Private equity, Italia in controtendenza: più capitali verso le imprese

Le somme investite sul private equity e venture capital italiano sono arrivati a 23,7 miliardi nel 2022, con un aumento del 61% rispetto all'anno precedente
A livello globale il calo è stato del 16%, a causa del contesto monetario più restrittivo
"Il clima è cambiato", su private equity e venture capital, con una "minore propensione a prendere rischi collegata all'aumento dei tassi interesse", ha spiegato il presidente di Aifi, Innocenzo Cipolletta
Il private equity e il venture capital italiano sono andati in controtendenza globale nel 2022, mettendo a segno un incremento deciso degli ammontari investiti, mentre nel resto del mondo la frenata è stata evidente con il ritiro della liquidità dovuto alla stretta monetaria. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall'Aifi, l'associazione italiana del comparto private market, gli investimenti sono arrivati a 23,7 miliardi nel 2022, con un aumento del 61% rispetto ai livelli dell'anno precedente. La raccolta è migliorata solo marginalmente a 5,920 miliardi (da 5,725 miliardi) e, parallelamente, sono aumentati del 63% i disinvestimenti sul comparto a 4,398 miliardi (prevalentemente, cessioni ad altri fondi di private equity).
A livello globale la fotografia è meno confortante con una riduzione della raccolta del 22% nel 2022, mentre in termini di ammontare investito il calo è stato pari al 16%. Se i fondi italiani hanno potuto registrare un 2022 decisamente più positivo rispetto alle loro controparti estere, ha sottolineato Aifi, lo si deve soprattutto all'afflusso di capitali stranieri sul private equity e venture capital tricolore. Nel dettaglio, la provenienza geografica dei fondi raccolti sul mercato, è stata domestica per il 55%, mentre il peso di quella estera è stato del 45%. Il 18% della raccolta è riconducibile a fondi pensione e casse di previdenza (890 milioni di euro), seguiti dalle assicurazioni (13%, 678 milioni) e dalle banche (9%, 448 milioni).
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Venti contrari sul private equity
I dati di Aifi non mostrano un dettaglio trimestrale su come sia andato il 2022, che nella seconda metà ha subito direttamente l'impatto dei rialzi dei tassi. In ogni caso, ha ammesso il presidente di Aifi, Innocenzo Cipolletta, "il clima è cambiato", su private equity e venture capital, con una "minore propensione a prendere rischi collegata all'aumento dei tassi interesse. La riduzione della liquidità in prospettiva e la stessa crisi di SVB genera un effetto restrittivo: questo si ripercuote sul nostro mercato". L'auspicio di Cipolletta è che questo clima meno favorevole alla crescita del comparto sia "temporaneo". E sulle startup che hanno poi messo in difficoltà SVB, Cipolletta ha dichiarato: "Le nostre startup venture-backed, sono anche molto poco indebitate e hanno azionisti solidi", di conseguenza, "soffriamo meno in queste congiunture".
Aifi, in merito ai primi mesi del 2023 ha indicato che la frenata, per quanto non preoccupante sia proseguita negli investimenti sul private equity e venture capital.
Le operazioni e i settori su cui si sono concentrate
“Dopo un primo semestre nel segno di grandi investimenti nelle settore infrastrutturale, il secondo semestre 2022 è stato caratterizzato da un notevole incremento dei buy out, che raddoppiano rispetto al 2021, grazie al contributo dei player internazionali che continuano a manifestare un significativo interesse verso le eccellenze del nostro paese”, ha dichiarato Francesco Giordano, Private Equity Leader di PwC Italia.
Il mercati del private equity italiano resta più piccolo rispetto a quello delle altre grandi economie europee, ha commentato Cipolletta: "Per far raggiungere all'Italia una dimensione paragonabile a Francia e Germania, servirebbero altri fondi di fondi a carattere pubblico per fare partecipare il risparmio privato a questo tipo di attività".