Mercati emergenti: il 2022 rischia di essere un altro flop?

Lorenzo Magnani
Lorenzo Magnani
22.11.2021
Tempo di lettura: 2'
Il 2022 per i mercati emergenti non si presente nei migliori dei modi. Ecco quali sono, secondo l'ultimo report Goldman Sachs, le prospettive asset class per asset class

Goldman Sachs ha pubblicato il report "EM Market Outlook 2022: Old-School Challenges and Early-Hiker Opportunities" con il quale ha presentato l'outlook 2022 per i mercati emergenti

A livello aggregato la banca si aspetta che l’indice l'MSCI EM fornisca un rendimento totale di circa l’11% nei prossimi 12 mesi

Dopo l'anno che doveva essere e che non è stato, i mercati emergenti appesantiti da sottoperfomance importanti si affacciano al 2022 con speranze, ma anche e soprattutto con paure. L'outlook di mercato non è infatti dei migliori: la crescita rallenterà con l'affievolirsi della spinta alla riapertura e l'inasprimento della politica monetaria, la Cina sta faticando parecchio e alcuni problemi familiari ai mercati emergenti come l'inflazione, l'eccesso di pressione fiscale e l'instabilità politica, sono tornati. A fare il punto sulle prospettive degli emergenti è l'ultimo report di Goldman Sachs.
Azionario: rendimenti più elevati, ma modesto sharpe ratio. Goldman Sachs prevede che nel 2022 persisterà un'ampia dispersione dei rendimenti delle azioni dei mercati emergenti, ma con un'importante rotazione che favorirà la Cina, il Messico e la Russia all'inizio dell'anno. A livello aggregato la banca si aspetta che l'indice l'MSCI EM fornisca un rendimento totale di circa l'11% nei prossimi 12 mesi, meglio del 10% dell'S&P 500 ma con uno Sharpe ratio – indice che rapporto il rendimento alla volatilità sopportata - più basso. Nel complesso, Goldman consiglia agli investitori globali esposizioni difensive verso il dollaro e esposizioni idiosincratiche, come l'Egitto o le banche che dovrebbero fare bene in uno scenario di "reflazione interna".

Credito sovrano: esportatori di petrolio per il rialzo. Gli spread del credito emergente sembrano sostanzialmente equi e non offrono molto valore: la maggior parte degli spread sono stretti e l'ampiezza a livello di indice è determinata da un numero crescente di emittenti sovrani in difficoltà di credito. Goldman rimane neutrale sia sull'investment grade che sull'high yield, preferendo in entrambe le categorie gli esportatori di petrolio e nell'high yield i paesi con traiettorie fiscali più solide. Ci aspettiamo che il tasso di insolvenza (circa il 2,9%) e l'emissione lorda (circa 130 miliardi di dollari) siano simili a quelli di quest'anno.

Valute emergenti: carry elevato e "beta" moderato. Tra le valute high yield, quelle preferite da Goldman Sachs sono: rublo russo, peso messicano e rupia indiana. La prima ha delle buone prospettive di apprezzamento, anche se non sono da sottovalutare i rischi politici. Un buon carry può essere poi guadagnato investendo in pesos messicane, finanziandosi con dollari australiani. Infine, qualora le dinamiche legate al petrolio stabilizzeranno, investire nella rupia indiana può essere una buona idea. Tra i paesi a basso rendimento, il baht thailandese può recuperare con il turismo globale. Infine Goldman raccomanda di rimanere lunghi in dollari di Singapore contro dollaro taiwanese e di vendere euro contro corona ceca e zloty, per via del  crescente divario politico tra Cee e Bce.
Laureato in Finanza e mercati Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, nella redazione di We Wealth scrive di mercati, con un occhio anche ai private market. Si occupa anche di pleasure asset, in particolare di orologi, vini e moto d’epoca.

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