Russia-Ucraina: due italiani su tre temono lo shock sui prezzi

Rita Annunziata
28.2.2022
Tempo di lettura: 5'
L'86% degli italiani considera molto o abbastanza probabile un effetto sui prezzi dell'energia paragonabile allo shock petrolifero degli anni '70. Verso una contrazione dei consumi

Il 67% degli italiani teme che le tensioni avranno un effetto di almeno uno o due anni sull’andamento sui prezzi

Nei numeri di Confesercenti, la corsa all’inflazione rischia di generare un crollo dei consumi delle famiglie pari a 4 miliardi

Mentre rischia di lasciare segni indelebili sulle imprese tricolori (e non solo quelle in affari con l'Est Europa), la guerra tra Russia e Ucraina continua a fomentare i timori sullo shock inflazionistico. Stando a un sondaggio condotto la scorsa settimana per Il Sole 24 Ore da Noto Sondaggi, il 67% degli italiani teme che le tensioni avranno un effetto di almeno uno o due anni sull'andamento sui prezzi. Resta più fiducioso il 23%, che stima un impatto di minore durata.
Si parla di un effetto sui prezzi dell'energia che, per l'86%, potrebbe essere paragonato alle crisi petrolifere degli anni '70. Con l'89% che dichiara che la crisi nell'Est Europa farà impennare ancor di più l'inflazione nei prossimi mesi. In linea con quanto recentemente stimato da Confesercenti, secondo la quale il maggior costo delle materie prime importate e dell'energia potrebbe spingere il tasso di inflazione intorno 6% nel 2022 (generando un crollo dei consumi pari a 4 miliardi di euro), nelle previsioni degli italiani l'inflazione percepita è impennata in due mesi al 6,4% (dal 5,3% della precedente indagine diffusa dal quotidiano economico-finanziario a fine dicembre). Un dato che si confronta tra l'altro col 4,8% su base annua registrato dall'Istat a gennaio.
A incassare l'incremento più consistente, secondo gli italiani, sarebbero le spese legate all'abitazione (con un'inflazione percepita media del 16,6%, in crescita di 5,3 punti percentuali rispetto a dicembre). Pesano soprattutto i rincari dell'energia elettrica (+35,8%), del gas (+34,6%) e del gasolio per il riscaldamento (+26,4%). Per gli affitti, invece, si parla di un tasso d'inflazione al 5,7% (dal 4,4% di dicembre). L'ultimo settore analizzato è quello degli alimentari, che riporta un'inflazione percepita oltre l'11% per frutta e verdura di stagione e dell'8,7% per riso, pasta e pane.

“È significativo che il tasso di inflazione percepito non sia così distante da quello reale, il che significa che le risposte non sono guidate dall'emotività”, osserva Antonio Noto, direttore di Noto Sondaggi. “L'effetto negativo di un'inflazione percepita elevata, però, può essere quello di una contrazione dei consumi e degli acquisti, soprattutto di beni voluttuari. Una tendenza già in atto, che potrebbe accentuarsi, sul fronte degli acquisti, con l'effetto combinato della guerra in Ucraina”. Secondo il sondaggio, infatti, il 71% degli italiani punta a ridurre i consumi. E c'è anche chi sta valutando di cambiare gestore dell'elettricità e del gas o lo ha appena fatto (35%).

Nei numeri di Confesercenti, come anticipato, la corsa all'inflazione rischia dunque di generare un buco da 4 miliardi in termini di minore crescita della spesa delle famiglie entro la fine del 2022 e da 11 miliardi nel triennio. E inciderà anche sui tassi bancari, determinando ulteriori costi per le imprese pari a 5 miliardi di euro già nel 2023. “La drammaticità della situazione richiede interventi adeguati e urgenti”, scrive l'associazione in una nota, ribadendo a tal proposito “l'opportunità di avviare un percorso di concertazione antinflazionistica sulla base dell'esperienza maturata nel 1992-93”.

L'obiettivo, aggiunge, dovrà essere “innanzitutto la messa a punto di automatismi fiscali capaci di smorzare la volatilità dei prezzi dell'energia, sui quali il peso delle imposte è tuttora elevatissimo. Occorre altresì definire un congruo periodo di allungamento delle moratorie sui prestiti bancari, dal momento che il regolare rientro dai prestiti contratti durante la pandemia è messo a rischio dall'impatto dei maggiori costi delle materie prime sui margini delle imprese”. Cittadini e pmi, conclude Confesercenti, saranno chiamati a pagare un prezzo molto elevato. “Di fronte a questa prospettiva, è auspicabile che si sappia rispondere con la stessa unità di intenti che ha consentito di limitare i danni economici e sociali della pandemia”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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