Metaverso: ciò che rende fisico e digitale un tutt’uno

Fabrizio Fornezza
Fabrizio Fornezza
23.8.2022
Tempo di lettura: 3'
Negli ultimi venti anni l'ambiente digitale è stato costruito come realtà separata e parallela. Oggi questo approccio è superato: soprattutto i Gen Z si proiettano in un mondo in cui tutto è connesso e scorre insieme. Ma il fronte dell'offerta è pronto a cogliere questa sfida?

La fisica quantistica ci ricorda che malgrado la nostra percezione ci mostri un mondo di oggetti e soggetti indipendenti e autonomi, noi viviamo in una sorta di “metaverso” nel quale ogni entità è già connessa alle altre e tutto si influenza reciprocamente. Non è quindi un caso che dopo aver vissuto la fase dello sviluppo digitale (diciamo negli ultimi 20 anni) come una costruzione di realtà “separata” e parallela, sia oggi iniziata la fase successiva, nella quale il digital si scioglie nel physical, diventando potenzialmente una sola rappresentazione del mondo.

 

Questa unità di prospettiva appartiene peraltro soprattutto alla Gen Z: che ha abbattuto il muro che divide realtà fisiche e digitali e che si aspetta – da Brand ed istituzioni in tutti i campi – quella integrazione che rende il mondo seamless, più semplice e auspicabilmente più a misura d’uomo.

Il termine metaverso da dove deriva?

 

La parola Metaverso sembra oggi un digital copyright, proprietà di qualche grande multinazionale del tech che ne dà talvolta una lettura in fondo anche un po’ limitante: social media, magari eCommerce, in realtà virtuali, con identità digitali ed avatar a rappresentarci. Ma appare utile a tutti noi riappropriarci in qualche misura di questo termine, perché il suo potenziale va ben oltre questa configurazione. Il prefisso “Meta”, in parole composte, ha il significato di “trasformazione”, “mutamento”, “superamento” (“al di là”). Le parole nelle quali lo impieghiamo, nel nostro linguaggio colto ma quotidiano, lo esprimono bene: metamorfosi, metafisica, meta-comunicazione.

 

 

Il potenziale del metaverso

 

Questo ci aiuta a identificare il potenziale reale del Metaverso. Che è la capacità di un sistema unico di relazioni fra soggetti umani, fra Brand e clienti, fra cittadini e istituzioni che superi gli steccati fisici della presenza “monocanale” (qui ed ora) e costruisca una realtà di connessione sociale in continuità, più semplice, coerente e più garantita.

 

Non è un caso che diversi “digital asset” che erano nati digitali per attività digitali (si pensi agli Nft), stanno lentamente ibridandosi diventando certificati digitali di asset reali (beni, servizi, fondi di investimento che siano) dando corpo alla compenetrazione dei mondi e a processi potenzialmente molto più semplici e garantiti per gli user. Gli sviluppi di integrazione sono solo all’inizio. Se l’obiettivo fosse quello di semplificare la vita di tutti noi, alle nuove tecnologie digitali spetterebbe un compito importante: quello di iniettare nuove e più efficienti soluzioni di cybersecurity nelle nostre attività quotidiane. La necessaria maggiore attenzione alla cybersecurity ha portato negli ultimi anni a peggiorare l’effort di un cittadino-consumatore interessato a una normale interazione sui canali fisici e su quelli digitali. La strong authentication sempre più diffusa ha portato nuove complessità da gestire. Davanti a noi c’è la sfida della semplicità sicura, di una integrazione di spazi sociali dove l’identificazione del singolo avvenga con immediatezza e sicurezza.

 

Il Metaverso richiede che si affronti nuove sfide per tutti i brand di quasi tutti i settori, ma in maniera accentuata per i brand di ogni settore del luxury (wealth management incluso). Le sfide sono tante e non ancora colte. Per farlo ci vogliono investimenti tecnologici, ma soprattutto investimenti in strategia. Bisogna identificare cosa serve alle persone e cosa costruisce un vantaggio competitivo di un sistema di offerta (pubblico o privato).

 

Il consiglio finale è quello di lasciare i Metaversi che rappresentano la riedizione in salsa tecnologica di “Second Life” ai rispettabilissimi appassionati del gaming e di ragionare su come la tecnologia e l’innovazione nei processi di relazione possa fornire reali e duraturi vantaggi a noi ed alle nostre società.

Opinione personale dell’autore
Il presente articolo costituisce e riflette un’opinione e una valutazione personale esclusiva del suo Autore; esso non sostituisce e non si può ritenere equiparabile in alcun modo a una consulenza professionale sul tema oggetto dell'articolo.
WeWealth esercita sugli articoli presenti sul Sito un controllo esclusivamente formale; pertanto, WeWealth non garantisce in alcun modo la loro veridicità e/o accuratezza, e non potrà in alcun modo essere ritenuta responsabile delle opinioni e/o dei contenuti espressi negli articoli dagli Autori e/o delle conseguenze che potrebbero derivare dall’osservare le indicazioni ivi rappresentate.
Sociologo, imprenditore, ricercatore sociale e di mercato. Laureato in Scienze Politiche e Sociali all’Università di Milano, è stato dg di GfK Eurisko e presidente di Eumetra. Da luglio del 2021 è partner di Research Dogma, un nuovo istituto di ricerca orientato a risolvere problemi per le organizzazioni, portando soluzioni più agili, specifiche e innovative, adatte ai nuovi contesti di competizione.

Cosa vorresti fare?