Pil Usa sopra le attese: chi investe può davvero cantare vittoria?

I segnali di salute lanciati dall'economia americana nel quarto trimestre sembrano forti, ma non tutti gli economisti concordano sul fatto che l'arrivo della recessione sia scampato. Con una crescita annua del 2,9% la stima preliminare sul Pil degli Stati Uniti ha superato le attese degli esperti sondati da Dow Jones di un decimale. Si tratta di un rallentamento ancora contenuto, se si considera il +3,2% registrato dal Pil americano nel terzo trimestre.
Il contributo dei consumi, nonostante l'aumento dei prezzi è stato ancora positivo, per quanto in netto rallentamento: +2,1%, in linea con le attese, e in calo dal +2,3% del terzo trimestre. Escludendo le componenti più volatili della spesa (alimenti ed energia) l'aumento delle spese personali è stato del 3,9% contro il precedente +4,7%.
L'effetto tassi si vede, per il momento, soprattutto sul mercato immobiliare - l'unica vera voce che ha sottratto punti di crescita al motore economico americano. Gli investimenti fissi nell'immobiliare residenziale si sono ridotti del 26,7%, sottraendo alla crescita 1,3 punti di Pil.
Questa lettura sembra confortare la visione espressa dalla maggioranza degli economisti, in un recente sondaggio di Bloomberg, nel quale si prevede che l'inflazione si farà vedere non prima del secondo trimestre di quest'anno.
Un'economia statunitense ancora forte potrebbe rafforzare le posizioni dei falchi all'interno del Fomc, favorevoli a un mantenimento più lungo delle politiche monetarie restrittive: questa interpretazione del dato ha rafforzato il dollar index, che traccia il valore relativo del biglietto verde contro le maggiori valute, di circa mezzo punto (l'euro perde circa lo 0,43% a 1,0869). La reazione immediata di Wall Street è stata positiva, in apertura di seduta.
Economia Usa, quanto è in forma?
“L'economia statunitense continua a evitare la recessione, secondo il rapporto sul Pil. La spesa dei consumatori è ancora forte, sia a livello nazionale che globale. E' difficile che ci sia una recessione quando la domanda è così resistente, ed è una buona notizia per un mercato preoccupato per il futuro dell'economia”, ha dichiarato a We Wealth Callie Cox, US investment analyst di eToro. “Il mercato immobiliare è stata l'unica grande macchia sullo scorso trimestre. La domanda di alloggi è diminuita per il settimo trimestre consecutivo, il che non è una sorpresa vista l'aggressività della Fed – ha aggiunto Cox – la debolezza del mercato immobiliare è un rischio enorme, ma è chiaro che il pessimismo in materia immobiliare non si è ancora riversato sui portafogli. Anche la domanda globale sta migliorando, favorita dalla forza delle valute estere. Tutto ciò potrebbe essere una manna dal cielo se nel corso dell'anno la domanda degli americani dovesse rallentare”.
“I risultati mostrano una decisa ripresa dell’economia a stelle e strisce dopo il modesto calo dell’attività economica nei primi due trimestri dell’anno scorso (-1,6% nel primo trimestre e -0,6% nel secondo trimestre)”, ha commentato a We Wealth Federerico Vetrella, market strategist di IG Italia, “la resilienza dell’economia americana continua, dunque, a stupire gli operatori di mercato che solo qualche mese fa annunciavano una pronta recessione, eventualità che al momento resta improbabile stando ai fondamentali macroeconomici e alle future mosse di politica monetaria della Federal Reserve che preannunciano un rilassamento dei rialzi del costo del denaro nelle prossime riunioni”.
Cosa significa il dato per la Fed e gli investitori
Il fatto che le spese personali americane rimangano sostenute, ha affermato Cox, “dà alla Fed un certo margine di manovra per colpire con più aggressività, e il mercato del lavoro resta il fattore da tenere d'occhio quando si tratta delle prospettive dei consumatori. Nell'attuale fase orso, è difficile sapere con certezza come reagiranno i mercati ai titoli dei giornali”.
Negli ultimi mesi ogni segnale di raffreddamento dell'inflazione è stato interpretato come il preambolo per la fine dei rialzi dei tassi, che sono negativi per la crescita economica e gli utili aziendali. Le possibilità di un atterraggio morbido per l'economia americana sono, da un lato una buona notizia per le imprese, ma potrebbero incoraggiare la Fed a spingere di più sulla stretta monetaria – che incoraggia le vendite sui mercati azionari e obbligazionari. “I dati di oggi faranno certamente ritornare alla carica i membri più 'falchi' all’interno del Fomc”, ha dichiarato Vetrella, “che sosterranno il mantenimento della stretta monetaria della Fed (giustificandola con la forza dell’economia) in modo da evitare la ripresa delle pressioni inflazionistiche che sono risultate pari al +6,5% annuo nel mese di dicembre”.
Secondo Cox, al netto di reazioni emotive, “i dati positivi sull'economia Usa danno buone ragioni per guardare al futuro e possono ricordare agli investitori che un certo ottimismo è giustificato”.
E la recessione arriverà davvero negli Usa? Vetrella sostiene che questo sia uno scenario “molto improbabile”, mentre crescono le possibilità di un rallentamento graduale della crescita.
“La disoccupazione resta estremamente bassa al 3,5% nel mese di dicembre, mentre i tassi sono previsti in stabilizzazione a mano a mano che ci si avvicina al target terminale della Fed che il consensus prevede sia intorno al 5% o poco più”, ha argomentato lo strategist di IG Italia, “inoltre, le richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione sono scese di 6.000 unità a 186.000 (nella settimana del 21 gennaio) mentre gli ordini di beni durevoli a dicembre hanno registrato un aumento del +5,6% rispetto al mese precedente (attese per un +2,5%). Insomma, nulla fa credere che l’economia americana debba soffrire più di un modesto rallentamento della crescita”.
“In conclusione, i mercati azionari potrebbero continuare a rimanere in osservazione ancora per qualche mese in attesa di un sostenuto slancio al rialzo”, ha affermato Vetrella, “una volta che le pressioni inflazionistiche continueranno a mostrare un deciso rallentamento e le banche centrali stabilizzeranno il costo del denaro ad un livello non troppo deleterio per la crescita economica”.
L'interpretazione più pessimista
L'altra interpretazione su quanto potrebbe accadere è che il vero impatto dei rialzi dei tassi debba ancora farsi sentire, ma che arriverà, come affermato alcuni giorni fa dalla direttrice del Fmi, Kristalina Georgieva, per la quale un aumento della disoccupazione non può essere escluso nei prossimi mesi.
Alcuni economisti hanno messo in luce come i dati del confronto mensile indichino una perdita di slancio dell'economia americana: “Sia il rapporto sul Pil del quarto trimestre degli Stati Uniti che i dati sui beni durevoli di dicembre sono forti a livello headline, ma se si guarda un po' più da vicino è evidente il deterioramento della crescita”, ha scritto James Knightley, capo economista di ING, “se si considerano i dati del Pil del primo trimestre, lo slancio dei numeri non è dei migliori. Abbiamo registrato sei cali consecutivi dell'edilizia residenziale, tre cali consecutivi della produzione industriale, i grandi cali delle vendite al dettaglio di novembre e dicembre già menzionati e ora scopriamo che sia l'indice ISM manifatturiero che quello non manifatturiero sono in territorio di contrazione. Abbiamo bisogno di una rapida svolta per evitare che il Pil del primo trimestre diventi negativo”.
Anche per l'economista senior di Capital Economics, Andrew Hunter, i dati mensili sulla crescita sono “scoraggianti”, con la previsione che “l'impatto ritardato dell'aumento dei tassi d'interesse spingerà l'economia verso una moderata recessione nella prima metà dell'anno”.