Venture capital: Italia da record ma fanalino di coda in Ue

Rita Annunziata
9.2.2022
Tempo di lettura: 5'
Gli investimenti di venture capital hanno toccato per la prima volta gli 1,2 miliardi di euro. Ma Regno Unito, Germania, Francia e Spagna continuano a guidare la classifica in Europa

Raggiunti gli 1,2 miliardi di euro per una crescita del +118% sul 2020

Registrati 12 round con un investimento superiore ai 20 milioni di euro

La Lombardia guadagna la cima della classifica per investimenti in startup

Un anno da record per gli investimenti di venture capital in Italia, che hanno sfondato per la prima volta il tetto del miliardo di capitali raccolti. Si parla di una crescita del +118% rispetto al 2020 per un numero di deal pari a 334 dai 111 dell'anno precedente. Ma che non le basta a tenere il passo dei “cugini” europei, col Regno Unito che da solo ha raggiunto i 32,4 miliardi (due volte e mezzo la performance del 2020) per 1.911 operazioni.

Il confronto con l'Europa


Secondo le ultime rilevazioni raccolte nell'EY Venture capital barometer 2021, al secondo posto tra i principali paesi europei si posiziona la Germania con 7,18 miliardi di capitali raccolti e 642 deal di venture capital e 9,02 miliardi per 36 deal di growth equity. Seguono la Francia con 11,57 miliardi complessivi e la Spagna con 6,6 miliardi. Al quinto posto l'Italia dove, come anticipato in apertura, gli investimenti di venture capital hanno toccato gli 1,243 miliardi per 334 operazioni.
Un dato ad ogni modo consistente, se si considera che nel 2020 si parlava di 569 milioni di euro. E che, secondo Marco Daviddi (strategy & transactions markets leader Europe West di EY), trova le proprie ragioni nel “superamento delle restrizioni legate allo scoppio della pandemia e al generale clima di fiducia e crescita nella nostra economia”. Senza dimenticare, aggiunge, che “proprio l'emergenza sanitaria legata al covid-19 ha determinato cambiamenti nei comportamenti di consumo e nei modelli operativi delle aziende, in risposta ai quali molte startup hanno ridefinito il proprio posizionamento e la propria strategia e per questo sono state premiate dal mercato e dagli investitori”.

La fotografia dei deal


Nel dettaglio, si contano 12 round con un investimento superiore ai 20 milioni di euro (per 657 milioni di euro complessivi) a fronte dei 6 round per 245 milioni di euro del 2020. A crescere sono anche gli accordi che hanno coinvolto società in fase pre-seed o seed, balzati dai 53 dell'anno precedente a 233. L'analisi geografica mostra come la Lombardia guadagni la cima della classifica per investimenti in startup, raccogliendo più della metà degli investimenti totali nella Penisola sia per numero di operazioni (175) che per valore di raccolta (822,9 milioni). Sul podio anche il Piemonte con 39 deal per 203,2 milioni di capitali raccolti e la Toscana con 17 deal per 72,9 milioni di euro. Diametralmente opposta la performance del Sud Italia, in cui si distingue unicamente la Puglia con cinque deal conclusi dal valore di raccolta complessivo pari a 5,3 milioni di euro. Quanto ai settori, a catturare gli interessi degli investitori è soprattutto il foodtech con oltre 260 milioni di euro raccolti. Segue il fintech con circa 255 milioni di euro, l'energy con 164 milioni, il proptech con 147 milioni e infine l'health & lifescience con 99 milioni.

Gli incentivi in campo


“Vediamo segnali incoraggianti per un'ulteriore fase di crescita e di maturità del sistema”, interviene ancora Daviddi. “In molte economie europee la crescita degli investimenti in innovazione attraverso startup sta avvenendo a ritmi superiori a quelli che osserviamo in Italia. Questo è dovuto a molti fattori, tra cui una più ampia disponibilità di risorse attivabili, non solo di provenienza pubblica, e un sistema di infrastrutture e servizi più capillare. Diverse iniziative, anche connesse al Piano nazionale di ripresa e resilienza, perseguono obiettivi che possono consentire al venture capital di raggiungere un nuovo livello”. Tra queste, cita l'esperto, l'iniziativa del ministero dell'Università e della Ricerca per la formazione di Centri Nazionali di ricerca ed ecosistemi di ricerca e innovazione, anche nel Sud Italia, che “sarà funzionale a liberare risorse oggi non ancora messe a sistema”. Senza dimenticare gli ulteriori 2,5 miliardi di euro stanziati dal governo attraverso il ministero dello Sviluppo economico a sostegno di startup e pmi innovative, al fine di favorirne la crescita e affiancarle nei processi di transizione ecologica e digitale.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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