Il portafoglio bilanciato deve ridurre la "componente bond"?

Alberto Battaglia
17.7.2023
Tempo di lettura: 3'
Se azioni e obbligazioni si muovono in sincrono, i bond dovrebbero perdere attrattiva: ma secondo un'analisi Vanguard non è proprio così

Fra il gennaio 2021 e il marzo 2023 la correlazione media fra azioni e obbligazioni è stata del 65%

Diversificare in modo efficiente un portafoglio, secondo la teoria classica, consiste nell'inserire al suo interno componenti che non siano (troppo) correlate fra loro

Secondo Vanguard, tuttavia, per ottenere oggi un profilo di rischio e rendimento simile a quello che un portafoglio bilanciato avrebbe ottenuto storicamente, la componente azionaria dovrebbe aumentare solo di poco

Diversificare in modo efficiente un portafoglio, secondo la teoria classica, consiste nell'inserire al suo interno componenti che non siano (troppo) correlate fra loro. Quando si riesce a controbilanciare una parte del portafoglio in perdita con un'altra che, in quella fase, aumenta di valore, si riesce a contenere la volatilità e dunque il rischio complessivo del portafoglio. Questo è un elemento tanto più importante se l'orizzonte temporale dell'investimento non è molto lungo, con l'ipotesi di dover vendere i titoli in perdita che si fa più probabile. 


Azioni e obbligazioni sono sempre state le due facce della della diversificazione tradizionale, perché gli investitori tendevano a comprare bond quando le azioni andavano male. Di conseguenza, nel passato, quando le performance delle azioni erano negative in un determinato anno, quelle dei bond si sono rivelate, quasi sempre, a segno più.  


Il 2022 ha clamorosamente ribaltato quest'esperienza storica, con un calo contemporaneo di azioni e bond. Con la possibile fine di questa correlazione inversa, si sono intensificate le voci sulla fine dei portafogli bilanciati tradizionali, la cui distribuzione è 60% azioni e 40% bond. Nella distribuzione di portafoglio “moderna” erano state soprattutto le obbligazioni ad aver perso appeal – prima che l'aumento dei tassi delle banche centrali facesse risalire anche i rendimenti obbligazionari.

 

Il problema della correlazione fra azioni e bond, comunque, resta: se azioni e bond salgono e scendono negli stessi momenti si potrebbe immaginare che l'opportunità di inserire bond in portafoglio si riduca, perché abbassano il rendimento complessivo (le azioni rendono sempre di più a lungo termine), facendo relativamente poco per ridurre la volatilità.


Quanto conta davvero la correlazione negativa per i portafogli bilanciati

Una nuova analisi di Vanguard, società di gestione specializzata in Etf, ha indagato sulle conseguenze della correlazione positiva fra azioni e bond. La conclusione: per ottenere oggi un profilo di rischio e rendimento simile a quello che un portafoglio bilanciato avrebbe ottenuto storicamente, la sua componente azionaria dovrebbe aumentare, ma solo di poco. Si passerebbe da un rapporto 60/40 al 62/38.      


“Talvolta alla correlazione negativa viene data troppa importanza per quanto riguarda i benefìci della diversificazione”, ha affermato Giulio Renzi-Ricci, Head of Asset Allocation di Vanguard Europe


La società ha messo a confronto sei diverse combinazioni fra azioni e bond in due differenti scenari, il primo assumendo la correlazione negativa fra le asset class al -7% (quella osservata fra 2000 e 2021) e simulando una correlazione positiva, con azioni e bond che si muovono nella stessa direzione nella misura del 33% (quella osservata negli anni Novanta). 


Nel primo caso si ottiene dal portafoglio 60/40 ha un rendimento previsto del 6,3% e una volatilità del 9,4%. E nel secondo? “Anche in un regime di correlazione positiva, chi investe in un portafoglio di tipo 60/40 dovrebbe modificare solo marginalmente la ripartizione degli investimenti, portando le azioni al 62%, per ottenere un risultato simile, con un rendimento annualizzato del 6% e una volatilità del 10,1%”, ha affermato Renzi-Ricci.


Azioni e bond correlati: una parentesi storica o un nuovo modello?

Ciò che sicuramente ha fatto riflettere, nell'ultimo anno, è che la correlazione attualmente osservata fra azioni e bond è nettamente più elevata rispetto a quella degli anni Novanta, quella che Vanguard ha utilizzato per la sua simulazione. Secondo i dati Bloomberg citati da Sierra mutual funds, infatti, fra il gennaio 2021 e il marzo 2023 la correlazione media fra azioni e obbligazioni è stata del 65%, oltre il doppio rispetto al 33% considerato da Vanguard nel suo scenario “avverso”


Non è la prima volta che (nella storia di un singolo anno) la correlazione fra le due classi di attivo supera il 60%: la correlazione fa bond e azioni, infatti, è un elemento che può essere considerato assai variabile. La correlazione negativa tornerà in futuro, ora che i rendimenti dei bond si sono lasciati alle spalle l'epoca dei tassi rasoterra? 


Secondo Vanguard, il confronto fra i due distinti periodi storici suggerisce “che la correlazione è importante, ma probabilmente non quanto la maggior parte degli investitori potrebbe credere” e “che le proprietà di diversificazione delle obbligazioni continuano a funzionare anche quando l'obbligazionario è correlato positivamente alle azioni”. 


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Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

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