Ecco chi sono i big degli etf a gestione attiva di domani

14.9.2020
Tempo di lettura: 3'
Gestione attiva vs passiva: tra i due litiganti il terzo gode. Da anni l'industria dei gestori tradizionali rincorre i costi bassi degli Etf, rivendicando una maggiore qualità della gestione. Da qualche tempo però, un prodotto ibrido si è fatto strada sul panorama - l'Etf a gestione attiva - ed è già gara a chi si accaparra la quota di mercato maggiore
Da una ricerca Etfgi emerge che gli investitori istituzionali, tra i big del risparmio gestito internazionale, preferiscono Blackrock e Vanguard
I due asset manager, che insieme detengono oltre 10 mila miliardi di masse investiti in Etf, da qualche tempo guardano agli Etf attivi con interesse
Blackrock e Vanguard non intendono lasciare spazio agli altri giganti dell'asset management nella corsa alla scoperta del mondo degli Etf a gestione attiva. A basso costo come i fondi a gestione passiva ma con un lavoro taylor made come prevede l'attiva, questi prodotti finanziari sono un ibrido virtuoso che dal 2016 a oggi ha raccolto 194 miliardi di dollari.
Secondo i dati Etfgi, una società di ricerca specializzata nell'analisi del mondo della gestione passiva, la negoziazione degli etf attivi sta crescendo rapidamente in molte borse a livello globale. Stando a un sondaggio della società riportato dal Financial Times, sul lungo termine ad avere la meglio sugli altri competitori saranno due asset manager già famosi per i record registrati sul campo. Se a livello mondiale ricoprono solo il quinto e tredicesimo posto nella classifica dei maggiori asset manager in fatto di masse detenute, Blackrock e Vangard in fatto di gestione passiva non hanno rivali: con i loro Etf gestiscono 3,8 mila miliardi l'una e 7 mila miliardi di dollari l'altra.
Dal sondaggio riportato dal quotidiano inglese, per il quale sono stati intervistati 320 investitori istituzionali con un patrimonio complessivo di 12,9 mila miliardi, risulta che sarebbero proprio queste due case di investimento le favorite nel campo degli Etf attivi, grazie alle passate migliori prestazioni in fatto di rapporto qualità-prezzo.
Tuttavia, per gli altri gestori non è ancora detta l'ultima parola . Secondo Deborah Fuhr, fondatrice di Etfgi, “c'è speranza per i gestori attivi specializzati”: potrebbe infatti essere difficile per alcuni dei colossi della gestione passiva lanciarsi nel mondo più agguerrito della attiva. “Sebbene non molte case attive abbiano ancora adottato gli Etf, la situazione sta cambiando, poiché più investitori hanno iniziato ad apprezzarne i vantaggi rispetto ai fondi comuni di investimento, che includono costi inferiori e, in particolare negli Stati Uniti, una maggiore efficienza fiscale”.
Gli etf a gestione attiva replicano l'andamento di un indice come quelli tradizionali, ma prevedono che il gestore stabilisca in aggiunta una strategia discrezionale, seppure nel rispetto di vincoli di tracking error - per generare un rendimento extra. Costi bassi, quindi, perché l'attività è limitata, ma rendimenti superiori agli Etf tradizionali, grazie alla gestione extra. “Gli Etf obbligazionari a gestione attiva ad esempio”, si legge sul sito di JPMorgan, “valutano il merito di credito di ciascun emittente e possono deviare dalle strategie passive basate sulla replica dei benchmark tradizionali del reddito fisso, che attribuiscono un peso maggiore agli emittenti con un debito in circolazione più elevato”. Consentono agli investitori di realizzare obiettivi specifici. “Grazie al processo di selezione dei titoli basato sui fondamentali, un Etf azionario attivo può generare rendimenti superiori a quelli dell'indice”. Oggi gli Etf attivi quotati in Borsa Italiana sono 33, di cui 15 fixed income e 18 equity.
Dal sondaggio riportato dal quotidiano inglese, per il quale sono stati intervistati 320 investitori istituzionali con un patrimonio complessivo di 12,9 mila miliardi, risulta che sarebbero proprio queste due case di investimento le favorite nel campo degli Etf attivi, grazie alle passate migliori prestazioni in fatto di rapporto qualità-prezzo.
Tuttavia, per gli altri gestori non è ancora detta l'ultima parola . Secondo Deborah Fuhr, fondatrice di Etfgi, “c'è speranza per i gestori attivi specializzati”: potrebbe infatti essere difficile per alcuni dei colossi della gestione passiva lanciarsi nel mondo più agguerrito della attiva. “Sebbene non molte case attive abbiano ancora adottato gli Etf, la situazione sta cambiando, poiché più investitori hanno iniziato ad apprezzarne i vantaggi rispetto ai fondi comuni di investimento, che includono costi inferiori e, in particolare negli Stati Uniti, una maggiore efficienza fiscale”.
Ma cosa sono questi Etf attivi?
Gli etf a gestione attiva replicano l'andamento di un indice come quelli tradizionali, ma prevedono che il gestore stabilisca in aggiunta una strategia discrezionale, seppure nel rispetto di vincoli di tracking error - per generare un rendimento extra. Costi bassi, quindi, perché l'attività è limitata, ma rendimenti superiori agli Etf tradizionali, grazie alla gestione extra. “Gli Etf obbligazionari a gestione attiva ad esempio”, si legge sul sito di JPMorgan, “valutano il merito di credito di ciascun emittente e possono deviare dalle strategie passive basate sulla replica dei benchmark tradizionali del reddito fisso, che attribuiscono un peso maggiore agli emittenti con un debito in circolazione più elevato”. Consentono agli investitori di realizzare obiettivi specifici. “Grazie al processo di selezione dei titoli basato sui fondamentali, un Etf azionario attivo può generare rendimenti superiori a quelli dell'indice”. Oggi gli Etf attivi quotati in Borsa Italiana sono 33, di cui 15 fixed income e 18 equity.