Il Rinascimento di Donatello conquista Londra

Sandra Romito
15.3.2023
Tempo di lettura: 4'
Dopo Firenze e Berlino, “lo spirito di Donato” giunge con la grande mostra "Donatello: Sculpting the Renaissance" al prestigioso Victoria & Albert Museum di Londra. È per il maestro fiorentino la prima volta nel Regno Unito

Ultima tappa dopo Firenze e Berlino, Donatello arriva al Victoria & Albert Museum a Londra. Il titolo della mostra, Donatello: Sculpting the Renaissance, è certamente appropriato, ma preferivo quello fiorentino, Donatello, the Renaissance, che quasi con violenza proclamava che senza Donatello non ci sarebbe stato il Rinascimento. La sede è perfetta: il Victoria & Albert Museum nacque con intenti pratici, una raccolta vasta e varia che ha sempore mirato ad educare, quasi in opposizione alla National Gallery o al British Museum, più elitari. E donatello infatti è stato il maestro che ha portato l’arte fuori dal Medioevo, il gigante e non solo il precursore, il San Giovanni Battista di Michelangelo. Lo riconosce anche Vasari, quando conclude la vita di Donatello citando il grande erudito e amico Vincenzo Borghini: “O lo spirito di Donato opera nel Buonarroto, o quello di Buonarroto antecipò di operare in Donato.” È sempre Vasari a scrivere con stupore di come l’artista, nato ancora nel Trecento “tentatva di scoprire la bellezza degl’antichi, stata nascosta già cotanti anni”, continuando poco dopo “e certo nelle figure moderne non s’è veduta ancora tanta vivacità, né tanto spirito in marmo, quanto la natura e l’arte operò con la mano di Donato in questa.” Un’eccellenza. Quella di Donatello, riconosciuta da sempre.



Nato nella Firenze di Brunelleschi e Ghiberti, e poco più giovane di loro, Donatello con il primo andò a Roma a Studiare l’antico dal 1402 al 1404 mentre per il secondo iniziò a lavorare nel cantiere del Battistero, fino al 1407. Le sue prime opere note sono legate ai grandi cantieri fiorentini dell’epoca, il Duomo e Orsanmichele, ed a Londra è arrivato dal Bargello il prestito straordinario del David di marmo, a grandezza naturale, scolpito nel 1408-9 per il Duomo, e trasferito a Palazzo Vecchio nel 1416.



David, marmo, 1408-9, dettaglio


Opera ancora giovanile, di sapore goticheggiante, ma che già dimostra le sue capacità tecniche come pure un’attenzione nuova verso il naturale: si guardino le pieghe delle vesti, o le mani, assolutamente in linea con la statuaria classica del più alto livello. Interessantissimo è vedere quanto all’epoca pittura e scultura fossero spesso in simbiosi: ne è un esempio il bassorilievo di stucco dipinto, montato su una cornice a tabernacolo, opera anonima ma in tutta probabilità eseguita su disegno di Donatello verso il 1426-30 e che ricorda non poco Masaccio. Parte delle collezioni del Victoria & Albert, come anche una Madonna in terracotta, eseguita forse da Donatello intorno al 1415, o le terracotte montate su fronte di cassone, poco distanti, databili intorno agli stessi anni o poco prima: tutte opere che dimostrano la versatilità degli artisti fiorentini nell’uso dei materiali, e la varietà dei prodotti artistici creati a Firenze nel Quattrocento come pure quella delle collezioni del museo londinese.


Reliquiario di San Rossore, bronzo dorato, 1424-7


Quasi a conferma di tale versatilità e del supposto alunnato come orafo, il Reliquiario di San Rossore in bronzo dorato è un altro prestito favoloso, questa volta dal Museo Nazionale di San Matteo di Pisa. Eseguito per Ognissanti nel 1424-7, esce completamente dalla tradizione medioevale dei porta-reliquie, avendo affinità fortissime con i busti-ritratto di epoca romana. Un naturalismo che non si era mai visto, e che torna forte anche nel busto di terracotta dipinto, attribuito a Donatello e esposto poco lontano.


Pulpito di Prato, marmo e mosaico, 1428-38


A Londra non manca una parte del pulpito di Prato, eseguito con Michelozzo tra il 1428-1438: una struttura esterna, usata per l’ostensione della reliquia della Sacra Cintola. Una mescolanza di motivi paleocristiani – lo sfondo a mosaico - e classici – le danze dionisiache dei sarcofagi romani – che introduce il tema caro e ricorrente in Donatello dei puttini, amorini e spiritelli, un tema che sarà ripreso da lui e dai suoi seguaci lungo tutto il Quattrocento. I putti danzanti si ritrovano infatti subito - e sempre a Prato - nella capsella destinata a contenere la Sacra Cintola, opera dell’orafo e suo collaboratore, Maso di Bartolomeo.


Maso di Bartolomeo, Capsella della Sacra Cintola, rame dorato, corno, avorio e legno, 1446-8


Un esempio per tutti, che toglie il fiato per la sua composizione quasi sfrontata e l’esecuzione magnifica, è l’Attis-Amorino del Bargello, bronzo del 1435-40.



Attis-Amorino, bronzo in parte dorato, 1435-40


L’umanità profonda che Donatello riesce a rappresentare utilizzando qualsiasi materiale è chiarissima nelle numerose Madonne con Bambino arrivate a Londra: l’amore più grande, quello materno, non si era mai visto così bene espresso. Prima fra tutte la Madonna Pazzi di Berlino, del 1420-5, ma anche la Madonna delle Nuvole di Boston, del 1425-35, la Madonna Piot in terracotta del Louvre del 1440 e la Madonna dell’Umiltà di Vienna in bronzo dorato e montata in un tabernacolo di marmo attribuito a Desiderio da Settignano, del 1445.


In senso orario da sinistra in alto: Madonna Pazzi, marmo, 1420-5; Madonna delle Nuvole, marmo, 1425-35; Madonna Piot, terracotta, 1440; Madonna dell’Umiltà, bronzo dorato, 1445 


Tutte opere che dimostrano come fosse anche il campione indiscusso dello stiacciato, una tipologia di rilievo bassissimo, che permette di avere in scultura un effetto quasi pittorico. L’eterogeneità delle sue invenzioni compositive e le sue capacità nell’affrontare tecniche e materiali così diversi sono palpabili. Le terracotte, in particolare, sono sempre una sorpresa: forse perché si notano di meno nei grandi musei, schiacciate dai bronzi e dai marmi, o forse perché il colore è così caldo e la materia allo stesso momento forte e fragile. Così come riuscì a rendere i profondi affetti, Donatello fu in grado di raffigurare il dolore con una modernità ed una intensità raramente viste prima, come nel Compianto databile intorno al 1455-60 delle collezioni del museo londinese. La superficie del bronzo è lasciata ruvida e vibrante nelle figure più disperate, quasi a simulare con i riflessi della luce il movimento dei loro corpi scossi dall’orrore che la morte di Cristo ha generato.


Compianto, bronzo, 1455-60 


Una mostra veramente intensa questa di Donatello, con prestisti generosi e immensi che si alternano alle numerose opere della collezione del museo in un percorso articolato in sezioni tematiche che aiutano questa straordinaria passeggiata. Verso la fine, la Crocifissione proveniente dalla Basilica di Sant’Antonio a Padova, immensa e commovente, non fa altro che reiterare la bravura di un artista che ha cambiato le sorti dell’arte occidentale e l’ambizione dei curatori di questa tappa finale della trilogia. 

Londra, Victoria & Albert Museum, Donatello: Sculpting the Renaissance, fino all’11 giugno 2023.

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Con l’idea che non avrebbe guardato a nulla dopo Giotto, Sandra è stata una convintissima e feroce medievista nei suoi vent’anni: ora guarda tutto e le piace tutto, dal manoscritto miniato al gioiello d’artista. Ha lavorato per più di venti anni nel dipartimento di dipinti antichi alla Christie’s di Londra, dove ancora collabora quotidianamente come consulente, accompagnando i dipinti da collezione a collezione, con la stessa emozione del primo giorno. Un debole ovviamente rimane per la pittura italiana, soprattutto di alta epoca.

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