Russia-Ucraina: quali sono le economie europee più a rischio

Rita Annunziata
31.3.2022
Tempo di lettura: 5'
Germania, Finlandia, Francia e Italia. Ma non solo. Ecco quali sono i paesi europei più esposti al conflitto tra Russia e Ucraina. E perché

Negli ultimi due decenni diverse società occidentali hanno aperto filiali in Ucraina e Russia. Aziende che, oggi, stanno subendo un contraccolpo diretto delle tensioni nell’Est Europa

Nell’occhio del ciclone principalmente il sud della Germania e della Finlandia, l’Italia settentrionale e Parigi. Ma anche Austria, Svizzera, Estonia, Lituania e Slovacchia

L'allontanamento dell'Ucraina dalla Russia e il progressivo avvicinamento all'Occidente affondano le proprie radici nel tempo: se nel 2012 le esportazioni verso Mosca e verso l'Unione europea rappresentavano rispettivamente circa il 25% del totale, nel 2014 le prime hanno subito una contrazione di circa un terzo. Al giorno d'oggi hanno raggiunto rispettivamente il 7% e il 40%. Un contesto che, all'indomani dell'invasione dell'Ucraina, vede alcuni paesi europei prepararsi a subire i maggiori contraccolpi della guerra. Che rischia di intaccare principalmente Germania, Finlandia, Francia e Italia. Ma non solo.
Secondo una nuova indagine dal titolo The economic geography of the war in Ukraine condotta da The growth lab dell'Harvard University e dal Complexity science hub di Vienna, l'esposizione dei paesi occidentali alle tensioni nell'Est Europa non si distribuisce in modo uniforme. L'impatto della guerra, come anticipato, si farà sentire principalmente nel sud della Germania, a Parigi, nella Finlandia meridionale e nell'Italia settentrionale ma anche in Austria, Svizzera, Estonia, Lituania e Slovacchia.
“Il nervosismo dei mercati energetici globali e le sanzioni occidentali hanno fatto salire alle stelle i prezzi del petrolio e del gas, spingendo verso l'alto i costi per le aziende europee”, spiegano Frank Neffke (team leader del Complexity science hub di Vienna), Matté Hartog e Yang Li (ricercatori del The growth lab). “Tra l'altro, negli ultimi due decenni diverse società occidentali hanno aperto filiali in Ucraina e Russia. E, ora, stanno subendo un contraccolpo diretto perché i loro stabilimenti ucraini hanno dovuto chiudere a causa della guerra e gli stabilimenti in Russia sono stati chiusi preventivamente dalle stesse società occidentali o rischiano di essere nazionalizzati dallo Stato russo”.

Se dunque storicamente la Russia ha rappresentato uno dei principali partner commerciali dell'Ucraina e dei principali mercati di sbocco per i prodotti manifatturieri complessi (come automobili, treni, elettronica e aerei), nell'ultimo decennio l'economia del paese si è riorientata verso l'Occidente anche grazie agli investimenti esteri e all'espansione delle catene di approvvigionamento. Il che, scrivono gli studiosi, potrebbe “aver avuto conseguenze profonde e non intenzionali per la geografia economica dell'Ucraina, spostando opportunità da est a ovest, lontano dalle aree con grandi minoranze russe verso le aree più vicine al centro dell'Europa”.

In questo contesto, osservano gli studiosi, le perdite a livello macro “non dovrebbero essere esagerate”. Questo perché Ucraina e Russia sono “troppo lontane dal centro economico dell'Unione europea” e, rispetto ad altri paesi dell'Europa orientale, gli investimenti diretti esteri risultano modesti. In Ungheria, per esempio, un dipendente su cinque lavora per una società di proprietà straniera. Un dato che nel caso di Ucraina e Russia risulta più vicino a uno su cinquanta. Ma, avvertono i tre ricercatori, le cancellazioni forzate degli investimenti esteri nei due paesi rischiano comunque di colpire principalmente l'Europa. Meno esposte alle tensioni in corso Cina e Stati Uniti.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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