Ocse: l'Italia per crescere deve tagliare la spesa pensionistica

21.10.2021
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La spesa italiana per le pensioni è troppo alta. Questa circostanza ostacola la distribuzione di risorse pubbliche verso altri settori, quali istruzione e infrastrutture
L’Ocse ha presentato alla commissione Bilancio del Senato il Rapporto economico 2021 dedicato all’Italia
Per una crescita duratura all’Italia è richiesto di attuare riforme mirate che incidano positivamente sulla riduzione del cuneo fiscale
Presso la Commissione bilancio del Senato è stato presentato il report “Oecd Economic Surveys Italy”, recante il resoconto sull'andamento economico, attuale e atteso, per l'Italia.
Dai dati e dagli argomenti offerti alla Commissione da parte dei rappresentanti dell'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, è emerso che in Italia non può essere innescata una ripresa economia duratura se prima non si interviene, con riforme mirate, su ambiti cruciali per lo sviluppo dell'apparato economico-produttivo del Paese; dunque, se non si attuano manovre idonee ad incidere tanto sul fronte occupazionale quanto su quello della sostenibilità.
L'Ocse, infatti, avverte che la crescita prevista per l'Italia per quest'anno, pari al 6%, come pure quella stimata per il 2022, pari al 4,1%, per quanto positiva, potrebbe essere sinonimo solo di un rimbalzo temporaneo e dal respiro corto.
Raggiungere l'obiettivo di rilanciare l'economia ai livelli pre-Covid è essenziale per il Paese, ma non sufficiente. I livelli di crescita che caratterizzavano l'economia italiana prima della pandemia, infatti, ad avviso dell'organizzazione avente sede a Parigi, erano comunque troppo bassi.
In questi termini, occorre partire da una importante riduzione del cuneo fiscale, in quanto è tra i più alti dell'area Ocse (l'Italia si posiziona al quinto posto) e attuare serie politiche occupazionali, stante il fatto che il lavoro dipendente nel nostro Paese rappresenta il 57% della popolazione attiva rispetto al 67% del resto dei Paesi Ocse.
Queste circostanze sono, ad avviso dell'Ocse, indicative del fatto che senza una manovra virtuosa, che punti a ridurre il carico fiscale per i lavoratori, incentivi l'assunzione delle donne e favorisca la tax compliance dei contribuenti, una crescita stabile non è possibile.
Ma vi è di più. In Italia la spesa per la previdenza garantita al termine dell'attività lavorativa è, infatti, ai limiti della sostenibilità. Spendere troppo per le pensioni, come attualmente accade, significa sottrarre risorse pubbliche che potrebbero essere reinvestite in altri settori, per garantire nuove prospettive occupazionali ai giovani.
Raggiungere l'obiettivo di rilanciare l'economia ai livelli pre-Covid è essenziale per il Paese, ma non sufficiente. I livelli di crescita che caratterizzavano l'economia italiana prima della pandemia, infatti, ad avviso dell'organizzazione avente sede a Parigi, erano comunque troppo bassi.
In questi termini, occorre partire da una importante riduzione del cuneo fiscale, in quanto è tra i più alti dell'area Ocse (l'Italia si posiziona al quinto posto) e attuare serie politiche occupazionali, stante il fatto che il lavoro dipendente nel nostro Paese rappresenta il 57% della popolazione attiva rispetto al 67% del resto dei Paesi Ocse.
Queste circostanze sono, ad avviso dell'Ocse, indicative del fatto che senza una manovra virtuosa, che punti a ridurre il carico fiscale per i lavoratori, incentivi l'assunzione delle donne e favorisca la tax compliance dei contribuenti, una crescita stabile non è possibile.
Ma vi è di più. In Italia la spesa per la previdenza garantita al termine dell'attività lavorativa è, infatti, ai limiti della sostenibilità. Spendere troppo per le pensioni, come attualmente accade, significa sottrarre risorse pubbliche che potrebbero essere reinvestite in altri settori, per garantire nuove prospettive occupazionali ai giovani.
Se non si interviene in tempo, è questa la preoccupazione dell'Ocse, sulle politiche occupazionali e sui tagli alle spesa per le pensioni, si rischia di andare incontro ad uno scenario poco rassicurante, in cui l'Italia, sempre meno competitiva, dovrà fare i conti, da un lato, con la necessità, di mantenere economicamente la popolazione anziana in costante aumento e, dall'altro, di provvedere alla fascia di giovani disoccupati; che non trovano lavoro e non possono finanziare con il loro impiego le risorse pubbliche da destinare alle pensioni.