Usa, l'inflazione di fondo accelera di nuovo ad agosto

L'inflazione americana è cresciuta dello 0,1% su base mensile ad agosto, ma il dato "core" è passato dal +0,3 al +0,6%
A frenare il dato generale sono stati i prezzi dell'energia (su cui i tassi Fed non incidono), mentre alcune delle componenti più persistenti del paniere, come gli affitti, hanno registrato maggiori rincari mensili ad agosto
L'inflazione statunitense è aumentata dello 0,1% su base mensile ad agosto, con un tasso annuo dell'8,3%. Il dato, che sembra mostrare un picco nell'andamento dei rincari è in realtà frenato dall'abbassamento del 5% osservato sui prezzi dell'energia (e, in particolare dal -10,3% registrato dalla benzina). Di conseguenza, l'inflazione di fondo, che esclude le componenti più volatili del paniere e che indica la parte più coriacea dell'inflazione, è aumentata dello 0,6% su base mensile ad agosto, dopo il +0,3% di luglio, con una variazione annua del 6,3%.
Sono accelerati, in particolare, i prezzi abitativi (che includono gli affitti), passati dal +0,5 al 0,7% mensile a un tasso annuo del 6,2%. Quelli degli affitti sono rincari particolarmente rilevanti sul paniere dell'inflazione e, di norma, difficilmente tornano indietro – a differenza dei prezzi energetici. Sono aumentati nuovamente i prezzi dei servizi, esclusi quelli energetici, con una variazione mensile dello 0,6% (da +0,4%) a un tasso annuo del 6,1%.
Rispetto allo scorso anno l'energia continua ad essere la componente che ha registrato il maggior rialzo di prezzo, con un tasso annuo del 23,8%, seguita dai servizi energetici (19,8%) e dagli alimenti (11,4%).
“L’ultimo dato sull’inflazione americana ci riporta alla mente l’immagine che utilizzava l’ex Presidente della Bundesbank, Otto Pohl, assimilando l’inflazione al dentifricio: una volta che è fuori dal tubetto, è difficile riportarla dentro”, ha dichiarato Edoardo Fusco Femiano, fondatore DLD Capital Scf, “i tassi negli Stati Uniti scontano Fed Funds per la fine dell’anno intorno al 4% e, in generale, oggi il mercato vede una Fed più aggressiva nei rialzi”.
I dati non mostrano ancora i frutti dei rialzi dei tassi d'interesse da parte della Federal Reserve (di 225 punti base finora), dal momento che la componente energetica che ad agosto ha rappresentato l'elemento in frenata nel paniere non viene influenzata dal costo del denaro. Al contrario, l'inflazione di fondo “core” sale nuovamente a ritmi più elevati dopo il rallentamento di luglio.
Sono informazioni che difficilmente giustificheranno posizioni più morbide da parte della Federal Reserve, in vista del prossimo meeting del 20 e 21 settembre. Del resto, era attesa una nuova mossa restrittiva da parte del Fomc, anche prima dell'uscita dei dati relativi all'inflazione di agosto. "A questo punto, infatti, il consensus ha alzato la probabilità riguardo ad un rialzo da 75 punti base fino al 79% mentre sta anche considerando la possibilità di un aumento monstre da 100 punti base (stimato al 21%)", ha dichiarato lo strategist di IG Italia, Federico Vetrella.
Nei minuti successivi alla pubblicazione, i future sui principali indici di Wall Street si sono mossi verso il basso, in particolare il Nasdaq – l'indice più sensibile all'andamento dei tassi d'interesse a causa dell'elevata presenza di azioni “growth”.
Secondo Fusco Femiano per interpretare il mercato attuale si può fare riferimento al “periodo novembre 1980-agosto 1982, ossia l’ultimo bear market in cui la Fed ha proceduto ad un rialzo dei tassi rispetto al suo taglio, almeno per una parte del periodo in oggetto”, ha affermato, “in quel caso il drawdown massimo dell’S&P500 fu pari al 27%, ossia intorno a 3.500 punti oggi”.
“Di conseguenza, la cautela oggi deve accompagnarsi ad una visione lucida di questa fase: il processo di bottoming dell’azionario e dell’obbligazionario potrebbe essere ancora lungo ma il mercato continuerà a dipendere dai dati macroeconomici che progressivamente descriveranno l’evoluzione del ciclo economico”.