Risparmio gestito, masse in calo del 10%. Come invertire la rotta

Rita Annunziata
22.5.2023
Tempo di lettura: 3'
Dopo 20 anni di crescita ininterrotta, la frenata: nel 2022 i ricavi dei gestori sono diminuiti dell’11%, gli utili del 27%. Palmisani (Bcg): “Ribilanciare le masse verso prodotti a maggior marginalità. A partire dagli investimenti alternativi”

Palmisani: “La creazione di valore per gli asset manager passerà sempre di più attraverso un ribilanciamento delle masse verso prodotti a elevata marginalità e da una forte semplificazione del modello operativo”

Nel 2022 metà dei ricavi dell’industria è stata catturata da gestori di private equity, private debt e real estate. Gli esperti stimano che i loro asset in gestione cresceranno in media del 7% all’anno nei prossimi cinque anni

Dopo un ventennio di crescita ininterrotta dei ricavi, l’industria del risparmio gestito ha subito una brusca frenata. Secondo l’ultima edizione del Global asset management 2023 di Boston consulting group, la “caduta” ha toccato quota -11% nel 2022. Mentre guerra, inflazione e strette monetarie rallentavano la corsa delle Borse, il patrimonio globale in gestione è sceso infatti del -10%, da 108 a 98mila miliardi di dollari. L’Italia ha partecipato con una fetta di 2.300 miliardi di euro (da 2.100 miliardi, -9%), complice il declino dei fondi dedicati agli investitori retail. Una fotografia che, secondo la società di consulenza strategica globale, impone ai gestori di assumere “una mentalità trasformativa” che faccia leva su tre fattori: profittabilità, personalizzazione e mercati privati.


“L’aumento dei ricavi degli asset manager dal 2006 a oggi è stato sostenuto per circa il 90% dalle performance di mercato che hanno più che compensato la crescita dei costi, il calo delle commissioni e il flusso di capitali verso prodotti con minore marginalità”, spiega Edoardo Palmisani, managing director e partner di Bcg. “La rapida ascesa dei tassi d’interesse ha contribuito nel 2022 al calo del 10% delle masse gestite degli operatori a livello globale, del 9% in Italia. In questo contesto, la creazione di valore per gli asset manager passerà sempre di più attraverso un ribilanciamento delle masse verso prodotti a elevata marginalità e da una forte semplificazione del modello operativo”.


5 fattori che mettono a rischio i profitti dei gestori

I gestori si trovano infatti ad affrontare 5 pressioni fondamentali, secondo Bcg. Oltre al nodo-mercati accennato da Palmisani, c’è il tema dei fondi passivi, che nel 2022 hanno continuato a vincere registrando afflussi netti pari a 0,5 trilioni di dollari mentre i fondi a gestione attiva incassavano deflussi netti per 1 trilione di dollari. Fra il 2010 e il 2022 i fondi passivi hanno catturato il 90% dei flussi d’investimento negli Stati Uniti, per esempio. In Asia e in Europa si parla rispettivamente del 21 e 20%, ma per gli esperti tale quota di mercato potrebbe crescere rapidamente qualora l’Unione europea vietasse gli accordi di retrocessione tra gestori e reti distributive. Il risultato: una persistente pressione al ribasso delle commissioni, scese più del 15% dal 2010, che corrisponde a una perdita di fatturato di 55 miliardi di dollari.


LE OPPORTUNITÀ PER TE. Sai quali sono le aspettative di rendimento su private equity e private debt? Come si possono inserire strumenti di questo tipo all'interno di un portafoglio diversificato? Gli esperti selezionati da We Wealth possono aiutarti a trovare le risposte che cerchi. RICHIEDI LA TUA CONSULENZA GRATUITA


Intanto, la percentuale dei costi rispetto ai ricavi aumenta, “il che fa pensare a strutture inadatte al nuovo contesto”, avvertono i ricercatori. Stando alle stime di Bcg, circa il 60% dei costi dell’asset management sono fissi, la maggior parte dei quali legati al personale. In prospettiva, secondo i ricercatori, i gestori dovranno ridurre la loro base costi di almeno il 20% per mantenere i livelli storici di redditività. L’ultimo fattore di pressione riguarda i prodotti: poche delle novità lanciate sul mercato sopravvivono, nonostante i tentativi di innovazione. Questo perché l’industria ha perfezionato l’arte di suddividere i prodotti in offerte di nicchia nel tentativo di distinguersi in un terreno da gioco altamente competitivo, si legge nel rapporto, ma gli investitori tendono ad affidarsi sempre più spesso a prodotti con un curriculum affidabile. Il problema è che il 75% degli asset under management globali si concentra in fondi comuni ed Etf con più di 10 anni di servizio, ma meno del 40% dei prodotti lanciati 10 anni fa è ancora in attività. 


Dopo 20 anni di corsa, la frenata. Come ripartire

Come anticipato da Palmisani, per Bcg nei prossimi anni i gestori dovranno ridisegnare la propria offerta in modo da generare il 30% dei ricavi da prodotti a maggior marginalità. A partire dagli investimenti alternativi. Nel 2022 metà dei ricavi dell’industria (più di 190 miliardi) ha fatto capo ai gestori di private equity, private debt e real estate. E gli esperti stimano che i loro asset in gestione cresceranno in media del 7% all’anno nei prossimi cinque anni. Serviranno però competenze specialistiche per invertire la rotta, anche attraverso acquisizioni o partnership. È stato calcolato infatti che negli ultimi cinque anni circa 30 asset manager hanno puntato sulle acquisizioni e 10 sulle partnership con fintech o attori specializzati; una strada che gli ha permesso di incrementare il loro patrimonio gestito in mercati privati e alternativi fra il 15 e il 20% all’anno, per 3mila miliardi di dollari.


L’ultima leva è quella della personalizzazione. “Sistemi automatizzati consentono di inviare proposte a potenziali investitori e di interagire con loro per poi attivare un contatto con il consulente solo al superamento di una determinata soglia di interesse. Simili soluzioni consentono di aumentare del 20% la capacità dei gestori di convertire i contatti in vendite di fondi, riducendo al contempo i costi”, scrivono i ricercatori. Un’altra opzione è quella del direct indexing, ovvero creare portafogli personalizzati su larga scala tramite azioni frazionate e trading a zero commissioni. Occhio però al rischio di disintermediazione, avvertono gli esperti.

Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

Cosa vorresti fare?