Russia-Ucraina: i megatrend per fronteggiare la volatilità

Rita Annunziata
28.3.2022
Tempo di lettura: 5'
Dopo aver fatto i conti con una forte volatilità nelle prime settimane del conflitto in Ucraina, i mercati finanziari iniziano a scontarne gli effetti. Mentre le tensioni nell'Est Europa si preparano a restituire nuovo slancio ad alcuni megatrend. A partire dalla sostenibilità

Marco Preziosi, Credit Suisse: “La guerra è un evento straordinario che è destinato a rientrare e a non intaccare quelli che sono i cambiamenti strutturali in corso, come la tecnologia e l’economia green”

Uno studio di Credit Suisse rivela che il 90% dei millennial nei paesi emergenti mostra una forte sensibilità nei confronti di tutto ciò che è “green”. Una percentuale che scivola al 60-65% negli Stati Uniti, in Francia e in Germania

Mentre i mercati finanziari iniziano a scontare le ricadute (dirette e indirette) delle tensioni nell'Est Europa, alcuni megatrend si preparano a conoscere una nuova fase di accelerazione. Come l'economia sostenibile e la sicurezza informatica. Sebbene, dati alla mano, i titoli tendenzialmente esclusi dai portafogli Esg (Enviromental, social, governance) stiano sovraperformando gli indici di riferimento.

Lo scenario di mercato


“Le tensioni in Ucraina hanno colto i mercati impreparati”, spiega a We Wealth Marco Preziosi, advisor dell'investment consulting di Credit Suisse a Milano. “Era uno dei tre scenari che Credit Suisse aveva previsto, anche se quello più insperato”. Di conseguenza, racconta, i mercati hanno fatto i conti con una forte volatilità nelle prime due settimane del conflitto. “C'è voluto un po' di tempo per quantificarne gli effetti, diretti e indiretti. Quelli diretti riguardano per esempio il settore bancario o quello dell'automotive che, avendo esposizioni in Russia, hanno prezzato il minor valore delle attività. Quelli indiretti, invece, sono legati principalmente al rialzo del prezzo del petrolio e dell'energia che a cascata hanno determinato un'impennata dell'inflazione (non core) e un impatto negativo sulla crescita (stimato intorno al -1,5% sia per il 2022 che per il 2023)”.
Negli ultimi giorni, continua Preziosi, stiamo invece assistendo a una minore volatilità. Questo perché il mercato azionario ha iniziato a “prendere le misure” e a incorporare nei prezzi il livello di rischio atteso dalla guerra e la minore crescita. “Tutti gli indici sono negativi da inizio anno ma tutto sommato stanno risalendo. Quello che si attende il mercato è che ci siano degli interventi che vadano a mitigare gli effetti negativi della guerra tra Russia e Ucraina. Lo stiamo vedendo in questi giorni con le misure di contenimento del rialzo dei prezzi sull'energia (come quelle che ha adottato il governo italiano sulla benzina) o con i potenziali incentivi agli investimenti nelle energie rinnovabili per rompere la dipendenza dall'importazione di petrolio e gas dalla Russia”.

I megatrend in auge


In questo contesto, secondo l'advisor, alcuni megatrend sono destinati a conoscere dal canto proprio un'ulteriore accelerazione. “La guerra è un evento straordinario che è destinato a rientrare e a non intaccare quelli che sono i cambiamenti strutturali in corso, come la tecnologia e l'economia green. Non stiamo assistendo a una loro interruzione, né lato offerta né lato domanda. È chiaro che il tema delle rinnovabili possa subire un'accelerazione se si vuole interrompere la dipendenza dalle importazioni di petrolio e gas dalla Russia. In generale, gli effetti indiretti della guerra cui accennavo prima hanno posto ancor più il problema circa la sostenibilità di un'economia fortemente dipendente dal petrolio. Se prima era solo un tema di contenimento di emissioni di Co2, salvaguardia della biodiversità e riduzione dell'inquinamento, oggi c'è un fattore di natura geopolitica che va nella direzione di rompere la dipendenza dal petrolio. E lo stesso vale per la sicurezza informatica”.

Eppure, parallelamente, i titoli considerati “non sostenibili” e frequentemente esclusi dalle strategie d'investimento sostenibile (come armi, petrolio, carbone e gas) stanno sovraperformando gli indici di riferimento. “Questo contesto ha creato un interesse di natura speculativa piuttosto che un vero e proprio trend”, spiega Preziosi. “È chiaro che quello che sta definendo l'Europa in termini di incremento della spesa militare abbia generato un impatto positivo sui titoli della difesa, ma non è qualcosa di sostenibile nel lungo periodo. L'incremento del prezzo del petrolio causato invece dal rischio percepito dal mercato che si potessero interrompere le importazioni dalla Russia ha chiaramente un'incidenza positiva sugli utili delle società petrolifere. Ma bisogna ben distinguere un evento straordinario da un trend”. La sovraperformance dei settori non-Esg, spiega l'esperto, è dunque legata a due fattori. “Il primo è che pochi detenevano questi titoli perché ricordiamoci che veniamo dal covid-19 e la spesa pubblica, negli ultimi anni, ha subito una contrazione in alcuni settori come quello degli armamenti e un'accelerazione nella sanità. Il secondo è il contesto nell'Est Europa”. In definitiva, conclude Preziosi, il petrolio resta destinato a essere ridotto e sostituito dalle energie rinnovabili. E molte società petrolifere hanno già investito nel green proprio per compensare un calo della domanda sulle fonti fossili.

Sostenibilità e millennial


Restando sul tema della sostenibilità, un recente studio condotto da Credit Suisse dal titolo “The young consumer and a path to sustainability” su un campione di 10mila giovani con un'età compresa tra i 16 e i 40 anni in 10 Stati (Usa, Messico, Inghilterra, Germania, Cina, Brasile, Sudafrica, Francia, Svizzera e India) ha rivelato che il 90% degli intervistati nei paesi emergenti mostra una forte sensibilità nei confronti di tutto ciò che è “green”. Una percentuale che scivola al 60-65% negli Stati Uniti, in Francia e in Germania con punte dell'80% in Inghilterra. Il punto, spiega Preziosi, è che solo il 20% ritiene in generale che le attuali politiche adottate dai governi siano efficienti in termini di sostenibilità e di contrasto alle emissioni di anidride carbonica. Ma, parallelamente, sono convinti in molti casi che adottare comportamenti virtuosi nei consumi possa giocare la propria parte. Contribuendo, a loro volta, a un cambiamento dal basso.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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