Private equity sempre più strategico nelle operazioni m&a

Nell'attività m&a, un’operazione su due al mondo è data da un fondo di private equity, ormai attore stabile in questo mercato. L’interesse dei fondi di private equity e delle multinazionali estere rappresenta un'opportunità per il sistema produttivo italiano, costituito da aziende di medie dimensioni e un po' sottocapitalizzato
Le sette acquisizioni del gruppo Vuitton nel nostro paese si sono basate anche sulla «cultura dell’estetica» e hanno lasciato le sedi produttive dov’erano, «l’anima è restata qui in Italia». L’ingresso di capitali esteri in Italia è uno dei tabù da demolire. «Se guardiamo a cosa è capitato quando sono intervenuti investitori esteri in Italia il processo è stato per lo più virtuoso»
Nodo più delicato è quello del golden power. «Dobbiamo renderci conto che non tutti i settori sono uguali ma ce ne sono alcuni, come quelli infrastrutturali, in cui è necessaria un’attenzione particolare da parte dello Stato». Aspetto questo che ci tutela nei confronti degli acquisti extra-Ue in entrata
Si tratta di un'evoluzione che viaggia in parallelo con una cultura d'impresa sempre più aperta al mercato: «Ormai è chiaro agli imprenditori che occorre un approccio di "architettura aperta", con la finanza straordinaria che può essere il vero acceleratore della crescita. Senza il giusto supporto non si sta al passo con i concorrenti», ha aggiunto Diego Selva, head of investment banking di Banca Mediolanum.
L'Italia non perde terreno, con un volume di m&a pari al 2,9% e 7.870 aziende con un fatturato di oltre 50 milioni. Tutte potenziali obiettivi di operazioni straordinarie. «In Italia il mercato si sta democratizzando. Ci sono infatti sempre più transazioni di dimensioni minori, oltre a un crescente attivismo dell'Italia all'estero: tra il 2011 e il 2020 abbiamo contato 1.239 deal di realtà italiane all'estero, contro le 818 del decennio precedente». Lo stesso Latorre poi aggiunge che «un'operazione su due al mondo è data da un fondo di Pe, stabile attore nel mercato delle operazioni straordinarie».
Tuttavia, «non c'è solo la moda tra i settori di interesse da parte dei grandi capitali esteri. Penso ad esempio all'alimentare, o all'automazione», tutti ambiti in cui «il made in Italy si conferma, da solo, come uno dei brand più noti e apprezzati al mondo», osserva Stefano Giudici, responsabile investment banking Italia di Nomura, che ha seguito in prima persona la recente acquisizione di Jil Sander da parte di OTB, la holding di Renzo Rosso. Ed è proprio questa la chiave per preservare il valore presente e futuro: «Un'operazione è di successo solo se l'azienda continua a essere percepita come italiana. Chi ha salvaguardato questo aspetto, ha vinto».
L'm&a può rappresentare la strada salvifica nei confronti delle aziende sotto stress, insieme in via di ingrossamento a causa della crisi pandemica. Osserva a tal proposito Gianfilippo Mancini, amministratore delegato di Sorgenia: «Il settore dell'energia sta vivendo una fase di grande attenzione anche sul fronte delle m&a. Il processo di Sorgenia si è completato a dicembre del 2019 ed è stata l'operazione del settore più rilevante. Nel settore c'è bisogno di una grande ristrutturazione. Fondi e utility stanno guardando a questi asset come opportunità di crescita esterna».