Catania: “Come gestire i 10 trilioni di asset al femminile in arrivo”

McKinsey & Company, Catania: “Siamo convinti che l’opportunità d’investimento al femminile sia assolutamente importante, ma allo stesso tempo bisognerebbe fissare dei punti fermi sulle condizioni per vincere questa sfida”
Le donne vantano un’allocazione di portafoglio molto più conservativa, con una penetrazione di azionario di 13 punti percentuali inferiore rispetto agli uomini e di obbligazionario superiore di 8 punti percentuali
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Le donne investitrici controllano 4.600 miliardi di asset under management, circa un terzo della ricchezza finanziaria europea. Una quota che potrebbe toccare i 10mila miliardi entro il 2030. Si parla di un tasso di crescita che, per un combinato disposto di diversi fattori, viaggerà intorno all’8% a fronte del 2,7% della ricchezza finanziaria detenuta dagli uomini. Un’opportunità che l’industria del wealth management dovrebbe cogliere, secondo Cristina Catania, senior partner di McKinsey & Company che interverrà in occasione del nuovo forum digitale di We Wealth dal titolo Il Fattore S e le nuove leve dell’universo Esg in programma il prossimo 30 settembre.
“Siamo convinti che l’opportunità d’investimento al femminile sia assolutamente importante, ma allo stesso tempo bisognerebbe fissare dei punti fermi sulle condizioni per vincere questa sfida”, anticipa a We Wealth Catania. “Innanzitutto bisogna considerare che le donne soffrono di un gap salariale e d’investimento rispetto agli uomini rilevante, si parla rispettivamente del 15 e del 50%. Un aspetto che viene acuito anche da un’altra dimensione portante: le investitrici vantano un’allocazione di portafoglio molto più conservativa, con una penetrazione di azionario di 13 punti percentuali inferiore rispetto agli uomini e di obbligazionario superiore di 8 punti percentuali. Questo si traduce in un divario potenziale di rendimento significativo, quasi un punto percentuale a sfavore delle donne”.
Ma non sono gli unici fattori da considerare, quando ci si rivolge a una clientela al femminile. Basti pensare al fatto che le donne godono di un’aspettativa di vita in media di sei anni superiore a quella degli uomini. E in caso di separazione o divorzi il 40% dichiara di non voler più condividere la banca o il consulente con l’ex marito, a fronte del 29% degli uomini. “Questo significa che se non si struttura un’offerta importante nei confronti delle donne, gli advisor rischiano una perdita importante di masse gestite”, aggiunge Catania.
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