Finanza digitale: cosa cambia per l’industria (e per chi investe)

Assogestioni presenta un white paper sui potenziali impatti dell’introduzione della tecnologia a registro distribuito sull’emissione, la registrazione e la circolazione in forma digitale di quote o azioni di Oicr; e sugli investimenti degli Oicr in asset digitali
Tra i benefici per gli operatori si parla dell’efficienza operativa garantita dalla possibilità di svolgere l’attività in maniera automatizzata, riducendo tempi, rischi e costi e consentendo un’esecuzione più rapida e veloce
Dai fondi che diventano token ai fondi che investono in digital asset: l’industria del risparmio gestito, tra vecchie e nuove regole, ha già iniziato a fare i conti con quello che si preannuncia essere un futuro sempre più cibernetico per la finanza. Mentre i risparmiatori-investitori si preparano a raccoglierne i benefici, a partire da un ampliamento dell’offerta, emerge tuttavia un tema di competenze; al punto che c’è chi suggerisce di ripensare al framework delle figure professionali che copriranno questa nuova filiera. Sono solo alcuni dei temi emersi nell’ambito della conferenza Il futuro è digitale: tecnologie decentralizzate e risparmio gestito tenutasi nella cornice milanese dell’Allianz MiCo - Milano Congressi in occasione della seconda giornata del Salone del risparmio. In dialogo con esperti e rappresentati dell’industria, alcuni esponenti di Mef, Banca d’Italia e Consob. Nel corso del dibattito, è stato presentato il white paper di Assogestioni Oltre le cryptovalute - tecnologie a registro distribuito a servizio dell’asset management, risultato di due tavoli di lavoro istituiti dal Comitato digital finance dell’associazione.
“Il Comitato digital finance è stato creato all’inizio dello scorso anno, perché ci siamo resi conto che la tecnologia è sempre più impattante sul nostro mondo, sul risparmio gestito e sulla finanza in senso lato. E volevamo contribuire come industria al dibattito”, interviene in apertura Giovanni Sandri, presidente del Comitato digital finance di Assogestioni e country head di BlackRock Italia. “Abbiamo individuato in particolare due casi d’uso delle tecnologie a registro distribuito (Dlt): la tokenizzazione delle quote dei fondi e l’investimento degli organismi di investimento collettivo del risparmio nei digital asset. Poi, abbiamo avviato dei laboratori che hanno portato alla recente pubblicazione di un white paper, un documento strutturato in due parti: la prima più educativa, che ci ricorda cos’è la Dlt, e la seconda che non rappresenta nient’altro che il risultato di questi laboratori, con le nostre osservazioni su opportunità e limiti”.
I benefici per operatori e investitori
Come spiegato da Edoardo Maestri, group head of operational excellence di Generali, i due laboratori hanno coinvolto l’intera catena del lavoro, non solo gli operatori del risparmio gestito ma anche banche depositarie, intermediari, distributori e fornitori di tecnologia, che hanno contribuito a identificare gli impatti a livello ecosistemico e le conseguenze sugli stessi operatori. “Da un lato, infatti, sono state individuate alcune barriere all’adozione, dalla necessità di uno standard tecnologico di sistema alla necessità di integrare queste tecnologie con sistemi di legacy”, racconta Maestri. “Dall’altro, sono stati individuati alcuni benefici”, sia per gli operatori che per i risparmiatori-investitori. Nel primo caso, si parla dell’efficienza operativa garantita dalla possibilità di svolgere l’attività in maniera automatizzata, riducendo tempi, rischi e costi e consentendo un’esecuzione più rapida e veloce; altri vantaggi sono legati alla trasparenza e all’interoperabilità. Nel secondo caso, lato investitori, si cita invece un ampliamento dell’offerta e, conseguentemente, la possibilità di “accedere ad asset class diverse rispetto a quelle a cui hanno accesso oggi”, spiega Maestri.
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Blockchain e finanza: a che punto siamo
Stando ai dati raccolti dal Politecnico di Milano, oggi si contano 440 progetti a livello internazionale di token basati su blockchain; e ben il 35% è legato alla finanza. “Il mercato finanziario ha bisogno di lavorare su efficienza, tracciabilità, protezione e sicurezza. E la blockchain può essere una delle possibili soluzioni per poter valorizzare questi parametri”, dichiara Marco Giorgino, professore ordinario di financial markets and istitutions di Politecnico di Milano & Polimi graduate school of management. “Le applicazioni, però, non sono così uniformi. In questo 35% ci sono spazi esplorati (come il mondo dei security token offering) e spazi più difficili da esplorare (come tutto il mondo dei crediti e delle garanzie, che fanno più fatica a procedere in questa direzione). La cosa che mi permetto di condividere è che siamo veramente a un momento importante di questa evoluzione. Credo sia quindi responsabilità di tutti esercitare il proprio ruolo fino in fondo. Accelerando sulla velocità di evoluzione sulla quale la tecnologia in qualche modo ci sta sfidando”, conclude Giorgino.
Le sfide dell’industria del risparmio gestito
In chiusura del paper sono state identificate infine alcune aree su cui si ritiene che l’industria del risparmio gestito debba focalizzarsi. “Innanzitutto, la cornice legislativa all’interno della quale dovrà inserirsi questo cambiamento, poi la necessità di disciplinare il ruolo dei fornitori di servizi tecnologici e di capire come garantire la tutela degli investitori da un lato e cogliere i benefici della Dlt dall’altro”, spiega Maestri. “C’è il tema della valorizzazione dei pricing degli asset digitali, che dovranno essere appunto valutati e prezzati, e il tema degli smart contract che saranno degli abilitatori di questa trasformazione”, continua. Senza dimenticare il nodo delle competenze, interviene Maurizio Panebianco, partner di PwC Italia, asset & wealth management leader. “In questo momento le competenze sono scarse, si fa fatica a trovarle. Quindi occorre ripensare al framework delle figure professionali che vanno a coprire questa filiera”, avverte l’esperto.
Via alle nuove regole sulle cripto-attività
Intanto, l’Unione europea ha appena adottato in via definitiva il regolamento sulle cripto-attività (MiCa). Le nuove norme, si legge in una nota ufficiale del Consiglio, riguardano emittenti di utility token, token collegati ad attività e i cosiddetti “stablecoin”; inoltre, si estendono a piattaforme di negoziazione e portafogli cripto. La proposta era stata presentata dalla Commissione europea il 24 settembre 2020, come parte di un più ampio pacchetto sulla finanza digitale volto a promuovere sviluppo tecnologico, stabilità finanziaria e protezione dei consumatori. Il Consiglio ha successivamente adottato il suo mandato negoziale il 24 novembre 2021; i triloghi tra i colegislatori hanno avuto inizio il 31 marzo 2022, fino ad arrivare all’accordo provvisorio tra Consiglio e Parlamento nel mese di giugno. Il pacchetto, oltre al regolamento MiCa, accoglie una strategia in materia di finanza digitale, un atto sulla resilienza operativa digitale (ovvero il “Digital operational resilience act” o “Dora”) e una proposta sul regime pilota relativo alle tecnologie a registro distribuito.