Private equity o venture? Una bussola per orientarsi
Un'analisi di Kpmg e Aifi ha stimato per il 2019 un rendimento lordo del private equity superiore al 21%. Nel venture capital abbiamo rendimenti fino al 60% annuo e oltre, ma a volte anche negativi
Secondo Aifi nel 2019 gli investimenti in private equity sono stati pari a 7 miliardi di euro, contro il record di quasi 10 miliardi del 2018. Nel venture capital sono stati investiti 270 milioni
I risparmiatori possono investire in private equity e venture capital indirettamente (tramite i family office, i club deal e nuovi prodotti quali Eltif e Pir) o direttamente solo se hanno un patrimonio tale da poter essere considerati investitori professionali
Per quanto riguarda invece il venture capital, nel 2019 sono stati investiti 270 milioni con 170 operazioni, la maggior parte delle quali su startup early stage. “I nostri sono ancora numeri piccoli rispetto a paesi come Francia e Germania, ma iniziano a essere significativi. Il mercato del resto è sempre più articolato e su di esso c'è grande attenzione anche a livello governativo da parte di Cdp Venture Capital sgr. Si spera che le misure governative porteranno a un aumento degli operatori sul mercato”, auspica Muzio. Fermo restando che “l'intervento pubblico deve stimolare il settore privato, ma non sostituirlo”, puntualizza Fausto Boni, fondatore e general partner di 360 Capital, oltre che presidente di VC Hub Italia, l'associazione dei venture capital italiani, degli investitori in innovazione e delle startup italiane.
Per quanto riguarda i ritorni, un'analisi di Kpmg e Aifi ha stimato per il 2019 un rendimento lordo del private equity superiore al 21% e del 15-20% tra il 2015 e il 2019. “I migliori fondi di private equity hanno anche rendimenti lordi superiori al 30%”, precisa Ghetti. A differenza della maggior parte delle asset class liquide, che presentano una variazione di performance contenuta, “nel venture capital abbiamo una dispersione colossale dei rendimenti: fino al 60% annuo e oltre, ma a volte anche negativi. Il rendimento non è influenzato tanto dall'asset class, quanto dalla bravura del gestore”, spiega Boni.
I costi legati all'investimento in private equity o venture capital sono le commissioni di gestione (solitamente pari al 2% della raccolta) e il carried interest, una sorta di commissione di performance pari al 20% della plusvalenza realizzata quando si raggiunge una certa soglia di rendimento, fissata solitamente all'8%. I risparmiatori possono investire in private equity e venture capital indirettamente tramite i family office, i club deal e i nuovi prodotti degli asset manager, quali Eltif e Pir. Gli investitori privati possono accedere direttamente al private equity o venture capital solo se hanno un patrimonio tale da poter essere considerati investitori professionali, oltre che un'alta tolleranza al rischio ed elevate competenze.
“Le cifre da loro investite sono importanti, ma comunque costituiscono una piccola percentuale del loro patrimonio”, spiega Ghetti. Un'altra modalità di investimento diretta in venture capital può essere per certi versi l'equity crowdfunding, che pur non rientrando formalmente nel venture capital, permette di investire in startup non quotate.
Articolo tratto dal magazine We Wealth di febbraio 2021