Visco: “Digitale e sostenibilità per una ripresa resiliente”

Rita Annunziata
17.11.2020
Tempo di lettura: 3'
Secondo il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, per un futuro post-pandemico “più inclusivo e resiliente” bisognerà seguire due direttrici fondamentali: la lotta al cambiamento climatico e l'incremento delle competenze digitali e finanziarie di individui e imprese. Le banche, intanto, continuano ad agire come parte della ripresa

Il numero di persone che vivono in povertà estrema si prepara a superare i 100 milioni nel 2020 e a sfiorare i 150 milioni nel 2021

Nel terzo trimestre dell'anno è stato registrato un calo del -8,3% delle richieste di credito delle imprese italiane rispetto allo stesso periodo del 2019

Simone Capecchi di Crif: “le aziende di credito dovranno anche avere la capacità di intercettare i primi segnali di criticità per evitare l'insorgere di insolvenze”

La pandemia da covid-19 ha innescato un collasso economico senza precedenti, nella storia recente. Stando alle ultime stime del Fondo monetario internazionale, la crescita globale subirà una contrazione del 4,4% entro la fine dell'anno, il risultato peggiore dalla seconda guerra mondiale. Ma secondo Ignazio Visco, il governatore della Banca d'Italia intervenuto al Rome Roundtable 2020 organizzato da The Global Foundation, la crisi sanitaria ha sottolineato l'emergenza di altrettante sfide “estremamente pericolose” che renderebbero necessaria una cooperazione sempre più stretta tra i paesi. E, in questo contesto, il digitale e la lotta al cambiamento climatico potrebbero essere i veri driver della ripresa.
Secondo il governatore, infatti, il numero di persone che vivono in povertà estrema crescerà per la prima volta in 25 anni, preparandosi a superare i 100 milioni nel 2020 e a sfiorare i 150 milioni nel 2021. L'impatto della pandemia, spiega, è stato “disomogeneo” e ha colpito prevalentemente le aree scarsamente qualificate e poco retribuite della forza lavoro, come le donne e i giovani. Sul fronte della politica economica, “la risposta alle drammatiche conseguenze della pandemia è stata rapida e massiccia su tutti i fronti”. “L'attività economica si era interrotta bruscamente in diversi settori, innescando un'impennata della disoccupazione, un crollo delle vendite delle imprese e portando importanti segmenti del mercato finanziario sull'orlo del precipizio”, spiega Visco, ma la maggioranza dei governi ha dispiegato misure per alleviare il fabbisogno di liquidità di famiglie e imprese, come le moratorie, la cassa integrazione e i prestiti garantiti.

Crif: impennano le richieste di credito a fine ottobre


Stando all'ultimo aggiornamento elaborato sul patrimonio informativo di Eurisc, il sistema di informazioni creditizie di Crif, nel terzo trimestre dell'anno in particolare è stato registrato un calo del -8,3% delle richieste di credito delle imprese italiane rispetto allo stesso periodo del 2019, ma nel mese di ottobre le pmi hanno tornato a volgere lo sguardo verso le aziende di credito per rispondere alle proprie esigenze di liquidità, raggiungendo il picco nell'ultima settimana del mese (+28%).
“Dall'inizio dell'anno il numero di richieste di credito presentato dalle imprese è complessivamente cresciuto di oltre il 20% malgrado la pausa di riflessione nel terzo trimestre – spiega Simone Capecchi, executive director di Crif – In una fase caratterizzata da molteplici fattori di debolezza, è però plausibile che quando cesseranno gli effetti dei provvedimenti straordinari varati dal governo si possa verificare un incremento dei crediti deteriorati”. Alla luce di queste attese, aggiunge, “le aziende di credito dovranno da un lato essere in grado di non far mancare il loro supporto alle imprese, assecondando la loro voglia di ripartenza, ma al contempo dovranno anche avere la capacità di intercettare i primi segnali di criticità per evitare l'insorgere di insolvenze che potrebbero portare a un veloce ritorno alle condizioni di pochi anni fa, quando i portafogli degli istituti erano appesantiti da una massa impressionante di crediti deteriorati”.

Le banche come parte della soluzione della crisi


Secondo Visco, di fatto, l'azione del governo ha impedito il “prosciugamento della liquidità ed evitato un'immediata stretta creditizia che avrebbe potuto portare a una grande ondata di insolvenze” e le banche hanno agito come “parte della soluzione della crisi, piuttosto che come amplificatori dello shock iniziale”. Tuttavia, le autorità fiscali e monetarie dovrebbero continuare a fornire sostegni per evitare di “mettere a repentaglio la ripresa” ed “esacerbare le interruzioni sociali”, proteggendo soprattutto le famiglie e le imprese più colpite.

Ma la ripresa dovrebbe seguire due direttrici fondamentali. In primo luogo, la crescita delle competenze digitali e finanziarie di individui e imprese, senza dimenticare poi la sfida del cambiamento climatico. “Il riscaldamento globale dovrebbe essere contenuto ben oltre la soglia degli 1,5° Celsius”, spiega Visco. Se da un lato la temporanea contrazione della domanda globale di energia indotta dalle misure di contenimento dei contagi ha contribuito a ridurre le emissioni mondiali dell'8% nel primo semestre, a “un ritmo senza precedenti nella storia” secondo il governatore, “l'urgenza di ripristinare i livelli di produzione pre-crisi non dovrebbe minare i nostri impegni sul fronte”. Solo così, traendo il massimo dalle lezioni apprese durante la crisi epidemiologica, sarà possibile compiere un vero e proprio “salto in avanti”, verso un mondo “più inclusivo e resiliente”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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