M&A e private equity: 8 settori nel mirino dei fondi nel 2023

Rita Annunziata
9.1.2023
Tempo di lettura: 3'
Il mercato italiano M&A, nel 2022, è stato trainato dagli operatori di private equity. Ecco su cosa punteranno i fondi quest’anno

Nel 2022 sono state chiuse oltre 970 operazioni per un controvalore di 89,4 miliardi di euro. Oltre un’acquisizione su tre è stata realizzata da fondi di private equity

Secondo EY, nei prossimi 12 mesi gli operatori di private equity punteranno soprattutto sui settori tech, healthcare, pharma, consumer e infrastrutture

Oltre un’acquisizione su tre in Italia, nel corso del 2022, è stata realizzata da fondi di private equity. Si parla di 347 operazioni di buy-out per un controvalore di 62,4 miliardi di euro, a fronte delle 224 operazioni per 42,6 miliardi dell’anno precedente. Un record storico sia in termini di valore che di volumi. Ecco su cosa punteranno quest’anno secondo una nuova analisi di EY.


Nei prossimi dodici mesi si stima una polarizzazione dell’interesse dei fondi nei settori tech, healthcare, pharma, consumer (a condizione di avere brand riconoscibili e ad alto potenziale) e infrastrutture (con asset capaci di garantire cash flow stabili); ma a catturarne l’attenzione saranno anche settori di nicchia legati allo sviluppo professionale, quali education, ricerca e selezione del personale, e talent management. In generale, secondo Marco Daviddi (strategy & transactions markets leader Europe West di EY), sul mercato delle fusioni e acquisizioni in Italia pesano tuttavia alcune incognite: la crisi russo-ucraina, la nuova ondata di covid-19 in Cina, le politiche economiche restrittive da parte delle banche centrali e l’incremento generalizzato del costo del denaro, oltre a un più complesso accesso al debito. 


“D’altro canto, la liquidità presente nel sistema continua a essere elevata e gli shock degli ultimi anni hanno accelerato una serie di trasformazioni che hanno messo aziende e imprenditori di fronte alla necessità di aprire il capitale alla partecipazione di soggetti in grado di portare risorse fresche e know-how, un fenomeno destinato a perdurare in vari settori”, spiega Daviddi. “Pertanto nei primi mesi del 2023 è da attendersi una più complessa composizione negoziale tra le aspettative dei venditori e disponibilità degli acquirenti, con un inevitabile freno al completamento dei deal, ma la necessità di continuare a operare una veloce trasformazione dei modelli operativi e di business all’insegna della revisione delle catene di fornitura, dei mercati target, dell’efficienza operativa e della definizione di nuove modalità di interazione con la clientela, continuerà a favorire una dinamica M&A solida”.


Il mercato italiano delle fusioni e acquisizioni ha chiuso infatti il 2022 con risultati “inaspettatamente positivi”, ricorda Daviddi. “Scenario geopolitico, inflazione, costi energetici, tensioni nelle catene di fornitura e incremento del costo del denaro hanno inciso sul mercato, ma se inizialmente si è ritenuto che potessero determinare un freno in un contesto di incertezza, nella realtà il mercato italiano ha mostrato grande lucidità ed efficacia”, osserva l’esperto. “Il sistema Italia, dopo la crisi legata alla pandemia, sembra aver effettivamente compreso come la leva M&A possa essere un efficace strumento per accelerare i processi di trasformazione aziendali e per acquisire competitività”.


Nel dettaglio, sono state registrate complessivamente circa 971 operazioni di fusione e acquisizione nel Belpaese, in crescita del +31% rispetto alle 742 dell’anno precedente, per un controvalore di quasi 89,4 miliardi di euro (+11% sul 2021). Hanno fatto da traino i comparti industrials & chemicals (con un’incidenza del 24% sul totale delle operazioni), technology (16%) e consumer (16%). Il confronto con il 2021 vede invece prevalere i comparti technology (+3%), infrastrutture (+2%) e business services (+1%); in calo industrials & chemicals (-3%) e consumer (-3%), complice lo shock inflattivo.

Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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