Usa, dal Russell 2000 in ascesa alle azioni Biden-friendly

“Nonostante le sue ridotte dimensioni, il Russell 2000 è da sempre considerato un indicatore importante dell'economia Usa. Il motivo è che l'economia degli Stati Uniti è strutturalmente caratterizzata dalla presenza di piccole e medie imprese che poi crescono considerevolmente"
Tendenzialmente, se l'indice non è piatto o è in rialzo, vuol dire che le pmi Usa stanno producendo valore, che ci sono possibili nuovi campioni e imprese promettenti che possono diventare grandi. È un indicatore di fertilità del sistema economico”. Ma...
Joe Biden sarà un presidente moderato, un ponte fra le due ali del Congresso. Le sue priorità sono due, ben precise: esse produrranno benefici per particolari categorie di azioni. E qualcuno tirerà un respiro di sollievo. Anche il made in Italy
La potenza a un solo senso del Russell 2000
Il Russell “non ha nessuna capacità previsionale, se non quella dire che le small e midcap sono sane e stanno funzionando. Tendenzialmente, se l'indice non è piatto o è in rialzo, vuol dire che le pmi Usa stanno producendo valore, ci sono dei possibili nuovi campioni e imprese promettenti che possono diventare grandi. È un indicatore di fertilità del sistema economico”. Se fosse piatto, o peggio ancora in ribasso, “sarebbe un segnale molto pericoloso. Le pmi sono i sensori dell'economia, essere per prime ne sentono le fondamenta traballanti”. Ma rilevarne il rialzo “non dà alcuna garanzia che il futuro sia roseo”, ribadisce il professor Caselli. In altri termini, la positività dell'indice è una condizione necessaria ma non sufficiente alla ripresa economica.
Quali settori rappresenta il Russell 2000? Le quotate americane più piccole sono tradizionalmente concentrate nel settore farmaceutico, biomedicale, high tech, del food innovativo. “Negli Usa, rappresentano la parte più innovativa e tecnologica dell'economia. È difficile, negli Stati Uniti, trovare manifatturiere nelle piccole e medie imprese”. Questo è anche un po' il limite dell'indicatore: non riesce a comunicare se i settori tradizionali stanno entrando in crisi. “In quel caso però è la Borsa nel suo insieme a captarlo”.
L'orizzonte Biden sull'economia americana. Quali azioni?
Ai mercati John Biden piace: vedono nella sua vittoria un compromesso di stabilità. “È un politico di lunghissimo corso ed esperienza, grande conoscitore del funzionamento della Casa Bianca e della macchina amministrativa Usa in generale. È un moderato, può essere un solido ponte fra le due ali del Parlamento. E ha dichiarato di voler lavorare per unire il Paese”. Non è una novità che i cambi di rotta repentini nella politica economica non siano graditi al mercato. Biden è un democratico con posizioni di centro, pronto al dialogo con i Repubblicani. “La sua priorità è la salute, quella di combattere il covid. Ciò vuol dire nuovi investimenti. I mercati non possono non apprezzare”.
Per quanto riguarda l'azionario, potrebbero beneficiare del nuovo corso il farmaceutico, l'healthcare, il green. Anche se, nella sostenibilità, gli Usa arrivano ultimi: “Non sarà certo uno strappo”.
È poi prevedibile in generale una ricaduta positiva su quei settori che traggono vantaggio dal commercio internazionale. “Joe Biden potrebbe avere un atteggiamento più aperto nei confronti degli scambi globali e dell'Europa”. Impossibile non pensare ai dazi del 25% sui vini e sui formaggi europei, sull'acciaio europeo. E al made in Italy.
Qualche curiosità in più sorge nei confronti della Cina. Ma è improbabile che il presidente eletto si apra al libero commercio con il Dragone. “Con stile diverso, la politica resterà la stessa: non mi aspetto un'apertura immediata, la contrapposizione può durare, è di natura tecnologica”.

Le priorità del neo presidente
In primo luogo, il neo presidente si dedicherà all'emergenza sanitaria, quella che Donald Trump ha trascurato. In seconda battuta, potrebbe lastricare la strada per un ritorno alle relazioni con i partner di sempre. Ulteriori previsioni sono ardue: “La palla rotola, si apriranno nuovi dossier. Difficile dire quali: Israele, il Golfo, il rapporto con l'Iran forse”. Anche in questo caso, Biden potrebbe beneficiare del dividendo di Trump, il quale ha “rotto il ghiaccio” su tante questioni. Se il presidente eletto “sarà bravo, potrà moltiplicare i vantaggi” che Trump, seppure in modo inconsueto, ha creato.
E la tanto dibattuta questione della regolamentazione delle big tech? Le big “possono stare tranquille. Il nuovo presidente ha altre priorità al momento: non sono prevedibili a breve corporation tax e nuovi quadri normativi. E “in ogni caso, Biden dovrà dialogare con i Repubblicani. Questo, ancora una volta, ai mercati piace. Ma la questione vera si giocherà su altri fronti: il problema razziale, il Paese diviso. L'ex senatore tirerà fuori l'anima democratica in queste partite. Non certo per fare la guerra alle corporation”. La fase rialzista del tech può continuare.