Il value investing vale ancora?

19.6.2020
Tempo di lettura: 5'
Dopo i risultati deludenti di Berkshire Hathaway, la holding del re del value investing, Warren Buffet, la domanda sorge spontanea: il value è una strategia ancora valida?
Quando si parla di value e growth investing si fa riferimento a due strategie di investimento basate su filosofie contrastanti
Negli ultimi mesi, i rapporti di forza tra questi due stili di investimento sembrano essere mutati
Warren Buffet può essere ancora considerato un investitore value?
Has Warren Buffet lost his touch ovvero Warren Buffett ha perso il suo tocco? Titola così un recente articolo del Financial Times dopo i risultati deludenti della sua Berkshire Hathaway, duramente colpita dalla pandemia del coronavirus. Dopo un 2019 in cui Berskshire ha registrato la peggior performance rispetto all'S&P 500 nell'ultimo decennio, la tempesta perfetta che si è abbattuta sui mercati ha fatto perdere alla holding quasi 50 miliardi di dollari nel primo trimestre (49,7 miliardi), su cui a pesare maggiormente è stato un crollo di $54,5 miliardi del valore del portafoglio titoli.
Se anche il re del value investing, strategia che alcuni operatori del settore hanno definito “morta”, sta perdendo colpi, sarà tempo di cambiare strategia? E lo stesso Buffet, che ha scommesso su aziende tipicamente considerate growth, mettendo in portafoglio titoli come Apple e Ibm, può essere ancora considerato ancora value? Ne abbiamo parlato con Marco Caprotti. editor & analyst di Morningstar Italy
Se anche il re del value investing, strategia che alcuni operatori del settore hanno definito “morta”, sta perdendo colpi, sarà tempo di cambiare strategia? E lo stesso Buffet, che ha scommesso su aziende tipicamente considerate growth, mettendo in portafoglio titoli come Apple e Ibm, può essere ancora considerato ancora value? Ne abbiamo parlato con Marco Caprotti. editor & analyst di Morningstar Italy
Value e Growth: strategie a confronto
Quando si parla di value e growth investing si fa riferimento a due strategie di investimento basate su filosofie contrastanti. In parole semplici l'approccio value, il cui padre è considerato l'economista Benjamin Graham, è basato sul ricercare opportunità in quei titoli che appaiono sottovalutati e il cui prezzo non rispecchia i fondamentali. Al contrario la strategia growth si concentra su azioni di società ad alto potenziale di crescita, con prezzi mediamente più alti. Se da un lato quella growth è un tipo di strategia che punta a una forte crescita del valore e del rendimento, l'approccio value è più focalizzato su una rendimento costante nel tempo, dato ad esempio dai dividendi. “Tipicamente, vengono considerati value settori come assicurazioni ed energia mentre tecnologia e salute rientrano nell'universo growth” spiega Caprotti a We Wealth.
Una nuova era per il value?
Negli ultimi mesi, i rapporti di forza tra questi due stili di investimento sembrano essere mutati. Guardando all'universo coperto da Morningstar e più precisamente alle categorie in cui vengono racchiusi i fondi a seconda dello stile di investimento e delle regioni, dopo 10 anni di crescita del growth e in cui il value ha sofferto, si sta assistendo a un'inversione di tendenza nel rendimento medio e a un ribaltamento delle strategie da parte degli investitori a favore del value nell'ultimo mese. Ad esempio, la categoria Global Large Cap Value Equity segna a 1 mese + 7,29% mentre la stessa categoria growth +5,51% (vedi tabella). Trend analoghi, spiega Caprotti, si possono osservare confrontando le categorie che raccolgono i fondi americani e quelli specializzati sulle azioni europee.

Andamento categorie Global Equity dalla migliore nell'ultimo mese.
Dati in euro aggiornati al 16 giugno 2020.
Fonte: Morningstar Direct
Dati in euro aggiornati al 16 giugno 2020.
Fonte: Morningstar Direct
“In un momento in cui le borse sono un po' in affanno, non sanno dove andare e in cui non si sa quali sono le prospettive dell'economia, gli investitori sono probabilmente alla ricerca di un rendimento costante nel tempo e preferiscono una strategia più conservativa” evidenzia Caprotti. Per questo motivo “avendo basse valutazioni, ed essendo sostanzialmente titoli e settori che pagano dividendi o fanno azioni di buyback” gli investitori più cauti si orientano sul value. Tuttavia, secondo Caprotti “non è detto che la rivincita momentanea del value durerà a lungo”.
Confini sempre più labili
E cosa dire di Buffet, re del value investing? Se si guarda alla composizione del suo portafoglio, accanto a titoli tipicamente value come Coca Cola o Wells Fargo, si affiancano azioni come Apple, che potrebbero a prima vista essere considerate growth. Ormai la distinzione tra value e growth appare sempre meno nitida: “le categorie e gli stili si stanno un po' sfumando e compenetrando - sottolinea Caprotti- Società che una volta erano tipicamente considerate growth come IBM e Apple fanno prodotti come i computer che vengono utilizzati tutti i giorni da decenni. Gli stessi venture capital, che investono per definizione in settori in forte crescita, stanno investendo in monopattini”. A conferma di questa tesi, evidenzia, “aziende come Apple hanno cominciato a pagare dividendi, cosa che di solito un'azienda tech non fa perché ha bisogno di avere capitale da poter utilizzare per l'R&D”. Quindi Buffet è ancora value o sta diventando growth? “Noi siamo convinti che lo stile di Buffet sia ancora valido perché si è sempre mosso e orientato in un'ottica di lungo periodo su quei titoli che alla fine sono diventati value, entrando nella vita di tutti i giorni ". "Il value è quello che, storicamente, non negli ultimi 10 ma 20,30,40 anni ti da alla fine più soddisfazione ma l'investitore deve avere i nervi saldi per aspettare o, altrimenti, combinare le due strategie (ndr, quello che in gergo tecnico viene chiamato blend)” conclude Caprotti.