Pil: Germania ristagna, Italia avanza. Come investire

La recessione tecnica, ovvero due trimestri consecutivi di contrazione del Pil, è stata evitata – ma gli analisti non sono particolarmente entusiasti sul risultato di Berlino
Fra le sorprese positive arrivate dai nuovi dati macroeconomici c'è anche l'Italia, il cui Pil è aumentato dello 0,5% sul precedente trimestre
Le probabilità di incorrere in una recessione, che la Bce a fine 2022 prevedeva a cavallo fra l'ultimo trimestre dello scorso anno e il primo del 2023, si sono ufficialmente affievolite con la pubblicazione dei dati sul Pil da parte di tutte le maggiori economie europee (Italia, Francia, Germania, Spagna). Le stime preliminari tuttavia, hanno deluso le attese sul Paese potenzialmente più vulnerabile ed economicamente più importante: la Germania, infatti, ha mostrato un Pil invariato rispetto al trimestre precedente, la cui contrazione è stata rivista al ribasso da -0,4 a -0,5%. Secondo un sondaggio degli economisti di Reuters il Pil tedesco sarebbe dovuto aumentare dello 0,2% su base trimestrale.
La recessione tecnica, ovvero due trimestri consecutivi di contrazione del Pil, è stata evitata – ma gli analisti non sono particolarmente entusiasti sul risultato di Berlino. A quanto riporta Destatis, l'ufficio nazionale di statistica tedesco, ad aver frenato il Pil nel primo trimestre sono stati i cali nei consumi interni e nella spesa pubblica, controbilanciati in positivo dall'andamento delle esportazioni. I consumi interni sono un indicatore interessante da monitorare in questa fase, in quanto possono mostrare in quale misura la stretta monetaria e l'inflazione abbiano spinto le famiglie a tirare la cinghia e spendere di meno. Secondo il ministro dell'Economia tedesco, Robert Habeck, "una ripresa graduale è in corso" e il Pil potrà accelerare dopo il primo trimestre.
La debolezza dell'economia tedesca in questa fase, nella quale ricorda il suo passato da “malata d'Europa”, potrebbe spingere alcuni dei componenti più “falchi” della Bce a moderare le proprie posizioni. “Crediamo che i deludenti dati soprattutto in Germania possano allentare le pressioni dei membri più falchi all’interno del Consiglio direttivo per aumenti consistenti del costo del denaro (50 punti base)”, ha dichiarato a We Wealth il chief market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich. “Tuttavia la lotta all’inflazione non è ancora terminata a causa della persistenza dell’inflazione core (esclusi energetici e alimentari) su livelli alti”, ha aggiunto, “riteniamo che la Bce possa propendere per un aumento dei tassi di interesse a breve di 25 punti base nel prossimo meeting di maggio, confermando la possibilità di ulteriori rialzi in caso di necessità”.
Italia, Pil superiore alle attese
Fra le sorprese positive arrivate dai nuovi dati macroeconomici c'è anche l'Italia, il cui Pil è aumentato dello 0,5% sul precedente trimestre (+1,8% annuo), con un contributo positivo sia della domanda interna sia di quella estera, ha fatto sapere l'Istat.
La variazione congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto sia nel comparto dell’industria, sia in quello dei servizi e di una stazionarietà dell’agricoltura, silvicoltura e pesca. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta. Nel quarto trimestre l'economia italiana aveva perso lo 0,1% sul periodo precedente, una lieve flessione che sembrerebbe già conclusa.
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I dati di Spagna e Francia, entrambi in crescita
Anche la Spagna, con un Pil in crescita dello 0,5% su base trimestrale ha battuto le attese degli analisti, anche se, ha ricordato Diodovich, “crescita per la Spagna è legato soprattutto all’export netto mentre la domanda interna è in calo”. Meno sorprese, per quanto riguarda il Pil francese, che ha segnato un +0,2% in linea con le previsioni. Piuttosto, dalla Francia sono arrivate stime poco incoraggianti sull'andamento dei prezzi: dopo un tasso d'inflazione al 5,7% a marzo, il dato è tornato al 5,9% ad aprile, sospinto dai rincari nell'energia e nei servizi. Infatti, il tasso annuo dei prodotti energetici è salito dal 4,9% di marzo al 7% di aprile, mentre l'inflazione dei serivizi è passata dal 2,9% al 3,2%.
In Spagna, nel frattempo, l'inflazione di aprile è tornata ad accelerare al 3,8% per via dei costi energetici, poco al di sotto delle previsioni del consenso degli economisti sondati da Bloomberg.