Venture capital, dalla pandemia non soltanto un freno

Rita Annunziata
7.8.2020
Tempo di lettura: 3'
Secondo uno studio di BeBeez per P101 Ventures, nel 2019 ben 144 aziende hanno annunciato round per oltre 605,6 milioni di euro. Ma se da un lato la pandemia ha posto un freno al mondo del venture capital, dal “cigno nero” potrebbero arrivare anche delle opportunità

Record di investimenti di venture capital in Europa, pari a 32,4 miliardi di euro nel 2019

In Italia 31 società hanno raccolto round da almeno tre milioni

Lo shock pandemico ha imposto una deviazione della traiettoria del venture capital, ma il rallentamento atteso non è l'unico possibile risvolto del virus. Costringendo le imprese a un salto in avanti nell'utilizzo dei canali e delle tecnologie digitali, uno dei “principali outout delle startup di tutto il mondo”, il “cigno nero” potrebbe trasformarsi in un'opportunità per chi riuscirà a restare sul mercato.
Secondo la quarta edizione del report di BeBeez per P101 Ventures sul mercato italiano del venture capital, nel 2019 ben 244 aziende hanno annunciato round per oltre 605,6 milioni di euro, contro le 179 aziende per 510 milioni del 2018. Nel conteggio, si legge nello studio, non è compreso solo “l'equity puro raccolto dalle aziende, bensì tutti i capitali che sono affluiti da investitori italiani e internazionali, compresi il debito e i grant”. Se si escludono questi due fattori, si parla comunque di 550,6 milioni per il 2019 e 480 milioni per il 2018.

Nello scenario europeo invece si contano 32,4 miliardi di euro di investimenti, nove miliardi in più rispetto all'anno precedente, nonostante una contrazione del numero dei deal (5.017 contro 5.929), indice della crescita della dimensione media dei round. Lo stesso vale per il Belpaese, dove sono 31 le società che hanno raccolto round da almeno tre milioni, per un totale di 491 milioni di euro. Nel 2018 si parlava 31 startup e scaleup per 408 milioni di euro ma, se si scorpora il mega-round da 100 milioni raccolto da Prima Assicurazioni e sottoscritto da Blackstone e Goldman Sachs, il divario anno su anno cresce ulteriormente. Non si contano round di una tale portata nel 2019, ma tra i principali risultano quello dell'app social fashion Depop e della fintech Soldo, che hanno raccolto rispettivamente 62 e 61 milioni di dollari.
Il lato negativo della medaglia, spiegano i ricercatori, è che i valori complessivi in Italia restano ben al di sotto degli investimenti medi pro capite di tutte le principali economie mondiali, al punto che il Paese resta fanalino di coda in Europa e non solo. “Ancorché la visibilità e soprattutto la necessità di investire in innovazione siano e siano state sempre più evidenti, almeno per il 2019, ancora non è stato registrato l'afflusso di capitali che ci si sarebbe augurati”, precisa lo studio. La partenza del Fondo nazionale dell'innovazione promosso da Cdp e alcuni primi investimenti da parte di grandi investitori istituzionali dal mondo dei fondi pensione e delle casse previdenziali lascerebbero ben sperare, ancora non risultano essere sufficienti. Poche società europee riescono a competere con il contesto globale in termini di digitalizzazione e tecnologia e, “se l'Italia non accelererà l'attenzione verso questi investimenti, molto difficilmente avrà un ruolo di qualche tipo”, continuano i ricercatori.

Ciononostante, la crisi epidemiologica potrebbe svolgere un ruolo positivo per il mercato del venture capital. Buona parte dei business su cui si sono concentrati gli investimenti sono “caratterizzati da un forte imprinting digitale, che oggi è diventato un must have da semplice nice to have”. Settori come l'informazione, l'educazione, la finanzia, il retail, hanno segnato risultati che erano attesi tra due o tre anni. Se nel breve termine si stima una contrazione delle valutazioni non solo in valori assoluti ma soprattutto in termini relativi, sulle ceneri della pandemia molti settori si preparano a mutar pelle. “Non ci sarà più spazio per tutti”, aggiungono i ricercatori che concludono: “chi avrà la forza per restare sul mercato vivrà come ai tempi della corsa all'oro”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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