Investimenti alternativi: diverse strategie per crescere

31.1.2020
Tempo di lettura: 3'
In uno scenario di tassi negativi, i private market possono fare la differenza. Occorre, però, definire preliminarmente quali strategie adottare nei private asset, distinguendo tra private equity, private debt, investimenti in real estate e in infrastrutture
Le pmi italiane sono meno capitalizzate e più fragili delle pmi europee, a causa dell'eccessivo ricorso al capitale bancario
Il posizionamento degli investimenti istituzionali italiani sta crescendo sugli asset alternativi
I ritorni devono essere adeguati al rischio; devono essere consistenti e ripetibili
“I sistemi che sapranno attrarre, grazie agli intermediari, più liquidità non solo daranno buoni risultati a chi ha investito, ma saranno in grado di far crescere l'economia reale. Questa la sfida per il nostro sistema”.
“La realtà italiana vede 72 pmi ogni mille abitanti (contro una media europea di 58 società), che contribuiscono in Italia per il 78% all'occupazione e rappresentano quasi il 70% del valore aggiunto della produzione italiana, a fronte di una media del Vecchio continente del 56%. Ma questi numeri, superiori al livello europeo, non rappresentano un indice altrettanto elevato di capitalizzazione. Le pmi italiane sono, infatti, meno capitalizzate e più fragili delle società europee, a causa dell'eccessivo uso del capitale bancario”, ha spiegato Luigi Roth, presidente di Equita Capital Sgr, che insieme ad Angelo Tantazzi, presidente di Prometeia, ha inaugurato il convegno anticipando gli interventi di Davide Squarzoni (ad Prometeia Advisor Sim), Luigi Tommasini (senior partner del Fondo Italiano d'Investimento Sgr) e Paolo Pendenza (responsabile private debt di Equita Capital Sgr). All'evento hanno partecipato anche Andrea Vismara, ad di Equita, Silvana Chilelli (ad Eurizon Capital Real Asset Sgr), Oreste Gallo (presidente di Cometa), Filippo Manfredi (direttore generale della Fondazione Caritro) e Domenico Romeo (socio fondatore di, Four Partners).
Com'è andato il credito bancario dal 2008 ad oggi?
“Alla fine del 2019, il credito alle famiglie era di 632 miliardi alle famiglie, mentre quello alle imprese era 640 miliardi. Rispetto al 2008, però, il credito alle imprese è sceso di 200 miliardi di euro, mentre quello delle famiglie è aumentato di 150 miliardi”, ha spiegato Tantazzi, che poi ha aggiunto che “ancora oggi il credito bancario è predominante nel ruolo del finanziamento delle imprese” ma che “si è assistito a una diversificazione delle fonti di investimento”.
Dello stesso avviso Squarzoni, che ha dichiarato che “il posizionamento degli investimenti istituzionali italiani sta crescendo sugli asset alternativi”, ma che bisogna fare attenzione perché non tutti gli alternativi sono uguali. “Occorre preliminarmente definire quali strategie adottare nei private asset, distinguendo tra private equity, private debt, investimenti nel real estate e in Infrastrutture”, ha spiegato.
In particolare, durante l'evento si è evidenziato come il private equity in Italia risulti sottodimensionato rispetto ai principali paesi europei, sia in termini di masse gestite sia per numero di gestori di fondi. Il tessuto economico italiano però, caratterizzato da piccole e medie imprese con significativo potenziale inespresso, risulta essere un mercato particolarmente attraente per il private equity che, vista la minore competizione in Italia, offre ritorni interessanti per gli investitori.
Anche il private debt emerge come mercato interessante visti i significativi spazi di crescita che lo caratterizzano come risorsa complementare al debito bancario, oltre che ai ritorni più elevati rispetto ad altri strumenti d'investimento a reddito fisso ormai caratterizzati da rendimenti spesso vicini allo zero.
Il caro tema dei rendimenti
“Se si vuole chiedere a qualcuno di investire dobbiamo dimostrargli che ci sono stati rendimenti. Inoltre, i ritorni devono essere adeguati al rischio che l'investitore va a porre; devono quindi essere consistenti e ripetibili”, ha detto Tommasini, che poi ha ribadito che, in Italia, il private equity e il private debt sono “mercati strutturalmente interessanti”.