Usa-Ue: si amplia la forbice tra società quotate

Rita Annunziata
19.4.2022
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Il totale della capitalizzazione delle società quotate negli Usa è aumentato negli ultimi sette anni del 120%. Per quelle dell'eurozona si parla del 50%

Negli ultimi sette anni la distanza tra la borsa americana e quella dell’area euro si è estesa del 140% per oltre 27.300 miliardi di dollari

Spadafora: “Questa situazione di forte debolezza finanziaria ha reso molte delle nostre grandi aziende aggredibili, preda di grandi soggetti stranieri”

Il divario tra una sponda e l'altra dell'Oceano Atlantico, guardando ai mercati azionari, affonda le proprie radici ancor prima dell'insorgere del conflitto russo-ucraino. Che, a sua volta, rischia però di creare quelli che il vicepresidente di Unimpresa Giuseppe Spadafora definisce “nuovi equilibri di potere”. Con le aziende europee già preda dei “grandi soggetti stranieri”.
Secondo una nuova analisi del Centro studi dell'associazione che rappresenta le micro, piccole e medie imprese italiane, negli ultimi sette anni la distanza tra la borsa americana e quella dell'area euro è balzata al 140% per oltre 27.300 miliardi di dollari. Se la capitalizzazione delle società quotate negli Stati Uniti è lievitata del 120% tra il 2015 e il 2022 (toccando i 55mila miliardi di dollari) per le società quotate negli Stati membri dell'Unione europea che adottano l'euro come valuta ufficiale tale incremento ha raggiunto appena il 50% nello stesso periodo, sfondando il tetto degli 8mila miliardi di dollari.
Nel 2015, infatti, la capitalizzazione totale delle quotate statunitensi sfiorava i 25mila miliardi dollari. Un valore che nel 2022 ha raggiunto, come anticipato, i 55mila miliardi di dollari per una variazione pari a 30mila miliardi (120%). La capitalizzazione totale delle quotate dell'eurozona, invece, si attestava sette anni fa sui 5.300 miliardi di dollari per poi raggiungere gli 8mila miliardi nel 2022 per una variazione di 2.700 miliardi (50%).

Confrontando i due mercati finanziari risulta evidente come la differenza tra capitalizzazioni risultava pari a 19.700 miliardi nel 2015 e ha toccato i 47mila miliardi nel 2022. Il gap si è dunque allargato di 27.300 miliardi (140%). Infine, il totale della capitalizzazione finanziaria dell'eurozona corrispondeva al 20% di quella statunitense sette anni fa e tale rapporto è scivolato al 15% nel 2022. Parallelamente, l'Italia si rivela essere uno dei paesi europei più indietro rispetto alla costa americana dell'Atlantico, tenuto conto del fatto che il valore complessivo delle società tricolori quotate a Piazza Affari risulta molto più basso di quelle quotate in Francia, Germania e Spagna, spiegano dal Centro studi.
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Fonte: Centro studi di Unimpresa
“La guerra tra Russia e Ucraina creerà nuovi equilibri di potere nella finanza dell'Occidente, dove si è già assistito a un fortissimo distanziamento, a partire dal 2015, in particolare a vantaggio degli Stati Uniti rispetto all'Europa”, racconta Spadafora. “Questa situazione di forte debolezza finanziaria ha reso molte delle nostre grandi aziende aggredibili, preda di grandi soggetti stranieri. Credo che sia arrivato il momento di utilizzare, non a parole ma concretamente, il cosiddetto golden power cioè la legge che consente al governo di bloccare le acquisizioni selvagge od ostili da parte di soggetti stranieri verso aziende italiane considerate strategiche nel settore bancario, nelle telecomunicazioni e nel comparto della difesa”, aggiunge. Sottolineando tra l'altro come, in questo contesto, gli Usa intendano “riconquistare un ruolo che in parte avevano perso a tutto a vantaggio della stessa Russia e soprattutto della Cina”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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