Previsioni di mercato: per i gestori sarà un’estate torrida

Bofa ha pubblicato la Global Fund Manager Survey, indagine mensile sul sentiment di mercato dei gestori di fondi
Gli investitori non si aspettano più crescita economica, con la paura della stagflazione che ha raggiunto i massimi dal 2008
A livello di settori azionari, i comparti che secondo Bofa sono da sovrapesare sono ’healthcare, energia, materiali e banche
I ribassi di mercato delle ultime settimane – con l’S&P 500 che lunedì è ufficialmente entrato in un mercato orso – ha mandato l’umore degli investitori sotto terra. Quali sono le previsioni per i prossimi mesi? Stando al Bofa Fund Manager Survey, indagine mensile condotta da Bofa tra i gestori di fondi, si prospetta un’estate torrida all’insegna di ulteriori rialzi dei tassi e una crescita economica sempre più debole.

Il sentiment di mercato è piombato ai minimi storici, con il BofA Bull & Bear Indicator che è sceso a 0,2, livello che certifica come a Wall Street il pessimismo sia largamente il sentimento prevalente. Sul fronte macro, la stragrande maggioranza degli investitori è convinta che all’orizzonte non si prospetti alcuna crescita economica, con anzi la paura di stagflazione che è ai massimi dal 2008. Tant’è che anche le prospettive per i profitti delle aziende sono le peggiori dai tempi del crollo di Lehman Brothers. In questo contesto i cio consigliano ai ceo di essere cauti: il 44% richiede bilanci più solidi, contro il 30% che si auspica un aumento del capex e il 18% che a favore di una politica di buyback.
Sul fronte della politica monetaria, il 79% degli intervistati si aspetta un aumento dei tassi a breve da parte della Fed, con gli investitori che ora si aspettano in questo ciclo di stretta monetaria 7,2 rialzi dei tassi. Cosa fermerebbe l’escursione dei tassi della banca centrale americana? Per il 48% dei gestori un’inflazione inferiore al 4%, per il 20% richieste di disoccupazione oltre le 300 mila unità, mentre il 14% afferma che questo avverrebbe con l’S&P 500 sotto la soglia dei 3500 punti.
A conferma di quanto la politica monetaria sia veramente la variabile critica per i mercati, la maggior parte dei gestori (32%) ritiene che il rischio principale per i mercati siano banche centrali in assetto eccessivamente “falco”. Gli altri rischi di coda che potrebbe ostacolare la risalita degli incidici azionari sono: una recessione globale (25%), l’inflazione (22%), un evento di credito sistemico (9%), il conflitto tra Russia e Ucraina (6%), il covid (3%), le criptovalute (1%).
In questo contesto, a livello di asset class in portafoglio, i gestori sono positivi sulla liquidità e sulle materie prime, mentre negativi su bond e azioni. Sulla quota azionaria i settori da privilegiare sono l’healthcare, l’energia, i materiali e le banche a discapito di consumi discrezionali, utility e telecomunicazioni.