Litio e non solo: conviene ancora investire nelle materie prime?

Le materie prime sono state protagoniste dell’ultimo biennio borsistico, con le interruzioni delle catene d’approvvigionamento prima, la guerra poi, che ne causato un aumento del prezzo. Anche quando sui mercati finanziari si è abbattuta la tempesta perfetta, che ha portato sia azioni che obbligazioni nel territorio dell’Orso. Quali sono state le più performanti? U.S Global Investor, come ogni anno, ha prodotto la consueta Tavola Periodica, una visualizzazione che restituisce i rendimenti negli ultimi dieci anni di ogni commodities.
Il 2022 delle materie prime
Dopo che il 2021 ha visto un'impressionante impennata dei prezzi delle materie prime in seguito alla riapertura del mondo dopo la pandemia, il 2022 ha portato un altro anno di rendimenti positivi per l'asset class, definiti da alti livelli di volatilità. L'ampio indice S&P Goldman Sachs Commodity Index (GSCI) ha registrato un'impennata del 52,1% nei primi cinque mesi del 2022, per poi rintracciare (pesantemente) – Stati Uniti hanno aumentato produzione petrolio e Russia e Ucraina hanno trovato un accordo sulle esportazioni di cereali e prodotti agricoli – per chiudere l’anno al 8,7%. L'ampio indice CRB ha chiuso il 2022 con un +19.53%, dopo aver registrato perfino un +48.84% nel corso dell’anno. Performance niente male sopratutto se confrontate con quasi il -20% dell'S&P 500.
Nessuno come il litio
Quanto al best performer, il protagonista indiscusso del 2022 è stato il litio. Dopo aver conquistato la vetta della classifica nel 2021 con un aumento dei prezzi del 442,8%, il litio ha mantenuto il primo posto nel 2022 con un aumento più modesto del 72,5%. La crescente spinta globale verso i veicoli elettrici ha contribuito in modo determinante all'aumento della domanda di litio e nichel, che è stato il secondo miglior prodotto nel 2022 con un aumento del prezzo del 43,1%. Poiché un numero sempre maggiore di Paesi si prefigge di eliminare gradualmente i veicoli a benzina e diesel, si prevede che la domanda di minerali chiave per le batterie, come il litio e il nichel, continuerà ad aumentare. A seguire, nella classifica dei rialzi, il succo d’arancia congelato +39.79%, il cui prezzo è stato sostenute dalle condizioni meteorologiche estreme e dalla malattia che ha colpito i raccolti della Florida (primo produttore nazionale statunitense). Fuori dal podio, in quarta posizione, infine, per il gas naturale americano con un +19.97%, grazie all’aumento della sua domanda e ai problemi che hanno colpito il Freeport LNG. Nella parte bassa della classifica si collocano invece il caffè (-26%), seguito dal cotone (-25.96%) ed dal rame (-14%).
Le previsioni del 2023
Cosa aspettarsi per il 2023? "Gli investitori dovranno affrontare l'incertezza macroeconomica, tra campanelli di recessioni, di una Fed che cerca di rallentare l'economia e della ripartenza della domanda cinese. Tutto questo con una forza del dollaro statunitense in calo. Per le materie prime si potrebbe trattare di un anno positivo, con la volatilità che rimarrà comunque la protagonista. Ago della bilancia sarà tuttavia la Cina: importante sarà capire se Pechino avrà necessità di materie prime per sostenere la sua economia" commenta Gabriel Debach, market analisty di eToro, che per We Wealth ha tracciato l'outlook per ciascuna delle principali materie prime.
Oro: tra i protagonisti del 2023 ci sarà molto probabilmente l’oro, il quale potrà beneficiare, oltre che del calo del dollaro, soprattutto del calo dei tassi reali. Inoltre vista la decisa domanda all’interno del settore dei gioielli, l’evoluzione asiatica con India e Cina in testa, rappresenta un importante volano nelle sue quotazioni. In aggiunta con i rischi di recessione alle porte gli investitori potrebbero trovare rifugio in una maggiore esposizione sul metallo. Da notare infine come la domanda di oro, in un solo anno, ha visto una decisa modifica della propria composizione. Al terzo trimestre 2021 a guidare la domanda del metallo era soprattutto il settore della fabbricazione di gioielleria con un peso del 56%, seguiva la domanda per investimento 25%, delle Banche Centrali 10% e tecnologia 9%. I dati nel terzo trimestre 2022 mostrano invece una decisa contrazione nei gioielli, la cui domanda è ora pari al 49%, così come per gli investimenti scesi al 10%. A guadagnare spazio soprattutto la richiesta delle Banche Centrali, diventata ora pari al 34% della domanda.
Argento: Dagli interruttori elettrici e dai pannelli solari ai catalizzatori per la produzione di sostanze chimiche, l'argento è un componente essenziale in molti settori. Le sue proprietà uniche lo rendono quasi impossibile da sostituire e i suoi usi abbracciano un'ampia gamma di applicazioni. Quasi tutti i computer, telefoni cellulari, automobili ed elettrodomestici contengono argento. L’argento tende ad avere un’alta correlazione con i prezzi dell’oro. Nonostante il suo maggiore utilizzo industriale, soprattutto nell’elettronica, la sua correlazione con l’oro lo rendono incline a seguirne prevalentemente i suoi movimenti, spesso ampliandone i valori.
Rame: i cali dei metalli industriali nel 2022, dal "dottor rame" all'alluminio, sono emblematici del rallentamento economico mondiale. L’uscita dalla politica Zero-Covid cinese ha tuttavia portato buon umore, sostenendo al rialzo le quotazioni del rame. Con i venti di una recessione che soffiano meno forti rispetto alle precedenti attese, la domanda del metallo potrebbe decisamente trovarne beneficio. Inoltre, al metallo viene in soccorso la crescita continua nei settori della domanda “verde”, rinnovabili e veicoli elettrici.
Petrolio: da una il rischio di rallentamento economico/recessione nelle principali economie occidentali spinge al ribasso la domanda e i prezzi del greggio, dall'altra tale pressione è calmierata dalla riapertura dell'economia cinese e dalla necessità americana di rinvigorire le proprie scorte strategiche (SPR), scese da inizio anno del 37% su minimi di 38 anni. A tutto questo si aggiunge poi l’incognita Russia, con le nuove sanzioni europee che entrano in vigore a febbraio. Risultato, possibili prezzi che resteranno alti per più tempo del previsto.
Gas: quello più a rischio è il gas europeo, con gli Stati Uniti che hanno sopperito alla minore fornitura di gas russo con l’offerta GNL, raddoppiando le vendite in UE, con una quota del 44% sul totale di acquisti nei primi nove mesi del 2022. Le attuali decise correzioni, grazie soprattutto ad un clima più mite, non offrono basi solide per scongiurare possibili nuove pressioni al rialzo. A questo si aggiungono gli scandali in Qatar e la possibilità di evitare la recessione, scenario che aumenterebbe la domanda energetica. Insomma i rischi di nuovi rialzi e di elevata volatilità sono tutt'altro che trascurabili.