L'Italia e gli altri: uno sguardo europeo sull'evoluzione dei mercati

Alberto Battaglia
20.10.2021
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L'Italia è in una posizione di metà classifica secondo l'ultimo rapporto Amfe sui mercati europei, ecco cosa significa

L'Italia spicca per offerta di fondi Eltif, ma è indietro in termini di supporto all'innovazione fintech e per le startup

Un po' a sorpresa, poi, emerge che il contributo del risparmio delle famiglie italiane ai mercati dei capitali è il sesto più elevato in Europa

Lo sguardo ricorda quello di una “pagella”, rappresentativa del grado di evoluzione del mercato dei capitali in ciascun Paese europeo. In questo casellario ci sono fattori come la “capacità delle società di raccogliere capitali sui mercati pubblici” o la “disponibilità di risparmi degli investitori retail a sostegno del finanziamento del mercato dei capitali”. E, alla fine dei conti, l'Italia risulta 15esima in Europa per evoluzione del mercato dei capitali, in risalita dalla 18esima posizione (per la cronaca, al primo posto rimane il Regno Unito). E' l'esercizio di analisi compiuto dall'Associazione per i mercati finanziari in Europa (Amfe) nel suo ultimo rapporto “European Capital Markets – a turning point?”.

Il dato complessivo, però, è forse meno interessante rispetto ad alcune singole componenti di questa “pagella”. Si scopre, ad esempio, che l'Italia è il primo Paese in Europa per offerta di fondi Eltif, prodotti finanziari di lungo periodo per sostenere il finanziamento delle piccole e medie imprese europee non quotate. Con un totale di 26 strumenti distribuiti a livello locale, l'Italia è al primo posto, seguita dalla Francia con 19 strumenti e dalla Spagna con 14.

Nel primo semestre 2021, inoltre, l'Italia ha incrementato in modo significativo le emissioni di prodotti Esg a 7,5 miliardi di euro, che sono state pari al 24,8% delle emissioni totali nel periodo (contro una media Ue del 19,6%). Nel dettaglio, le emissioni di green bond  hanno dominato la categoria Esg in Italia, avendo rappresentato il 67% delle emissioni Esg totali nel primo semestre 2021, in rialzo rispetto al 52% del 2020.

E, fra le note dolenti, si apprende che il nostro Paese continua a perdere terreno rispetto ad altri paesi dell'Ue nell'incentivazione dello sviluppo di un ecosistema fintech, in parte a causa della mancanza di una "sandbox regolamentare". Quest'ultima consentirebbe alle imprese di sperimentare nuovi modelli di business o prodotti finanziari rispetto al contesto normativo locale, e a causa della mancanza di investimenti in imprese fintech locali.

Il ruolo del risparmio delle famiglie


La crescente liquidità sui conti correnti italiani guadagna spesso l'attenzione dell'industria del risparmio e della stampa. Questo bacino di ricchezza potrebbe, infatti, diventare una potenziale risorsa per l'economia (oltre che di potenziale guadagno per i gestori e per le stesse famiglie). Eppure, una prospettiva di respiro europeo mostra come la posizione italiana non sia particolarmente estrema. Secondo la graduatoria dell'Amfe, l'Italia è sesta in Europa in termini di disponibilità di risparmi degli investitori retail a sostegno del finanziamento del mercato dei capitali, davanti a Paesi come Francia e Germania.

L'indicatore deriva dal valore degli asset finanziari detenuti dalle famiglie in rapporto al Pil (esclusi il cash, i depositi bancari e strumenti non quotati) e il risultato è visibile nel grafico in basso. Ciò non toglie il fatto che in Italia rimane, in assoluto, un notevole bacino di attività finanziarie ancora non investite, ma ferme sui conti: 1.799 miliardi di euro a settembre 2021.



Anche se la pandemia ha incoraggiato un'ulteriore accumulazione di risparmio sui depositi bancari, l'incremento percentuale osservato in Italia è stato più contenuto rispetto a quello di gran parte degli altri Paesi europei, fra cui Francia, Regno Unito, Olanda e Svezia. In generale, “le famiglie dei Paesi con un sistema di fondi e pensioni più sviluppato hanno investito in misura maggiore i loro risparmi freschi in strumenti dei mercati dei capitali e hanno diversificato le loro allocazioni di portafoglio con l'uso di una più ampia gamma di strumenti”, si legge nel rapporto, “i Paesi in cui gli investitori al dettaglio hanno un accesso limitato ai mercati dei capitali, invece, hanno prevalentemente investito i loro risparmi freschi in depositi a basso rendimento”. Quest'ultimo è, in particolare, il caso di Paesi come Lituania, Lettonia, Romania ed Estonia. L'Italia, al contrario, ha avuto un incremento dei depositi bancari sostanzialmente nella media europea, senza particolari anomalie nel periodo segnato dal Covid-19.
Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

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