utilizzare il suo studio per realizzare grandi opere sperimentali (al tempo la Abakanowicz conviveva con il marito in un piccolo monolocale). Lasciandosi ispirare dalla natura e dalla biologia - due elementi da sempre presenti nella vita dell'artista, che passò la prima parte della sua infanzia nella casa di Falenty, una villa del diciassettesimo secolo immersa nella foresta polacca - Magdalena prese come base per le sue opere delle fibre intrecciabili che potessero dare vita a forme sconosciute. Come da lei dichiarato, l'artista riteneva le fibre "l'elemento fondante del mondo organico" e l'essere umano "una struttura fibrosa".
Nel 1962, le sculture vennero esposte per la prima volta alla Biennale di Losanna, causando un certo scalpore. Le opere erano particolarmente grandi, colorate e con forme che richiamavano in maniera esplicita e sensuale gli organi genitali femminili. Un critico d'arte definì poco dopo le opere come Abakans, termine coniato sulla base del cognome dell'artista. Negli anni '60 e '70 Magdalena partecipò a diverse esibizioni internazionali, spesso raggruppando le proprie installazioni (prima da lei definite "situazioni" e successivamente "ambienti") e creando una foresta di Abakans, un luogo sicuro in cui rifugiarsi dalla propria quotidianità. Nel 1965 partecipò alla Biennale di San Paolo, vincendo la medaglia d'oro per l'arte e comprando un appartamento con studio più grande in cui realizzare i propri lavori.
Dalla fine degli anni '70, il suo repertorio artistico si ampliò con la creazione di Embriology, delle sculture di forma sferica realizzate con fibre e tessuti di diversa tipologia (spesso raccolti dall'artista stessa in foreste e fiumi da lei spesso frequentati). Nel 1980, Magdalena presentò 800 sculture Embriology alla Biennale di Venezia quale rappresentante del padiglione polacco. Riferendosi alla serie, l'artista dichiarò: "E' il contenuto soffice delle opere ad affascinarmi. Cosa significa soffice? Con soffice io intendo organico, vivo”. Nonostante Magdalena non si sia mai autodefinita femminista, le sculture di questa serie sono spesso state interpretate da critici e curatori come rappresentative del corpo femminile, con particolare riferimento alla nascita (assomigliando le opere a nidi, uova e all'utero umano).
Nel tempo, le opere dell'artista sono state vendute all'asta incontrando il favore dei collezionisti, soprattutto per le sculture prodotte nell'età più matura di Magdalena. Tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni 2000, la Abakanowicz modificò la propria produzione, lasciando in disparte le installazioni più iconiche e concentrandosi su sculture di dimensioni minori rappresentanti il corpo umano (un buon esempio è l'installazione scultorea Agora, realizzata nel Grant Park di Chicago). Il 9 marzo scorso, durante l'asta Contemporary Curated Sotheby's New York ha venduto tre Standing Figures (1986) per 139.700 dollari (partendo da una stima d'asta compresa tra i 100.000 e i 150.000 dollari) e Anonymous Portrait (1987) per 22.860 dollari (con stima tra i 18.000 e i 25.000). Nel 2022 un'altra Standing Figure (1986) ha raggiunto sempre da Sotheby's risultati simili, venendo aggiudicata per 113.400 pound (e stimata tra i 70.000 e i 90.000 pound). Similmente, anche Phillips ha venduto Incarnations. Face XIII (1986) lo scorso 3 marzo per 24.130 pound (partendo da una base d’asta compresa tra i 18.000 e i 22.000 pound).
Magdalena è però rimasta fino alla sua morte particolarmente immune alle dinamiche del mercato, rimanendo interessata solamente al rapporto tra le proprie opere e l’ambiente naturale circostante. Per riassumere il suo pensiero, potremmo dunque utilizzare parte di un’intervista da lei rilasciata nel 1971:
“Non sono interessata a costruire un nuovo ambiente con le mie installazioni.
Sono interessata alle tensioni che nascono quando posiziono nuove forme nello spazio.
Sono interessata alla sensazione che provo di fianco all’oggetto intrecciato.
Sono interessata al movimento ondulatorio delle superfici intrecciate.
Sono interessata a ogni groviglio di corde e fili, e in ogni possibilità di trasformazione.
Sono interessata al percorso di ogni singolo filo.
Non sono interessata all’utilità pratica del mio lavoro.”
Tutte le foto: courtesy Alice Trioschi.